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“Il governo percorre una via stretta”, di Paolo Baroni

E anche la Trise alla fine va in soffitta. Con l’emendamento annunciato ieri in Senato finisce la girandola delle nuove tasse su casa e dintorni che tanto hanno inquietato i contribuenti, e fatto urlare il partito del giù-le-tasse, e che fino ad ora non avevano però mai visto la luce. L’ultima arrivata, quella definitiva, salvo sorprese dell’ultima ora, si chiamerà Iuc, ovvero «Imposta comunale unica». E come le precedenti avrà una componente patrimoniale, l’equivalente per intenderci della vecchia Imu (che però, come sappiamo, non si paga più sulle prime case se non quelle di lusso); quindi incorporerà la tassa sullo smaltimento dei rifiuti (Tari) e quella sui servizi indivisibili (la Tasi). La novità qual è, allora? Che rispetto alla Trise la «Iuc» non sarà così «cattiva» come ipotizzato in un primo momento dai tecnici del Tesoro. Perché, e questo è il dato nuovo emerso ieri, dopo l’ennesima giornata di batti e ribatti governo-maggioranza, le compensazioni destinate ai Comuni verranno aumentate del 50% passando da un miliardo di euro a un miliardo e mezzo.

E quindi i Comuni potranno limitare un poco, ma a dire il vero nemmeno tanto, le loro pretese. E tanto per mettere le cose in chiaro si è anche deciso che la somma della componente patrimoniale e della Tasi non potrà superare l’aliquota massima della vecchia Imu (10,6 per mille).

A conti fatti ben 1 milione e 800 mila famiglie, all’incirca il 10% del totale, verranno esentati. Mentre tutti gli altri godranno di un piccolo sconto, in media all’incirca 25 euro a nucleo famigliare. In pratica, come effetti, si ritorna al «peso» dell’Imu del 2012 e forse anche un briciolo in meno.

Nell’emendamento che verrà inserito nella legge di stabilità, su cui oggi già si dovrebbe votare la fiducia, è scritto esplicitamente che il mezzo miliardo di maggiori stanziamenti viene vincolato all’introduzione di detrazioni per alleggerire la componente servizi, quella che potenzialmente presentava i maggiori rischi di gravare sulle fasce più deboli della popolazione, perché in origine non prevedeva né detrazioni di base e nemmeno sconti per i figli a carico. In quale entità verranno applicate le detrazioni saranno i Comuni a stabilirlo. Ma è stato deciso che a beneficiarne siano innanzitutto le case abitate da una persona sola, single o pensionato, quelle degli emigranti, o gli immobili utilizzati per pochi mesi come le case di vacanza.

Si poteva fare di più? Nelle condizioni attuali forse no: fino a quando non si metterà davvero mano ai tagli alla spesa i margini di manovra per ridurre davvero le tasse, tutte le tasse, sono davvero ristrettissimi per non dire inesistenti, come conferma il poco che si è combinato su un’altra questione rilevante, il taglio del cuneo fiscale. E comunque già mettere la parola fine a questo balletto infinito, dando una certezza ai contribuenti, è importante.

Ovviamente quando si parla di tasse non tutti sono contenti. Mentre è molto facile cavalcare l’insofferenza e l’insoddisfazione dei contribuenti ormai stremati dal peso del Fisco. Confedilizia è «delusa», mentre Renato Brunetta (Forza Italia) parla di «imbroglio, l’ennesimo», perché «l’impianto non cambia». A suo parere anche la nuova «Iuc» «è una patrimoniale: una stangata da 10 miliardi per 25,8 milioni di contribuenti». Dal Nuovo centrodestra, invece, Maurizio Sacconi la pensa in tutt’altro modo: il testo originario «è stato migliorato significativamente», sostiene.

In questo clima da campagna elettorale permanente il muro contro muro è destinato a durare. Con lo scontro che potrebbe deflagrare già stasera quando Forza Italia al momento di votare annuncerà il suo passaggio all’opposizione al grido di governo-sanguisuga.

La Stampa 26.11.13