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“Programma annuale, è il solito rebus”, di Reginaldo Palermo

Per il Programma Annuale siamo alle solite: le disposizioni in vigore, contenute nel DI 44/2001, prevedono che le istituzioni scolastiche debbano approvarlo entro il 15 dicembre, ma è da sempre che questa scadenza non viene rispettata soprattutto perché entro quella data il Ministero non è mai riuscito a comunicare alle scuole l’entità delle risorse disponibili per la redazione del documento contabile.
E’ vero che le scuole potrebbero (e forse dovrebbero) approvare comunque il Programma facendo riferimento al solo avanzo di amministrazione (peraltro presunto, visto che a metà dicembre non si può neppure conoscere l’avanzo definitivo) ma è del tutto evidente che una simile procedura comporterebbe solo lavoro aggiuntivo pergli uffici e per gli stessi organici collegiali(giunta esecutiva e consiglio di istituto).
Sta di fatto che a anche quest’anno la “regola” del rinvio sarà rigorosamente rispettata e quindi le scuole potranno adottare il Programma annuale entro il 15 febbraio.
Dopo quella data il dirigente scolastico dovrebbe comunicare la situazione all’USR che, a sua volta, dovrebbe designare un commissario ad acta.
Ma, negli ultimi anni, ci sono state deroghe anche su questa scadenza perentoria e in più di un caso le scuole hanno approvato il Programma anche nel mese di marzo e oltre.
Il punto è che molto spesso le risorse disponibili per le scuole sono legate o a stanziamenti previsti nella legge finanziaria (ora detta di stabilità) o ad altri atti previsti da norme di legge o contrattuale.
Per esempio l’entità dei (pochi) fondi ancora legati alla legge 440/97 sull’ampliamento dell’offerta formativa si conosce quasi sempre nelle ultime settimane dell’anno mentre i fondi contrattuali vengono definiti in accordo fra Ministero e sindacati.
Peraltro quest’anno si sta verificando un ritardo poco comprensibile perché il Ministero sta legando la nota sul Programma 2014 alla definizione delle risorse del FIS e MOF, che però nulla hanno a che vedere con il documento contabile in quanto non sono più gestite all’interno del bilancio della scuola ma transitano esclusivamente attraverso il cosiddetto “cedolino unico”.
Resta poi sempre irrisolto il gravissimo problema dei residui attivi delle scuole e cioè dei crediti che esse vantano nei confronti del Ministero (si parla di circa un miliardo di euro). Ogni volta che i sindacati chiedono di affrontare l’argomento l’Amministrazione propone un ennesimo monitoraggio che senza però provvedere a restituire alle scuole le somme anticipate negli anni per il pagamento di compensi dovuti al personale.
C’è comunque attesa sulla nota ministeriale perché molti sono curiosi di sapere se la “promessa” del ministro Carrozza di aumentare le risorse destinate alle spese di funzionamento verrà mantenuta o meno. Attualmente per questa voce le scuole ricevono mediamente 8 euro per alunno, il Ministro aveva annunciato che la somma andrebbe almeno triplicata. Poi, resasi conto della impossibilità di raggiungere questo obiettivo, ha parlato di un aumento del 15-20%. Vedremo se ci sarà almeno questo.

La Tecnica della Scuola 11.12.13