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"La quindicenne bruciata perchè diceva No", di Cristina Comencini

La ragazza di Cosenza, così giovane come il ragazzo che l’ha ammazzata, è morta perché era una donna, non per amore né per passione, come spesso viene scritto. Fabiana era una giovane donna che voleva decidere di non continuare una relazione, forse la prima della sua vita, voleva essere libera.
Ci si deve attrezzare a livello legale per punire questi reati e per prevenirli, ma non riusciremo a entrare fino in fondo nel nodo che si stringe a poco a poco tra un uomo e una donna, di qualsiasi età, ceto sociale o provenienza geografica, prima dell’uccisione, se non afferriamo il dato culturale profondo, la novità terribile che si nasconde dietro ognuno di questi delitti. Questa realtà riguarda prima di tutto gli uomini, i ragazzi, la loro formazione, la loro sessualità, in un mondo in cui la posizione e i sentimenti delle donne cambiano rapidamente e sono, per la prima volta nella storia, espressi, raccontati, vissuti.
Lasciare un uomo si può dire oggi, ma in molti casi non si può ancora fare. Questo è il velo che dobbiamo sollevare per capire: la fantasia di possedere la donna amata, non è solo di chi arriva al gesto estremo di cancellarla, ha radici millenarie, è iscritta nel nostro modo di desiderarci. Per questo sono gli uomini normali, i ragazzi che mai potrebbero uccidere, che devono sentirsi in causa per primi. Ridefinire se stessi, il proprio desiderio di fronte a un essere diverso, che dice quello che prova liberamente, con un corpo che non concede per sempre, ma che vuole desiderare il loro per scelta, è il grande compito degli uomini del nostro tempo.
Questa riflessione non è veramente mai cominciata per paura. È la stessa paura di affrontare il dolore dell’abbandono di una donna, di vederla nella sua differenza, vitalità, invecchiamento, la paura di perdere la certezza della sua presenza accanto a te. La sessualità degli uomini deve trasformarsi di fronte alla nuova libertà delle donne, è una grande occasione, non è una perdita anche se come ogni cosa nuova fa paura. Gli uomini devono capire il legame tra violenza e desiderio del corpo femminile, capire perché il soldato in guerra stupra la donna nemica prima di ucciderla. E devono essere cresciuti i ragazzi in un modo nuovo dalle donne che sono le loro madri. Lasciare che gli uomini divengano tali, staccandosi dall’idea della disponibilità materna totale, dall’idea possibile di una subalternità femminile che accetta tutto perché non vede nel figlio mai l’adulto.
La subalternità femminile è lo specchio della violenza sulle donne, il nostro sguardo abbassato di chi non vuole vedere il pericolo e stringe l’altro nell’abbraccio che sembra riparare ogni offesa, cancellare ogni minaccia. Questa è la portata della questione: l’evoluzione del modo profondo in cui ci guardiamo, ci desideriamo, facciamo l’amore, cresciamo i figli.

La Repubblica 27.05.13