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“Emergenza alfabetica”, di Maurizio Tiriticco

La recente pubblicazione del rapporto OCSE PIAAC, realizzato in Italia dall’ISFOL circa i livelli di alfabetizzazione della popolazione del nostro Paese – gli adulti tra i 16 e i 65 anni, tra cui anche i laureati – mi ha veramente preoccupato. Occupiamo soltanto il 23esimo posto!!! E menomale che la ricerca ha riguardato solo 26 Paesi e non tutti i 34 che fanno parte dell’Ocse! Altrimenti, dove ci saremmo collocati? E’ anche vero che nel nostro Paese, in fatto di scuola, non si investe come si dovrebbe. Ci troviamo al penultimo posto (31esimo su 32 paesi) per la spesa destinata all’istruzione con il 9% del totale degli investimenti pubblici, contro una media Ocse del 13%. L’allarme è alto! Ed per questo che ieri ho scritto una preoccupata lettera a Tullio De Mauro che trascrivo:

“Caro Tullio! A volte ho paura di vedere nero perché i vecchi sono sempre laudatores temporis acti, ma non è così! Proprio in coincidenza con la Giornata mondiale dell’insegnante l’Ocse pubblica quei dati disastrosi relativi alla nostra montante incompetenza alfabetica. Ho ascoltato le tue sconsolate dichiarazioni al GR24 e allora ho pensato che non sono io, vecchio, a vedere nero, ma sono veramente i tempi di oggi quelli infausti! Ricordo gi anni Sessanta e Settanta, la tua Storia del ’63, le grandi battaglie per una nuova scuola dell’obbligo inclusiva e produttiva, la lezzzione di Don Milani e poi quelle 150 ore che videro migliaia di operai tornare sui banchi per riprendersi il tempo perduto! E che sapevano quanto valesse la cultura! Tu operavi sul fronte della ricerca, io su quello della alfabetizzazione degli adulti, e non solo, l’Mcc, l’Mce, l’Unla, i centri culturali in Calabria e la scuola di tutti i giorni. E l’Italia cresceva e i nostri cittadini imparavano! E c’era pure una buona Tv e il maestro Manzi! Ma poi??? Con questo nuovo Millennio, atteso e per certi versi temuto… il millenarismo è sempre in agguato… Che cosa è successo? Gli “analfabeti” – ma forse le virgolette sono di troppo – sono in pauroso aumento! Non si vendono libri e molte librerie stanno chiudendo! La Carrozza i suoi cavalli tenta di farli trottare, ma… ce la farà??? Ce la faremo a uscire da questo tunnel? Dobbiamo investire di più sulla cultura e sul nostro SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE! Chiamiamola EMERGENZA ALFABETICA! Dammi/dacci lumi! Ricominciamo da zero! Purtroppo non da tre! Un abbraccio forte forte! Maurizio”.

Dal rapporto emerge anche che i nostri laureati non sono all’altezza di tanti altri laureati Ocse in fatto di saper leggere e scrivere! E i diplomati si trovano al di sotto dei giovani Ocse che hanno superato l’obbligo di istruzione. Viene da chiederci: che ha fatto la nostra scuola negli ultimi anni? E che cosa sta facendo adesso? Il problema è politico! Occorre operare delle scelte e anche presto! Sia il Ministro Carrozza che il Presidente Letta sono pienamente consapevoli che occorre partire subito e guardare anche lontano! Sappiamo tutti che una inversione di rotta che destini ex abrupto miliardi sul capitolo dell’istruzione è oggi impossibile! I numeri sono quelli che sono! Il tutto e subito è solo uno slogan, e di slogan non abbiamo affatto bisogno!

Occorre dare, però, dei segnali, e dei segnali che contino! Un solo esempio! E’ opportuno insistere con le prove Invalsi? Il corpo della nostra scuola è malato! Lo sappiamo e lo sapevamo anche prima che fossero pubblicati i risultati dell’Ocse! E anche prima che le prove Invalsi cominciassero ad “abbattersi” sulle scuole senza nessun annuncio, fatto salvo quell’articolo 3 della legge 53/03. E senza alcuna informazione/formazione delle istituzioni scolastiche e degli insegnanti sul perché, sul quando e sul come della operazione, dei suoi contenuti, delle sue modalità, delle sue finalità. Non sarebbe più opportuno tentare di sanare l’abisso che corre tra una rilevazione “alta” – ammesso che lo sia – in materia di valutazione e le concrete annose e ripetitive procedure valutative che si adottano nelle nostre istituzioni scolastiche? Dove ancora ci si gingilla non solo con una valutazione decimale fatta di più, di meno, di meno meno, alla quale le scuole stesse sembrano non credere fino in fondo, quando decidono di non usare i primi tre o quattro voti (anche con delibere collegiali contra legem) e di andare molto cauti con i voti alti! Dove ancora si adotta scorrettamente lo stesso criterio del voto decimale sia come esito della misurazione di una prestazione che come valutazione complessiva del progresso/crescita di un alunno!

Quei milioni spesi per affliggere le scuole e per provocare maldestre operazioni di cheating non potremmo spenderli per rilanciare una seria “cultura della valutazione”, quella che avevamo imboccata tanti anni fa e poi abbandonata dopo le infauste “gride”… morattiane? La cancellazione del concetto e della pratica del curricolo e l’adozione dei piani di studio personalizzati hanno interrotto un percorso virtuoso e hanno cominciato a gettare nello sconforto e nello sbaraglio scuole e insegnanti! Solo la politica del cacciavite di Fiorini ha cercato di porre qualche rimedio! E poi sono venuti i tagli della Gelmimi e la bonomia di Profumo… Insomma, difficoltà su difficoltà! E in tale precaria situazione come si può pretendere di continuare a spendere milioni per sapere “come sta” il nostro Sistema Educativo di Istruzione? Lo sappiamo come sta! E’ inutile continuare a chiamare dottori, quando abbiamo bisogno di medicine! E subito!

E la migliore medicina è quella di… insegnare a valutare! Sic! Che implica anche insegnare a insegnare in modo diverso! Nella scuola militante eccezioni ce ne sono e lo so! Ma la pratica della terna lezione/interrogazione/voto è ancora largamente diffusa! Ed è inutile scrivere sui documenti del riordino dei cicli che bisogna adottare una “didattica laboratoriale”! Se non si comincia a incrinare, e veramente, quella pratica che ha origini lontane: la legge Casati… e la riforma Gentile… mai messe in seria discussione! La cattedra, la classe d’età e la campanella sono i pilastri della scuola di sempre, di eri, di oggi… e anche di domani? Mah! Però esiste la Finlandia… ma è così lontana…

Quell’articolo 16 del dl 104/13, con opportuni accorgimenti in sede attuativa (si veda il previsto dm di cui al comma 2), può segnare un primo avvio. E un fermo delle prove Invalsi può essere un secondo segnale. Per non dire anche del contratto di lavoro che dopo anni si dovrebbe cominciare a discutere! In vista anche di una Conferenza della scuola che ho invocata in un altro mio scritto! Un governo può durare anche e soprattutto per quello che fa, non per un occulto disegno del destino! Se si guadagnano le medaglie sul campo, la strada di una meritevole durata è imboccata!

Dobbiamo avere fiducia?

da http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=16651