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“Legge elettorale. Rischio rinvio a dopo la Befana”, di Andrea Carugati

Complice anche la sessione di bilancio, non sarà facile per la Camera iniziare l’esame della legge elettorale prima della pausa natalizia. E il rischio, che Renzi e i suoi vogliono disinnescare, è che la discussione si insabbi fino a dopo l’Epifania, rendendo assai improbabile il via libera dei deputati entro fine gennaio.

Nonostante il passaggio del dossier elettorale dal Senato alla Camera, che dovrebbe velocizzare i tempi, la discussione è ancora imprigionata nei «tatticismi», come ammette una fonte renziana. Oggi si riunirà la Commissione Affari costituzionali, ma l’argomento non è all’ordine del giorno. Possibile che si inizi a discutere a fine settimana, dopo che sarà approvata la legge di Stabilità, ma sul tavolo ci sono ben 23 disegni di legge, e ancora nessuna intesa su quale adottare come testo base. Inoltre, il presidente forzista della commissione, Francesco Paolo Sisto, non sembra avere alcuna fretta e proprio a l’Unità ha spiegato che «sarebbe meglio prime attendere le motivazioni della Corte costituzionale sul Porcellum». È esattamente quello che Renzi non vuole: significherebbe perdere altre settimane preziose. Settimane di chiacchiere senza risultati, di spazio lasciato alle pro- vocazioni di Berlusconi e Grillo, che a parole sembra- no marciare compatti sul Mattarellum, ma nel concreto non muovono un dito in questa direzione. Lo scambio di ieri tra Brunetta e il renziano Dario Nardella fotografa bene la situazione: «Noi aspettiamo che Renzi ci risponda. Siamo pronti a tornare al Mattarellum. Lui che fa? Si allea con Alfano?», dice il capogruppo di Forza Italia. Nardella replica: «Bene, ne prendiamo atto. Brunetta avanzi subito una proposta scritta di ripristino del Mattarellum e il Pd sarà pronto a prenderla in considerazione».

Naturalmente la proposta non c’è. Ma anche dentro la maggioranza la nebbia non si è ancora diradata. Il Nuovo centrodestra di Alfano a parole spinge per il doppio turno sul modello dei sindaci, che è esattamente il sistema preferito dal Pd. Ma non si fida: teme che con una legge nuova zecca Renzi stacchi la spina e si torni alle urne. E dunque Alfano e i suoi cercano di posticipare la riforma, di fare prima gli interventi sulla Costituzione sul bicameralismo e il numero dei parlamentari. E minacciano: «Se non c’è l’intesa con noi il governo va in crisi». Ma i renziani non ci stanno: «Il tempo dei rinvii è finito, ora bisogna mostrare le carte», fa sapere Matteo Richetti. Per questo la nuova guardia Pd tiene aperto un canale di confronto anche con il M5S e Forza Italia. Per stanare Alfano e i suoi. Per far capire che anche un’in- tesa trasversale con Grillo e Berlusconi sul Mattarellum non viene scartata a priori. «Gli strumenti tecnici per assicurare che la sera del voto si sappia chi governa si trovano», assicura Nardella a l’Unità.

Nei prossimi giorni la nuova responsabile delle Riforme Pd Maria Elena Boschi farà un primo giro di consultazioni con tutti i partiti, partendo dal ministro Quagliariello e compresi grillini e forzisti. Lo stesso Renzi vedrà Alfano mercoledì a palazzo Chigi, pre- sente anche Letta. L’ipotesi è di tenere aperta la com- missione della Camera tra Natale e Capodanno, per mostrare agli italiani che «stiamo facendo sul serio». Ma i dubbi sulle reali intenzioni di M5S e forzisti non mancano. «Appena vede che Renzi è avanti nei sondaggi Berlusconi torna a sostenere il proporzionale», sussurra Enrico Morando. Quanto a Grillo, basta ascoltare quello che dice il senatore Mario Giarrusso: «Il proporzionale uscito dalla Consulta, con preferen- ze e senza premi di maggioranza, è il modello che più si avvicina alla proposta che abbiamo elaborato».

E allora la palla torna dentro il perimetro della maggioranza. A quella road map che prevede le riforme costituzionali al Senato e una nuova legge elettorale alla Camera. In fondo, il doppio turno di coalizione (con ballottaggio tra i primi due) è il modello partorito dalla commissione dei saggi guidata da Quagliariello. E, al di là dei tatticismi, solo su un meccanismo del genere è possibile trovare una sintesi che tenga unita la maggioranza. Quanto alla riforma del Senato, ci vogliono almeno 10 mesi, con due letture da parte di ogni Camera. Il ministro Quagliariello ha già pronto il testo del disegno di legge che elimina il bicameralismo paritario. Potrebbe arrivare il Consiglio dei ministri già venerdì. Ma non è sicuro. L’intesa con Renzi, che vorrebbe un Senato di soli sindaci e governatori, non è ancora chiusa. La discussione si intreccia con quella sul contratto di coalizione per decidere il programma del governo nel 2014. Le variabili in gioco sono molte. «Ma legge elettorale non può arrivare per ultima», avvertono i renziani.

L’Unità 17.12.13