attualità, politica italiana

“I disperati che bussano alle porte dell’Europa”, di Eugenio Scalfari

Se si volesse raccontare in dettaglio ciò che è avvenuto in Italia e in Europa, bisognerebbe scrivere un libro. Segnalerò quindi i fatti principali cercando di darne un’interpretazione in linguaggio “Twitter”. Sono stati i seguenti.
1. Il tema dell’immigrazione con altri cinquanta morti l’altro ieri e la vergognosa situazione dei centri di accoglienza, ormai sotto gli occhi di tutti, facendo vivere gli immigrati in condizioni addirittura peggiori dei carcerati.
2. Grillo e Casaleggio stanno considerando l’ipotesi di chiedere l’impeachment (cioè il deferimento alla Corte costituzionale) di Giorgio Napolitano, reo di avere chiesto al Parlamento lo sfoltimento delle carceri votando vari provvedimenti per alleggerire la popolazione carceraria ed anche tra di essi l’indulto e l’amnistia.
3. Il presidente francese Hollande in un’intervista a “Nouvel Observateur” da noi pubblicata venerdì, ha sollecitato una nuova politica europea e un’Europa che punti non solo ad una crescita robusta e duratura e al lavoro per le giovani generazioni, ma anche una comune politica estera, una comune difesa e una comune gestione dell’immigrazione. Si tratta d’un capovolgimento radicale della storia di Francia e dell’Europa. Finora la Francia si distingueva per il suo nazionalismo. Hollande lo attacca giudicandolo ormai del tutto fuori tempo e indicando come obiettivo un’Europa federale, senza la quale i singoli paesi del continente diventerebbero politicamente ed economicamente irrilevanti.
Le prossime elezioni europee invieranno a Strasburgo purtroppo una robusta pattuglia di euroscettici che hanno in animo di chiedere l’uscita dall’euro e il ritorno alle monete locali.
4. Le polemiche e la confusione all’interno del Pdl sono in aumento con ripercussioni negative sul governo Letta.
5. Le recenti emissioni dei nostri titoli di Stato avvenute ieri per l’ammontare di alcuni miliardi di euro hanno realizzato una forte domanda e un marcato ribasso dei rendimenti sia per le scadenze a cinque e a quindici anni sia per i Bot a sei mesi. Le Borse sono da varie settimane al rialzo e lo “spread” sta toccando i suoi minimi storici. Questo andamento dei mercati dipende in parte dalla congiuntura europea ed in parte da quella americana.
Alcuni di questi fatti sono positivi, altri negativi. Essenziale è l’essere consapevoli di quanto sta accadendo e di comportarsi di conseguenza.
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Comincerò da Grillo e dagli attacchi (che non provengono da lui soltanto) contro il Presidente della Repubblica. L’impeachment è previsto per il reato di tradimento o complotto contro la Costituzione. Lo si presenta in Parlamento e se è accolto con voto positivo viene trasmesso alla Corte che si trasforma in Corte di giustizia e giudica il Capo dello Stato sospendendolo dai suoi poteri e trasferendoli al presidente del Senato in attesa della sentenza.
Nel caso specifico Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio alle Camere che rientra nei suoi poteri costituzionali, segnalando l’indecenza dell’affollamento carcerario, ricordando che la Corte di Strasburgo sta da tempo esaminando il problema ed emetterà la sua sentenza nei prossimi mesi, e proponendo alcune misure urgenti: depenalizzazioni di reati minori, maggiore uso dell’arresto domiciliare e di altre pene alternative, eventuale indulto e amnistia per reati minori, riforme della giustizia penale e civile per affrettare l’esito dei processi.
Chiedere l’impeachment per il contenuto di un messaggio alle Camere è una motivazione che finora non era mai stata usata e che supera i limiti dell’assurdo. Chi la usa dimostra l’ignoranza dell’architettura costituzionale e perfino del semplice buonsenso. Il fatto che sia stato votato da un quarto degli elettori il personaggio che si propone di inoltrare la richiesta di impeachment è un segnale grave; nella storia d’Italia ne abbiamo viste anche di peggio ma nell’Italia repubblicana il livello di questa seduzione alla più vacua e pericolosa demagogia non era mai arrivato a questo punto.
