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Errani: “Ci hanno ascoltato. Quelle sforbiciate erano insostenibili”, di Francesca Schianchi

«Sono state accolte le nostre motivazioni, è stato capito quanto sono fondate». Non ci saranno i temuti 2,6 miliardi di tagli alla sanità di cui si era vociferato: il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, risponde al telefono contento dalla buona notizia, che «ci consente di sperare per il futuro».

Se l`aspettava, presidente?

«Diciamo che erano giorni che ci lavoravo… Il fatto è che si parte da due elementi oggettivi. Il primo è che l`Italia, come dice l`Ocse, con una alta o medio-alta qualità del sistema sanitario, è quella che spende meno, è agli ultimi posti dei Paesi Ocse come spesa».

Il secondo elemento oggettivo?

«Come certificano la Corte dei conti e la Ragioneria dello Stato, in questi ultimi armi la sanità è stata il comparto che ha ridotto il tendenziale in maniera più significativa: oltre trenta miliardi. Abbiamo spiegato che non ci sono le condizioni per ulteriori tagli».

E il governo vi ha dato ascolto…

«Certo, questo risultato è frutto di un lavoro positivo di ascolto».

Ora si tratta di lavorare al Patto per la salute: quali sono i tempi?

«Il tavolo è già aperto. E` un lavoro impegnativo e complesso, ma ci arriveremo presto. Dobbiamo lavorare per garantire appropriatezza del servizio e riorganizzazione della spesa, avendo chiaro che stiamo parlando di un diritto fondamentale dei cittadini e di un comparto che dà lavoro e fa economia. Dobbiamo passare da un`idea ragionieristica a un`idea qualitativa della sanità».

Questo va spiegato a regioni che finora non hanno brillato nella gestione della sanità…

«Questo vale per tutti. La spesa sanitaria non può essere assistenziale, ma bisogna anche uscire da luoghi comuni e generalizzazioni astratte».

Quanto pensa che potrete tagliare con una riorganizzazione della spesa?

«Uno dei nostri grandi problemi ancora da affrontare è il tema degli investimenti, perché la sanità è ricerca e innovazione. Se vogliamo costruire un sistema sanitario che non rimanga indietro, dobbiamo investire. E` giusto chiudere gli ospedali con pochi posti letto e poche specialità, ma allora bisogna mettere servizi sul territorio. E` un processo che va costruito: in alcune realtà ci si arriverà in molti anni, in altre in meno, ma questa è la proiezione».

Si parla comunque di tagli alle regioni…

«Valuteremo e lavoreremo per trovare le soluzioni. Ma il dato importante ora è che non ci siano tagli alla sanità».

La Stampa 16.10.13