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Lettera dei parlamentari modenesi Pd sulle riforme costituzionali

Mercoledì 23 ottobre, in Senato prende avvio la seconda fase di deliberazioni (a tre mesi da quelle precedenti) sulla legge costituzionale che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali. Nel tardo pomeriggio di martedì 22 ottobre il comitato “Modena per la Costituzione” terrà un presidio informativo sul voto per la riforma costituzionale. I parlamentari modenesi del Pd, in concomitanza con questi due appuntamenti, hanno deciso di scrivere una lettera aperta a cittadini ed elettori, prendendo le mosse anche da quanto già reso noto nei giorni scorsi sui quotidiani nazionali. Eccone il testo:

Cari amici,
sentiamo il bisogno e il dovere di precisare la posizione di noi parlamentari Pd in relazione al dibattito sulle riforme costituzionali. Crediamo che, in questo momento, sia reale il rischio che il Paese – e quindi il Parlamento – si divida secondo uno schema sbagliato e pericoloso: da una parte chi ama e difende la Costituzione e, dall’altra, chi, volendola aggiornare, per ciò stesso non la ama e non la vuole difendere. La nostra Carta Costituzionale ha necessità di essere aggiornata nella seconda parte proprio per poter essere attuata nella prima parte, quella dei principi, dispiegando appieno le sue molte potenzialità ancora inespresse. La Costituzione va cambiata per poter ridurre il numero dei parlamentari, per poter modificare il bicameralismo paritario, che non funziona e che non ha eguali nelle moderne democrazie, per riformarne il Titolo V, che regola i rapporti tra centro e periferia. Si tratta di tre grandi temi non più rinviabili, rispetto ai quali – come ha recentemente sostenuto il presidente Letta – “non c’è nessuno dei grandi principi costituzionali che vengono toccati e messi in discussione e in crisi”. Temi inderogabili, soprattutto alla luce degli insuccessi precedenti. Ecco perché è stata derogata la norma di revisione costituzionale, cioè l’art. 138, rispetto ai tempi, ma non certo rispetto alle garanzie in essa contenuta: la sua essenza – la sede parlamentare della revisione e la piena tutela delle minoranze – non è stata indebolita, ma anzi rafforzata. La crisi economica e sociale che stiamo attraversando scatena forze e pulsioni antisistema, la demagogia populista da una parte e la diffidenza radicata verso una “carta comunista” dall’altra. Gli attacchi alla Costituzione si susseguono, molto più efficaci quando seminano discredito strisciante verso le Istituzioni e il sistema della politica, che, pure, in questi anni, troppo poco ha fatto per cambiare se stessa e riallacciare un rapporto di fiducia con i cittadini. Il Pd ha scelto la via di una riforma moderata e ponderata della Costituzione, nell’intento di conferire nuova energia e nuova credibilità al sistema istituzionale e, per questa via, a tutto il sistema politico. A questo si collega la ugualmente necessaria, anche se non è materia costituzionale, riforma della legge elettorale, già incardinata al Senato. La centralità della nostra Costituzione rimane immutata. I principi fondamentali che contiene non vengono stravolti. Nessuna tentazione autoritaria o decisionista. Semplicemente la necessità, per questa strada, di realizzare in pieno lo spirito stesso della Costituzione. Senza riforma, viceversa, saranno l’antipolitica e il populismo a conquistare terreno, potendo dimostrare che la politica è incapace di riformare se stessa. Sarebbe un colpo mortale alla nostra Costituzione. Siamo dalla stessa parte, le riforme ci devono avvicinare, non dividere. Anzi l’invito per tutti è quello di far sentire la propria voce all’interno del dibattito che si accenderà nei prossimi mesi. Le forme di confronto sono molte e tutte devono essere praticate, a partire dall’analisi dei risultati della consultazione pubblica sulle riforme costituzionali avviata dal Governo e recentemente conclusasi.

Cordialmente

Davide Baruffi, Carlo Galli, Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca, Giuditta Pini, Matteo Richetti, Stefano Vaccari