attualità

“Quella credibilità persa agli occhi del mondo”, di Timothy Garton Ash

Lunedì gli uffici statali a Washington sono rimasti chiusi per celebrare il Columbus Day. Peccato che in gran parte fossero comunque chiusi per lo shutdown. Come tutti sanno si presume che Cristoforo Colombo, al servizio della corona spagnola, abbia “scoperto” l’America rivelandone le potenzialità alla curiosità del mondo. Ho trascorso l’estate negli Stati Uniti osservando sempre più allarmato il Paese dar prova di un autolesionismo tale che, se riscontrato in un adolescente, porterebbe gli amici a chiamare un medico.
LA CONCLUSIONE che traggo è questa: l’America dovrebbe comportarsi come un Colombo alla rovescia. Al mondo non interessa più scoprire l’America, ma l’America ha urgente bisogno di scoprire come il mondo la vede. Dall’esterno infatti si osserva che il potere americano subisce un’erosione più rapida del previsto — mentre i politici a Washington incrociano le corna come cervi in lotta.
I notiziari Usa seguono ogni balzo e ogni guizzo di questa battaglia, quasi fossero l’equivalente politico delle cronache sportive non stop. Solo ogni tanto il resto del mondo viene alla ribalta: ad esempio in occasione dei vertici annuali della Banca Mondiale e del Fmi — proprio a Washington — quando i leader dei due organismi, Jim Yong Kim e Christine Lagarde, prospettano disastrose conseguenze, il tutto liquidato in poche righe. O quando lo shutdown e il muro contro muro sull’innalzamento del tetto del debito fanno cancellare al presidente Obama la visita in Asia, disertando il vertice Apec di Bali e permettendo al presidente Xi Jinping di affermare la leadership cinese nella regione («l’Asia-Pacifico non può prosperare senza la Cina »).
Per un assaggio più diretto delle notizie dal mondo basta scorrere col telecomando. Trovo Al Jazeera, la Cctv cinese e la russa Rt.
I reporter spesso parlano in perfetto accento americano e a volte si tratta di giornalisti professionisti provenienti dalle reti americane in ridimensionamento, assunti per dare credibilità a questi canali: il responsabile dell’ufficio di Washington della Cctv ad esempio è Jim Spellman, ex Cnn.
Da queste emittenti il calo di livello di Washington emerge più netto. Il sito web della Rt, la televisione russa finanziata dallo Stato, cita un editoriale dell’agenzia di stampa cinese Xinhuache, alla luce della crisi, sostiene l’opportunità di «porre diverse basi a sostegno di un mondo deamericanizzato ».
Ovviamente queste reti rappresentano Stati non democratici e non i loro popoli. E vi chiederete: ma chi diavolo guarda la Cctvo la Rt?
E chi le prende sul serio? In Europa e in Nord America la risposta è ancora “non molti” e “non tanto”. Ma in Africa, America Latina e parte dell’Asia, queste reti fornite di ampie risorse economiche sguadagnano influenza.
Le percezioni sono anche reali, non solo nel campo del soft power.
Come ripete George Soros, questo vale anche per i mercati finanziari. Da notare: gli Usa a maggio di quest’anno hanno superato il tetto del debito fissato a 16.699 mila miliardi di dollari (secondo le stime della Banca Mondiale il Pil 2012 ammonta a 15.685 mila miliardi di dollari). Da maggio, per pagare i conti e rifinanziare il debito, il governo federale usa le cosiddette “misure straordinarie”. E queste, stando al Segretario al Tesoro Jack Lew, saranno esaurite oggi (
giovedì 17 ottobre).
Qualche giorno fa ha riferito che gli interessi sui bond a breve termine erano quasi triplicati in appena sette giorni. E la scorsa settimana Fidelity, la maggiore società americana di gestione di fondi, ha venduto tutti i suoi bond Usa a breve termine. Una precauzione temporanea, si capisce. Ma se gli Stati Uniti continuano così — tra un anno, tra dieci — la fiducia dei consumatori perderà smalto.
Persino la massima espressione dell’hard power, l’intervento militare, tiene in conto il fattore percezione. Il Vietnam ha appena detto addio al suo eroe di guerra, il generale Vo Nguyen Giap, cui si attribuisce il merito di aver cacciato sia la Francia che gli Usa. In realtà l’offensiva Tet del 1968 fu un fallimento sotto il profilo militare: i Viet Cong furono respinti con enormi perdite, ma Giap fu fondamentale nel portare l’opinione pubblica americana a condannare la guerra. Analogamente non esiste una verità obiettiva riguardo ai conflitti in Afghanistan e in Iraq; ma agli occhi di gran parte del mondo la vittoria non è andata alle forze armate Usa.
Nel momento in cui scrivo pare che i cervi in lotta al Senato e alla Camera si scostino in extremis dal ciglio del burrone. Ma hanno già causato un grosso danno. Politicamente, agli occhi del mondo, la “piena fiducia e credito” nei confronti degli Usa si sono ulteriormente deteriorati.
Gli americani devono sapere cosa si pensa di loro all’estero. Chi ne è consapevole, già visita la versione americana del Guardian online. L’International New York Times ora dà spazio a contributi internazionali, benché rivolti all’élite politica, imprenditoriale e culturale mondiale. Ma chi provvede agli americani in patria, meno cosmopoliti e non elitari?
Mentre lascio gli Stati Uniti, vorrei invitare qualche miliardario americano interessato al bene comune a creare una rete tv e Internet che trasmetta a un ampio pubblico l’immagine che il mondo ha degli Usa. In Gran Bretagna per esprimere incredulità verso qualcosa che stupisce ed è ridicola, come quel che succede oggi a Washington, si esclama: “Cristoforo Colombo!”. Ecco, sarebbe un bel nome per la nuova rete.
(www. timothygartonash. com Traduzione Emilia Benghi)

La Repubblica 17.10.13