attualità, partito democratico, politica italiana

"Epifani: tornare sui territori Renzi: l’astensione fa paura", di Simone Collini

Assemblee in tutte le regioni per discu- tere con simpatizzanti, militanti, elettori, delusi. E c’è anche l’ipotesi di coinvolgere gli iscritti al partito nel percorso che dovrebbe portare all’approvazione delle riforme istituzionali. Al quartier generale del Pd si studiano con attenzione i dati delle amministrative. Il gruppo dirigente canta vittoria, anche se il dato dell’astensionismo preoccupa e l’analisi dei flussi elettorali conferma che il successo praticamente ovunque è dovuto in gran parte a un crollo delle altre forze politiche. Per questo al Nazareno ci si prepara all’avvio della campagna congressuale con uno spirito diverso rispetto a qual- che giorno fa, però si iniziano a studiare anche le misure per recuperare il voto degli astenuti. Del resto, se Epifani osserva che il flop di Grillo è dovuto al fatto che «gli elettori gli avevano concesso la possibilità di cambiare e invece si è ritirato sull’Aventino», mentre la scelta del Pd di «assumersi la responsabilità di dare con il governo una funzione di ser- vizio verso i problemi del Paese» è stata «premiata», Matteo Renzi ironizza sì sul Movimento 5 Stelle che «doveva dimezzare il numero dei parlamentari e invece ha dimezzato i propri voti», però al di là della soddisfazione per la vittoria in tanti Comuni «anche roccaforti leghiste del Veneto» (sottolineatura non casuale visto che a vincere lì la sfida sono stati candidati renziani), il sindaco di Firenze dice: «Bisogna essere seri, un sacco di gente non è andata a votare e l’astensionismo fa paura. Siamo contenti dei risultati ma occhio che si devono recuperare gli astenuti». Un aspetto che non sfugge neanche a Epifani, che parlando dei ballottagi dice al Tg3: «Basta le nostre discussioni qui a Roma, torniamo nei territori, sosteniamo i nostri candidati a sindaco, andiamo in mezzo alle persone, perché questo vuole il nostro elettorato e il nostro popolo». Epifani domani incontrerà i segreta- ri regionali del Pd per pianificare la strategia in vista delle sfide del 9 e 10 giugno ma anche per preparare la Direzione di martedì prossimo, in cui verrà presentata la nuova segreteria e saranno discussi gli adempimenti congressuali. Il leader del Pd intende però organizzare prima di quell’assise una serie di incontri sul territorio per spiegare le ultime mosse, per rilanciare un partito che ha attraversato e tuttora attraversa una fase molto difficile ma che adesso ha l’occasione per ripartire. E le parole d’ordine sono: territori e ampio coinvolgimento di iscritti ed elettori.
Epifani, incontrando il gruppo dei deputati Pd, non chiude neanche all’ipotesi avanzata in più di un intervento di far pronunciare la base del partito nel percorso delle riforme istituzionali (Beppe Fioroni ha proposto un referendum tra gli iscritti). «La volontà del Pd di attuare cambiamenti alla Costituzione viene da lontano, non dobbiamo avere paura», è il messaggio lanciato all’assemblea del gruppo (che invece boccia l’ipotesi di apportare poche modifiche al Porcellum).

Coinvolgere la base, spiegare agli elettori il perché delle scelte compiute negli ultimi tempi è il modo migliore per ripartire, viene spiegato al Nazareno. E spiegare è anche quello che inten- de ora fare Pier Luigi Bersani, come spiega parlando a Ballarò. «Penso che potrò ancora dare una mano se riuscirò a far capire bene quello che è stato fat- to», dice l’ex segretario, che di fronte ai risultati del primo turno amministrativo ribadisce quello che già aveva detto nelle scorse settimane: «I Cinquestelle? Hanno perso un’occasione, non hanno capito che era un’occasione di cambiamento». Ora il flop del M5S è solo una conferma, per l’ex segretario Pd. Che fa notare come «una smacchiatina» al «giaguaro» Berlusconi alla fine è stata data (al governo c’è Letta e il Pdl ha avuto un risultato deludente) e dice del crollo di Grillo a questa tornata elettorale: «Così impara a capire il rapporto tra governo e cambiamento. Prima era troppo difficile da capire, purtroppo per l’Italia».

Ora c’è un governo guidato da Enrico Letta, ma sostenuto insieme al Pdl. Per Epifani la scelta è stata «premiata» dagli elettori. Una lettura analoga a quella che fa in queste ore il capo del governo. Ma nel Pd non tutti la pensano allo stesso modo. Dice Pippo Civati, che conferma la sua candidatura al congresso: «Ha vinto Marino che, come me, era scettico sul governo Pd-Pdl. È molto vicino a Rodotà e a quell’area politica che non è certo quella di Letta».

Questo argomento sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni e probabilmente accompagnerà l’avvio della campagna congressuale. Una campagna che non è escluso veda la partecipazione attiva anche di Renzi. Il sindaco di Firenze, alla domanda del Tg1 se intenda candidarsi, non risponde con un no ma con questa frase: «Prima delle poltrone ci sono le idee». Quelle che lui ha scritto nel libro “Oltre la rottamazione”, che ora presenterà in giro per l’Italia (domattina è a Roma, domani sera a Firenze). Quanto alla teoria che questo voto amministrativo rafforzi l’esecutivo, Renzi risponde: «Il governo sarà forte se farà le cose, se è un governo che chiacchiera e vivacchia trascinerà l’Italia in basso».

L’Unità 29.05.13