Mi domando fino a quando i parlamentari delle 5Stelle possano accettare d’essere i burattini nella mano d’un burattinaio che vuole perpetuare la galera senza alcuna clemenza e vuole anche mantenere a tutti i costi la legge Bossi-Fini, aggravata dai regolamenti attuativi dell’allora ministro dell’Interno, Maroni, sul reato di clandestinità. Grillo non è più un comico ma una persona affetta da quel disturbo mentale che antepone il suo potere dispotico ad ogni altra considerazione. Purtroppo non è il solo.
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L’immigrazione è un fenomeno al tempo stesso facile da capire e molto difficile da governare. Chi è senza lavoro nel proprio paese, emigra. Gli italiani per circa un secolo sono stati un popolo di emigranti in Europa, nelle America del Nord e del Sud, in Australia. Ma per affrontare il rischio della morte la povertà e la mancanza di lavoro non bastano, ci vuole qualche cosa di peggio; ci vuole la schiavitù, la ferocia su deboli, le torture e la morte.
Quelli che dalla costa della Libia e da altre del Medio Oriente affollano barconi che somigliano a zattere a stento galleggianti, fuggono dalla morte certa e sfidano quella probabile. Quindi occorre ampliare il diritto d’asilo e fare accordi con i paesi di provenienza affinché il respingimento non faccia ritornare gli immigrati a quella schiavitù e quell’inferno per sfuggire ai quali avevano affrontato rischi quasi mortali.
Questo deve fare l’Italia e questo deve assolutamente fare l’Europa. Il reato di clandestinità è inaccettabile e va cancellato, come l’altro ieri ha ricordato sulle nostre pagine Gianluigi Pellegrino. Regolare i flussi di accesso è un problema che può essere gestito, incriminare gli immigrati e chi li aiuta in mare aperto è una situazione che va totalmente abolita.
Nel frattempo i centri d’accoglienza non possono esser lasciati nella condizione di lazzaretti. Vanno aperti in tutta Europa e quelli esistenti in Italia debbono comunque essere ristrutturati in modi completamente diversi dagli attuali. Ci sono anche fabbricati demaniali da utilizzare, alberghi da affittare, prefabbricati da preparare. Il governo ha il dovere di intervenire in Italia e in Europa con tutta la forza di cui dispone. Forse non è una politica popolare e Grillo e la Lega infatti si sono schierati contro. Ma queste loro posizioni sono semmai la controprova di quanto sia necessaria ed urgente la giusta
gestione della politica di accoglienza.
C’è anche chi coinvolge su questo terreno Giorgio Napolitano. È diventato un vezzo, non solo dei populisti ma anche di persone in apparenza preparate e responsabili nella forma ma in realtà faziose nella sostanza. Un vezzo inaccettabile quando le motivazioni sono vaghe o inesistenti del tutto e servono solo a costruire movimentini e partitini richiesti dalla vanità e dal bisogno si apparire sui media compiacenti.
Anche di questo è bene essere consapevoli.
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Un tema di notevole anzi notevolissima importanza è la legge elettorale. Un altro è la riforma del finanziamento dei partiti. Sono entrambi argomenti di attinenza del Parlamento ma, specie nel secondo, il governo ha un suo disegno di legge da difendere e, se necessario, da trasformare in decreto.
Ebbene, questa necessità c’è e da tempo la segnaliamo. Si trattava di fissare la soglia dei finanziamenti privati. Pare che l’accordo tra i due partiti di governo sia stato raggiunto, ma se così non fosse, il presidente del Consiglio presenti il decreto alle Camere e chi è contrario lo manifesti. Non si può più oltre attendere mentre i grillini chiamano tutti gli altri con la parola ladri. Ce ne sono dovunque, di ladri, e perfino Grillo è stato processato e condannato. Quando si urla “ladri tutti” si fa un segnalato favore a quanti lo sono sul serio. La demagogia è questo; non semplifica ma falsifica e bisogna averlo ben presente.
