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Epifani avverte il Cav «Basta ricatti a Letta», di Simone Collini

Il timore è che questo sia un modo per preparare il terreno, in caso arrivino a fine mese sentenze a lui sfavorevoli su Mediaset, Ruby e Mondadori. Ecco perché Guglielmo Epifani dice a Silvio Berlusconi di stare «attento a non mettere in crisi il governo per le sue ragioni personali». Il segretario del Pd teme che le ultime uscite del leader del Pdl sul governo e sulla necessità che il premier Enrico Letta sfidi Angela Merkel sul tema dell’austerità siano puramente finalizzate a porre le premesse per uno strappo qualora negli ultimi dieci giorni di giugno Corte costituzionale e Corte di cassazione esprimano due condanne penali e l’obbligo di pagare oltre 500 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti. «Saranno i fatti a dimostrare le vere intenzioni di Berlusconi», dice ora Epifani aggiungendo che l’ex premier «in passato ha spesso anteposto le sue esigenze a quelle del Paese». Il segretario del Pd non vuole lasciare il leader del Pdl libero di muoversi mettendo a repentaglio la tenuta del governo: «Il Paese ha bisogno di una fase costruttiva, di impegno al servizio del Paese e bisognerebbe lasciare il tempo alle riforme». Tempo che non ci sarebbe se il leader del Pdl dovesse ritenere più con- veniente per lui ripetere quanto già fatto col governo Monti, quando da un giorno all’altro tolse il sostegno all’esecutivo e rese inevitabili le urne anticipate.

Nel Pd si mette in conto l’ipotesi che Berlusconi, di fronte a delle condanne, possa seguire la tentazione di andare a nuove elezioni, contando sul Porcellum ancora in vigore e su sondaggi che danno il Pdl in crescita. E quindi ora Epifani da un lato lancia moniti finalizzati a scoprire il gioco di Berlusconi, dall’altro confida sul fatto che lunedì sera l’ex premier dovrà fare i conti con un risultato delle amministrative che vale molto più di tanti sondaggi. «Se vinceremo le elezioni risaliremo e il centrodestra abbasserà un po’ le penne. Il Pdl si è innervosito perché se anche stando insieme al governo noi vinciamo le amministrative e loro no, significa che la gente ha capito il nostro senso di responsabilità nel sostenere l’attuale governo».

Un buon risultato elettorale può consigliare a Berlusconi di non tirare la corda, ma un atteggiamento che crei fibrillazioni al governo pur non arrivando a uno strappo sarebbe comunque negativo. L’uscita dell’ex premier sul «braccio di ferro» che Letta dovrebbe ingaggiare con Merkel viene giudicata strumentale perché totalmente infondata. Per più motivi. Perché, come dice Epifani, quando Berlusconi era a capo del governo «il braccio di ferro lo ha perso»: «Lo ha firmato Berlusconi il patto per il pareggio di bilancio nel 2013, mentre altri Paesi lo hanno ottenuto per due anni dopo». Perché la minaccia di uscire dall’Euro è palesemente irrealistica. E poi perché Letta ha dato prova in più modi di voler lavorare per aprire in Europa una nuova fase, nella quale il rigore non sia fine a se stesso e si avviino invece serie politiche per lo sviluppo.

Del resto anche a Palazzo Chigi, pur evitando di commentare direttamente l’uscita di Berlusconi su Merkel e sul rapporto da instaurare con la Germania, si ricorda che fin dal discorso di insediamento Letta ha sottolineato che «di sola austerità l’Europa muore» e che appena incassata la fiducia è volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco. Anche per questo le mosse di Berlusconi vengono guardate con attenzione, nonostante Letta dica di non temere per la tenuta del governo in caso sopraggiungano «eventi esterni»: «Io penso che sbagli chi pensa che la durata governo dipenda dagli esiti dei processi Berlusconi perché i ministri stan- no lavorando tutti di buona lena», è la linea.

Letta è insomma convinto che di fronte ai risultati ottenuti dall’esecutivo nessuno proverà ad aprire una crisi. Sul fronte europeo il premier si muove per favorire politiche per lo sviluppo, senza andare al muro contro sollecitato da Berlusconi con la Germania (considerata fondamentale per disegnare un nuovo panorama comunitario) ma coinvolgendola insieme a Francia e Spagna nella definizione di proposte comuni sul lavoro in vista del prossimo Consiglio europeo (ci sarà un vertice il 14 a Roma). E anche sul fronte interno Letta sta lavorando per concentrare sull’occupazione più risorse economiche possibili, puntando ad arrivare all’appuntamento di Bruxelles con un provvedimento già approvato in Consiglio dei ministri per la defiscalizzazione e la decontribuzione per le imprese che assumono giovani. Questione di cui il premier ha parlato ieri con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e con il Ragioniere generale Daniele Franco, con i quali ha anche ragionato su un decreto da presentare entro luglio per «rimodulare» l’Imu. Dice il titolare del Tesoro riferendosi all’uscita di Berlusconi: «Molti degli euroscettici hanno avuto il loro tempo per fare un braccio di ferro con Angela Merkel. Si vede che non ci sono riusciti».

L’Unità 08.06.13

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