ambiente, attualità

“Solo il 10% ha già chiesto il contributo”, da La Gazzetta di Modena

Se le imprese che sono rimaste “in vita” lottano contro la morsa dell’infinita burocrazia, altre non ce l’hanno fatta e sono cadute sotto il peso delle conseguenze del terremoto. Non è casuale che, delle 142 cessazioni di impresa denunciate presso la Camera di Commercio, 135 arrivino dall’area del sisma. Il settore che ha accusato maggiormente il colpo è quello manifatturiero (cuore pulsante della nostra economia), dove si è registrato il 70,4% delle chiusure. A seguire le piccole imprese artigiane (da sempre le più “deboli”): il 60,7%, infatti è scomparso. Di fatto, il tasso di mortalità aziendale nell’area del cratere sismico è quasi il doppio di quello regionale: si parla di una percentuale pari all’1,4%, contro lo 0,8% relativo a tutta la regione Emilia Romagna. Parliamo di un’area ad alta intensità produttiva. Nella Bassa Modenese, infatti, trovano sede circa 10mila imprese. Basti pensare che solo a Mirandola, sede insieme a Medolla del distretto biomedicale, conta 2500 imprese. Sono 1200 circa invece a San Felice. Mentre la “piccola” Cavezzo ne conta 820 e Concordia quasi mille. I problemi ancora aperti sono tanti. Primo tra tutti il rapporto con i finanziamenti. Si registra, infatti, un crollo dell’erogazione del credito da parte delle banche, che oscilla tra il 20 e il 25 per cento. Senza contare che i committenti hanno allungato notevolmente i tempi previsti per il saldo delle fatture. (f.b.)
di Felicia Buonomo Solo il 10% delle aziende del cratere sismico ha presentato le domande al sistema Sfige, la procedura telematica con la quale le imprese danneggiate dal sisma richiedono i contributi per la ricostruzione. Il dato è sintomatico di una difficoltà diffusa tra il mondo economico che abita quella Bassa Modenese alle prese con il difficile compito della ricostruzione. Un sistema che ha subito danni pari a quasi 6 miliardi di euro: 2,7 miliardi di danni diretti e 3,7 miliardi di mancato valore aggiunto. Non a caso la scadenza, inizialmente fissata al 31 dicembre di quest’anno, per presentare le domande è stata prorogata al 31 dicembre dell’anno prossimo. Uno sguardo ai dati ufficiali (aggiornati al 10 ottobre di quest’anno) aiuterà a capire la portata del fenomeno. Le domande presentate sono 455, delle quali 320 per il settore produttivo e 63 per il commercio. Sono 12 i milioni di euro effettivamente erogati a metà ottobre; mentre i decreti di erogazione firmati sono in tutto 194 (va precisato che in diversi casi una sola impresa ha presentato più domande). Ma a colpire è il confronto tra i dati effettivi e le stime fatte dal sistema produttivo colpito dal sisma. Se solo 455 imprese, sulle 4mila danneggiate (secondo le stime), hanno presentato domanda di contributo, significa che è riuscita a superare lo “scoglio” della burocrazia sottesa alle procedure solo il 10%. Difficile puntare il dito contro qualcuno, ma i numeri parlano da sé. Ed è evidente che le erogazioni vanno a rilento. Basti pensare che, a fronte delle 2757 domande al Mude (quelle presentate dai privati), uno dei più importanti istituti di credito nell’area, al 10 ottobre rilevava disposizioni di pagamento per 172 pratiche, corrispondenti a 7,4 milioni di euro. Poi c’è il bando Inail, per la messa in sicurezza delle aziende (quelle che non hanno subito danni diretti, ma devono adeguarsi alle nuove normative anti-sismiche). Su questo fronte le domande sono state 482, per un importo di 17,8 milioni di euro. Ma anche qui i problemi non mancano. Una prima vittoria c’è stata con l’abbassamento dell’importo minimo dei lavori da 30mila euro (che di fatto escludeva tutte le piccole imprese) a 4mila euro. Ma rimane aperto il fronte relativo alla non applicabilità del provvedimento anche alle imprese senza dipendenti, ad oggi escluse. E poi uno sguardo all’intervento che ha riguardato nuovi investimenti innovativi in macchinari, impianti e immobili (il POR Fesr Asse II): a fronte di 1200 domande presentate, quelle accettate sembrano essere state appena 900. Senza contare i ritardi nella concessione dei titoli edilizia, indispensabili per ottenere l’approvazione delle domande Sfinge e Mude. Le imprese parlano di tempo che vanno dai 4 ai 6 mesi; tempi che lasciano le richieste da parte delle aziende in sospeso per mesi.

La Gazzetta di Modena 02.11.13