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"Tasse, scontro nel governo. Replica Alfano-Franceschini", da unita.it

Prima l’ultimatum di Angelino Alfano, poi un fuoco di fila di dichiarazioni di esponenti Pdl che sempre più esplicitamente minacciano la vita del governo, cui replicano altrettanti esponenti Pd. Fino alla nota del ministro Dario Franceschini che ricorda al segretario pidiellino che lanciare diktat contro il governo significa «lanciarli contro se stesso», visto il ruolo di primo piano ricoperto nell’esecutivo dallo stesso Alfano.

Torna a scaldarsi il clima sull’Iva, con il primo palese scontro tra ministri dei due principali partiti, mentre si avvicina la scadenza di mercoledì 26, giorno in cui è fissato il Consiglio dei Ministri che dovrà prendere una decisione sull’aumento di un punto che – senza interventi – scatterebbe il 1 luglio. Ma Enrico Letta con i suoi collaboratori resta fiducioso che un’intesa si troverà, anche perchè in caso contrario «si va a sbattere». «Dovremo trovare un punto di mediazione – ragionano dallo staff del premier – altrimenti ognuno si dovrà assumere le sue responsabilità. L’imbuto si sta stringendo, o troviamo una convergenza o si va a sbattere». Del resto, ricordano da palazzo Chigi, che questo fosse un governo di mediazione dovrebbe essere chiaro a tutti: «Non è nè il governo del Pd nè quello del Pdl, e dunque nessuno può pensare di attuare il proprio programma elettorale. Tutti devono sapere che devono rinunciare a qualcosa».

E tutti devono sapere che ciascuna forza politica della maggioranza si porta il suo peso di responsabilità: il messaggio lanciato da Dario Franceschini, in una nota di cui è stato ovviamente informato anche Letta, è chiarissimo. «Siamo arrivati alla perfezione di ‘diktat’ al governo pronunciati da esponenti che del governo fanno parte. Evidentemente lanciano ultimatum a se stessi», nota il ministro per i rapporti con il Parlamento leggendo le parole del collega Alfano. Che peraltro, fanno notare uomini vicini al ministro, «non è che quando si discute delle coperture e delle difficoltà di trovare una soluzione sia in un’altra stanza…». Da palazzo Chigi usano toni più soft, riconoscono che Alfano «ha anche il ruolo di segretario del partito e in un week end elettorale è comprensibile che alzi la voce». Insomma, per lo staff di Letta «le fibrillazioni per ora rientrano nella fisiologia di un governo composto da forze politiche così distanti». Tanto più «quando arriva il momento di chiudere su un provedimento». Ovviamente, «il problema vero nascerebbe se non si trovasse un’intesa». Che Letta continua ad auspicare e a ricercare: «È nostro interesse adottare provvedimenti che oltre a dare respiro al Paese diano anche respiro a tutte le forze che ci sostengono», spiegano da palazzo Chigi. Dunque tutte le opzioni sono ancora in campo, con il rinvio di tre mesi che in molti considerano scontato, verificando ancora se ci sia la possibilità di arrivare fino a sei mesi.

Ma al tempo stesso bisogna ricordare i vincoli in cui ci si muove: «Nel discorso programmatico Letta è stato chiarissimo, i vincoli europei non si toccano, e dunque nel 2013 i saldi restano invariati». Tradotto, per ogni intervento che comporti spese, «bisogna trovare le coperture. E le si trovano solo in due modi: o tagliando altre spese, o aumentando altre tasse». Un modo per rispondere alla litania di comunicati targati Pdl che tuonavano contro nuove tasse, ad esempio l’aumento delle accise o la Robin Tax per le Pmi nel ‘Dl Farè. Perchè Letta una certezza ce l’ha: «L’idea che questo governo possa sforare il 3% è assurda. Se qualcuno chiede di farlo, sappia che non saremo certo noi il governo che lo farà».

L’Unità 22.06.13