attualità, politica italiana

“L’ultima occasione”, di Ezio Mauro

Eppur si muove. Sulla soglia della dichiarazione d’impotenza, paralizzato dall’attesa della Consulta, il sistema politico affronta finalmente in extremis il nodo del Porcellum che imprigiona insieme cittadini, partiti, Parlamento e istituzioni. Palazzo Chigi sta dialogando con Renzi e Alfano per una doppia mossa: una sola Camera e una drastica riforma elettorale con il doppio turno di collegio. Se il dialogo andrà avanti, se la soluzione verrà timbrata da chi vincerà le primarie del Pd domenica, Letta potrebbe avanzare la proposta nel discorso in Parlamento già mercoledì.
Da giorni sosteniamo che dopo lo strappo con Berlusconi il governo dovrebbe mettere la sua maggioranza a disposizione del Parlamento come superficie utile e sufficiente per far prendere il largo alla riforma elettorale, disponibile a convergenze da destra e da sinistra: ma a patto di arrivare a un risultato chiaro e netto in tempi certi, abbandonando impropri scenari di ridisegno costituzionale.
Questo può essere il punto d’inizio di una nuova stagione per il Pd e anche per il governo, se il governo saprà dimostrare di svolgere un servizio al sistema, facendo buon uso della libertà ritrovata dai veti e dai ricatti personali di Silvio Berlusconi che hanno imprigionato il Paese troppo a lungo. Il dopocristo deve pur cominciare.

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“La Corte costituzionale accelera ora il Porcellum è in bilico Grasso: cresce la rabbia anti partiti”, di LIANA MILELLA

Cambia il vento sul Porcellum. Il vento della Consulta che, dalla quasi certezza del rinvio, passa alla voglia di decidere, e decidere subito, anche oggi. Dalle 9 e 30 in poi, quando inizia il conclave dei 15 alti giudici. Ma contro la legge elettorale oggi in vigore soffia forte anche la politica. Il suo grande nemico, l’avvocato Aldo Bozzi, nell’udienza pubblica della mattina alla Corte, l’ha definita fonte di un voto «non libero e incostituzionale ». Ed ecco che nel pomeriggio il presidente del Senato Pietro Grasso rompe gli indugi. Dice pubblicamente quello che va meditando da giorni. Se a palazzo Madama «dovesse andare avanti lo stallo, non esisterò un attimo a sostenere il trasferimento di questo tema alla Camera». Non solo: parole molto dure contro i partiti che «non sentono la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro i partiti medesimi». Di sicuro è la rabbia che avverte Letta, tant’è che rivolge un appello a Forza Italia perché, pur non appoggiando il governo, continui il percorso delle riforme, e sulle riforme annuncia che saranno «il cuore» del suo discorso dell’11 dicembre per la fiducia. «Non possiamo permetterci di non farle» dice Letta. Anzi «dobbiamo farle». Certo, contro Letta soffia il vento di Renzi che in una battuta sintetizza la faccenda: «In attesa che la Corte decida, ci diamo una mossa noi?». Ma la novità di ieri è che proprio alla Corte costituzionale cambia l’aria. Dopo la relazione dell’ex presidente Antitrust Giuseppe Tesauro, nell’udienza pubblica — dove non c’è un avvocato “difensore” del Porcellum — irrompe il fronte contrario degli eredi del liberale Bozzi. Ecco Aldo, e Giuseppe, con Claudio Tani e Felice Besostri. Argomentazioni a favore dell’ammissibilità e della cancellazione del Porcellum. Fanno breccia? Un fatto è certo, man mano che passano le ore, “Radio corte” fa capire che si va attenuando la voglia di non decidere, di rinviare, di concedere un altro lasso di
tempo alla politica. Saranno le pressioni che, inevitabilmente, arrivano nel palazzo, quel quasi pretendere il rinvio come un fatto dovuto.
No, questo la Consulta non può concederlo abdicando alla sua capacità giuridica di scelta. Ecco che il presidente Gaetano Silvestri, costituzionalista di Messina sicuramente non amico del Porcellum, per la seconda volta usa la parola «decidere» a proposito della legge. L’aveva fatto tre giorni fa in una lectio magistralis, lo ripete ieri sera quando comunica che oggi «si deciderà» sul Porcellum. Non è un mistero che Silvestri giudichi negativamente la legge che si rifiuta di chiamare Porcellum al punto da redarguire pubblicamente chi usa questa locuzione.
Per certo, sui giudici, hanno avuto un impatto negativo anche tutte le interpretazioni giuridiche che vorrebbero a tutti i costi il quesito della Cassazione inammissibile. Mentre in Corte molti giudici sono convinti che lo sia, e che i quesiti posti da Bozzi siano pure da accogliere. Il problema è, una volta cancellato il Porcellum o una sua parte importante (voto di preferenza e premio di maggioranza), che cosa resta dopo. Vedremo oggi se la Corte si orienta per far rivivere il Mattarellum oppure per un appello alle Camere. Comunque le prossime potrebbero anche essere le ultime ore del Porcellum.
Certo un’influenza Aldo Bozzi l’ha avuta, quel suo dire «ho 80 anni ma voglio vivere in una democrazia ». Piccolo di statura ma con una bella voce suadente, un intervento scritto a caratteri di scatola e breve, di chi non ha bisogno di molte parole per convincere il suo interlocutore. Quelle che servono per sostenere che sì, il quesito sollevato dalla Cassazione è ammissibile, perché la Suprema Corte stessa deve applicare una legge che odora di incostituzionalità, mentre chi ha presentato il ricorso «ha già subito in concreto la reiterata lesione di un esercizio non libero e ineguale del diritto di voto ». Un diritto «costituzionalmente garantito» diventa un non diritto perché l’assenza delle preferenze sopprime «la scelta individuale dell’elettore» e chi è eletto «non rappresenta gli elettori, ma i partiti». «Curie di partito, punto e basta» dice Tani. «Nessun vuoto legislativo» per Besostri se i due quesiti fossero accolti. Poi una frase pesante: «Sarebbe una vergogna se la Consulta si rifugiasse nell’inammissibilità ». Già…ma pare che la Corte sia intenzionata a «decidere ». Per usare le parole di Silvestri, ovviamente.

La Repubblica 04.12.13