Il tema della legge elettorale è altrettanto importante e urgente. L’accordo che si profila è quello d’una proporzionale con piccoli collegi e un ipotetico premio di maggioranza per chi raggiunge il 40 per cento dei voti. L’altra ipotesi è quella proposta da Violante che prevede un impianto proporzionale al primo turno e un ballottaggio tra i primi due arrivati al secondo. A me pare che questo sia il migliore connubio che tiene insieme la rappresentanza di tutte le forze politiche che superino una ragionevole soglia, ma mantenendo quel tanto di bipolarismo che rende più stabile la governabilità.
I tre partiti maggiori avrebbero convenienza a convergere su questo progetto. E in particolare l’avrebbe il Movimento 5 Stelle che può aspirare ad entrare nel ballottaggio mentre è oggettivamente sfavorito dalla proporzionale basata sui collegi. L’urgenza è comunque evidente poiché il governo non è affatto al riparo da rischi improvvisi, con un Grillo sempre più scatenato e un Berlusconi ben lontano
Il “Foglio” da alcuni giorni dedica molto spazio a Papa Francesco, facendo intervenire sulle sue pagine teologi o presunti tali che analizzano le novità “scandalose” del nuovo Pontefice e le resistenze che possono dividere la Chiesa fino all’ipotesi di uno scisma.
Il Papa, secondo il “Foglio” e i suoi collaboratori, starebbe frantumando l’unità della Chiesa, la sua dottrina, la sua tradizione, col solo intento di accreditarsi nell’opinione di chi crede in una vaga e fragile trascendenza e di chi non crede affatto.
Non ho la sensazione che questa vera e propria campagna di stampa abbia molta presa, ma comunque merita d’essere segnalata perché inconsueta. Finora i Papi e la Chiesa venivano attaccati dalle correnti dell’anticlericalismo, cioè da parte di una sinistra estrema, oppure della massoneria. Non era invece mai accaduto che un giornale che vuole essere l’espressione intelligente e colta della destra, o meglio del berlusconismo, si cimentasse con una teologia da strapazzo su un tema molto complesso come la politica religiosa di cambiamento voluta da Papa Francesco e in corso di attuazione.
Poiché la mia conversazione con il Papa è il testo che fornisce ai tradizionalisti del “Foglio” il grosso degli argomenti, non sarò certo io – laico e non credente – a intervenire in polemica con loro. Mi limito soltanto a segnalare una situazione di palese e obiettiva evidenza: la Chiesa dei credenti ha immenso bisogno di rinnovarsi e di superare il fossato che la contrappone alla cultura moderna e la isola soprattutto nei paesi dell’Occidente dove finora aveva il suo maggior radicamento religioso e culturale. Papa Francesco adempie al compito che Papa Giovanni aveva affidato al Vaticano II e il Concilio aveva trasmesso ai suoi successori.
Il dialogo tra una Chiesa aperta al cambiamento e il pensiero laico è nei fatti sul piano teologico, filosofico, culturale, sociale. Ciascuna delle parti cerca punti di incontro mantenendo quelli di scontro e di diversità. L’obiettivo comune ed esplicitamente dichiarato è quello di contenere l’egoismo crescente rilanciando l’amore per gli altri e la visione del bene comune.
Ci sono due punti nella predicazione di Gesù che stanno alla base di questo dialogo e lo fondano sulla necessaria sintonia, senza la quale ogni dialogo sarebbe impossibile: «Ama il prossimo come te stesso » e «Date a Cesare quel che è di Cesare». Per i credenti vale anche la seconda parte: «Date a Dio quel che è di Dio». Per i non credenti ciò che non è di Cesare va riservato all’individuo e alla sua coscienza che risponde a se stessa e si riconosce nel trinomio di libertà, eguaglianza, fraternità.
Chi ha valori diversi da questo non possiede la sintonia necessaria per dialogare né con la religione né con una opinione laica, liberale, democratica.
Per quanto mi riguarda è tutto. Il cambiamento è auspicabile nella fase di passaggio d’epoca che stiamo vivendo.

La Repubblica 13.10.13

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