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“Coppie di fatto boom”, di Mariagrazia Gerina

Istantanee di coppia. Francesco e Marco vivono insieme da anni e si sentono vittime di un paradosso: «Gli altri si scambiano una promessa per la vita, noi per ora possiamo solo nominarci nel testamento». Cosa che hanno fatto da tempo. Poi è arrivata la bimba, che nella vita di tutti i giorni li chiama papà ma all’anagrafe è figlia di uno solo dei due. E di nuovo sono stati costretti a celebrare l’evento cambiando il testamento. Giovanna e Fabrizio sono una giovane coppia, vivono insieme da due anni, dividendo spese di affitto e bollette, senza troppi problemi. Però vogliono essere sicuri di potersi prendere cura l’uno dell’altro, anche in caso di malattia o di un incidente. Valeria è già rimasta scottata una volta: lavorava al negozio del marito, ma senza contratto. Ora convive con un nuovo compagno che vuole rassicurarla, garantendole nero su bianco un sostegno economico anche se si dovessero lasciare. Desideri e paure quotidiane delle coppie di fatto. Erano 500mila nel 2007, sono diventate quasi un milione. Nel 2007 erano soprattutto famiglie ricostituite, con un matrimonio alle spalle (55%), ora la maggior parte sono famiglie di nuova generazione (60%). Un popolo che avanza, anche senza l’aiuto del parlamento italiano, che da venticinque anni promette unioni civili, Pacs, Dico, matrimoni gay, senza riuscire a battere un colpo. Solo in questa legislatura sono state presentate 16 proposte di legge: per le unioni civili, per l’eguaglianza di accesso al matrimonio, per i diritti e doveri dei conviventi, contro la discriminazione matrimoniale. Nessuna, per ora, è stata calendarizzata in aula. E l’intera matassa è in questo momento all’esame della commissione giustizia del senato. Anche i Registri delle unioni civili, istituiti in molti Comuni d’Italia sono a una empasse. Dovevano aprire le porte a una nuova stagione legislativa. Rischiano di rimanere, per lo più, uno strumento spuntato. Soprattutto se le amministrazioni locali, invece di andare avanti, si fermano ad aspettare la politica nazionale.
Tradite dalla politica, le coppie di fatto però sono diventate oggetto di grande attenzione da parte dei liberi professionisti. I notai, in particolare, fiutata l’aria, hanno lanciato nelle ultime settimane una campagna di comunicazione senza precedenti.
Open day, battage informativo, «porte aperte» ai cittadini in 93 Comuni d’Italia. E la promesa che «dal 2 dicembre» le coppie che convivono avrebbero potuto veder tutelati i propri interessi rivolgendosi a un notaio. «Due cuori e una capanna», ma «noi vi diciamo a chi spetta la capanna se i cuori si infrangono».
In tanti sono andati a informarsi. Circa un migliaio, secondo una stima non ancora ufficiale. «Persone con cultura medio-alta, già molto informate», spiega il presidente del Consiglio notarile di Milano, Arrigo Roveda: «La domanda più frequente: come farò a garantire il mio convivente quando non ci sarò più?». In realtà, chi sperava che fosse cambiato qualcosa nell’ordinamento italiano è rimasto deluso. Tutto è rimasto come prima. Quello che i notai ripropongono sono i contratti di convivenza, la possibilità di stabilire come dividere spese e beni in comune, quella di fare testamento, con i limiti imposti dalla legge. Strumenti che esistevano già. La novità è un vademecum per addetti ai lavori che il notariato ha distribuito a tutti i suoi iscritti. Da lunedì scorso, quindi, gli studi notarili di tutta Italia dovrebbero essere più preparati ad andare incontro alle esigenze delle coppie di fatto. Ovviamente, a pagamento.
Sulle tariffe, la categoria è un po’ abbottonata. «Non sentirà mai da me una cifra, non posso: l’antitrust mi sanzionerebbe», avverte Roveda: «In Italia, le tariffe sono state abolite». Nel resto d’Europa no. Ma, pazienza: con l’ausilio di qualche professionista volenteroso, tentiamo una stima a spanne. Una giovane coppia, senza grandi proprietà può cavarsela con qualche centinaio di euro. Molto più salato il conto per chi ha una storia patrimoniale più articolata, magari con alle spalle un matrimonio e dei figli. «Si può andare da mille euro a qualche migliaia di euro», dice Domenico Cambareri, del Consiglio nazionale notai.
«Una iniziativa commerciale», replica Laura Logli, avvocato matrimonialista che per conto del Comune di Milano alcuni mesi fa ha redatto un vademecum per le coppie di fatto, scaricabile dal sito di Palazzo Marino. Gli strumenti indicati sono gli stessi a cui rimanda il Consiglio nazionale dei notai. Con una differenza. Che alcune cose si possono mettere in chiaro anche gratis. Quelli patrimoniali sono gli unici interessi tutelati in via esclusiva dai notai, spiega Logli. Tentativo di andare oltre la semplice istituzione del Registro delle Unioni civili. Non a caso, a Milano le iscrizioni sono state più alte che nel resto d’Italia: 750 coppie registrate. Contro le 157 di Torino, che pure ha alle spalle più anni di vita.
A Roma, invece, il Registro non c’è. Il passo successivo per Milano doveva essere l’apertura di sportelli gratuiti rivolti alle coppie di fatto. «Ci stiamo ragionando», spiega l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Ma c’è il problema delle risorse. Quindi l’idea resta nel cassetto. E intanto proprio da Palazzo Marino sabato scorso i notai hanno lanciato la loro campagna.

L’Unità 10.12.13