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“Bilancio 2013: un anno green e qualche buona notizia per l’ambiente”, da lastampa.it

È vero che in genere circolano poche notizie positive sullo stato di salute del pianeta. Eppure nel corso 2013 non sono mancati dei passi in avanti che aprono le porte alla speranza in un futuro migliore. Ecco perciò una raccolta dei dieci successi più significativi in campo ambientalista raggiunti quest’anno in varie parti del globo.

1. Cina: ridotti inquinamento ed emissioni di monossido di carbonio

Per far fronte alla drammatica situazione ambientale, in Governo cinese ha intrapreso una serie di misure per frenare l’inquinamento e l’effetto serra. Primo Paese nell’uso di carbon fossile, la Cina ha ridotto le emissioni di CO2, una conquista che sicuramente influenzerà il trend nel resto nel mondo.

2. No agli accordi sulla deforestazione

Due delle maggiori imprese asiatiche hanno rinunciato ai negoziati sulla deforestazione, mentre vari acquirenti hanno scelto fonti di materie prime alternative per la salvaguardia dell’ambiente. Sia l’ Asia Pulp & Paper, colosso della produzione di carta fortemente contestato dagli ambientalisti, che Wilmar, azienda di Singapore responsabile del 45 per cento della produzione globale di olio di palma, si sono impegnate a seguire linee-guida più rigorose che escludono la conversione di quelle foreste che includono oltre 35 tonnellate di biomassa, torbiere, e habitat ad alto valore di conservazione.

3. Via libera al REDD+

Nonostante insuccessi e contestazioni, la COP19 svoltasi a Varsavia a novembre ha visto la stesura finale dell’accordo sul REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and Degradation), un programma di incentivi per i Paesi tropicali che proteggono le proprie foreste. Il REDD+ prevede norme di salvaguardia dell’ambiente ben precise, che affrontano le cause della deforestazione, come la creazione di nuove piantagioni, e propone metodi di rilevamento e misurazione delle emissioni legate alle foreste. Il formale riconoscimento di REDD+ potrebbe contribuire al risanamento del settore forestale, messo in ginocchio da uomini d’affari senza scrupoli che raggirano gli indigeni inconsapevoli, costringendoli a vendere le loro foreste.

4. Flessione nell’aumento delle emissioni di CO2

Secondo un recente rapporto, le emissioni di CO2 sono aumentate in percentuale minore rispetto all’anno scorso (1,1% contro il 2,9% del 2012), nonostante la crescita del 3,5% dell’economia globale. Gli scienziati prevendono un picco delle emissioni nel giro di qualche anno, seguito da una rapida flessione.

5. CITES, vittoria per squali e altre specie marine

Dopo anni di massacri che hanno messo a serio rischio di estinzione varie specie di squali, il CITES ha finalmente deciso di prendere provvedimenti al riguardo, vietando il commercio internazionale di cinque specie di squali e mante giganti. Allo stesso tempo la Cina ha escluso la zuppa di pinne di squalo dal menu dei banchetti ufficiali. Secondo alcune stime, in oltre 90 milioni di squali venivano uccisi in un anno per la prelibata pietanza, ma fortunatamente la domanda sembra essere in calo.

6. Indonesia: diritti forestali riconosciuti agli indigeni

A maggio, la Corte Costituzionale ha invalidato una parte della legge nazionale forestale del 1999 stabilendo che una porzione delle foreste del Paese non fosse più considerata come “statale”. La sentenza è significativa perché il governo ha il controllo sul vasto territorio forestale nazionale, consentendo così al Ministero di concedere ampi permessi di disboscamento e piantagioni a varie imprese. In pratica, orti comunitari e altre piccole attività potevano essere demolite per far spazio alle piantagioni di palma da olio o alla deforestazione per la produzione di cellulosa e carta. In molti casi, la riconversione industriale ha scatenato la forte opposizione delle comunità locali, le quali spesso avevano la peggio — quadro destinato a cambiare.

7. Tapiro nano: una delle scoperte del secolo nel mondo animale

In quella che sarà probabilmente vista come una delle scoperte tassonomiche più sorprendenti di questo secolo, gli scienziati brasiliani hanno scoperto una nuova specie di tapiro in aree del Brasile e della Colombia. Pesa quasi 100kg ma è il più piccolo tapiro del mondo, e già ribattezzato da molti il “tapiro nano”, mentre il nome scientifico è Tapirus kabomani. La nuova scoperta è stata effettuata grazie alla guida e alle conoscenze dei nativi che per millenni hanno convissuto con (e cacciato) il tapiro. Pur se ancora poco è noto sul suo comportamento del tapiro, gli ambientalisti ritengono che sia in pericolo d’estinzione a causa della distruzione dell’habitat nella regione.

8. UE: bando ai pesticidi legati all’estinzione delle api

L’UE ha approvato un divieto parziale dei pesticidi che da tempo sono considerati dagli scienziati come una causa del crollo nelle popolazioni di api. I 28 Stati membri hanno convenuto di vietare per i prossimi due anni tre pesticidi neonicotinoidi utilizzati sulle colture da fiore. Recenti ricerche hanno dimostrato che, mentre gli antiparassitari raramente uccidono le api, tuttavia ne influenzano il funzionamento del cervello e ne modificano il comportamento naturale, un processo che porta poi al collasso delle colonie.

9. Contro gli investimenti nei combustibili fossili

Pur se attiva da appena un anno, la campagna di disinvestimento nelle multinazionali che producono energia basata sui combustibili fossili ha già ottenuto alcuni successi importanti e, fatto più importante aumentato la consapevolezza generale su una delle cause maggiori del cambiamento climatico. Il movimento si è diffuso dai campus universitari a città, istituzioni religiose, ONG e persino zoo e acquari. Ad oggi, otto università, 22 città, due contee, e 18 istituzioni religiose si sono impegnate in questo “disinvestimento”. La campagna, avviata negli Stati Uniti, si è già estesa a Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.

10. La tartaruga liuto non è più in pericolo di estinzione

Gli sforzi degli ambientalisti negli Stati Uniti, Caraibi e in America Centrale sono riusciti a salvare la tartaruga liuto dal baratro dell’estinzione. Una nuova valutazione della Lista Rossa dell’IUCN ha spostato la più grande tartaruga marina al mondo dalla categoria “in pericolo critico” a “vulnerabile”. Tuttavia, mentre la sottopopolazione nell’Oceano Atlantico occidentale è in crescita, altre stanno invece diminuendo, come quella del Pacifico, in rapido declino, e quelle lungo la costa occidentale dell’Africa, teoricamente le più numerose al mondo, che non mandano buoni segnali. C’è ancora tanto da fare, ma grazie ai lavori degli ultimi anni, è improbabile che la specie scompaia a breve.

Oltre questa breve classifica in stile “top 10”, vanno segnalate altre notizie che hanno comunque contribuito a rendere in parte positivo questo 2013. Partendo dalla creazione di una Google Map comprendente le foreste di tutto il mondo. Se ne ricavano i cambiamenti delle superfici forestali tra il 2000 e il 2012, con il tasso di deforestazione più alto verificatosi in Malesia. Pur se non esente da critiche, si è riconosciuto il valore della mappa nel fornire una base per la creazione di analoghi strumenti sempre più sofisticati.

E se la biodiversità è in declino in tutto il mondo, gli ambientalisti hanno comunque registrato qualche successo anche nella reintroduzione di alcune specie. Un programma innovativo in Europa ha riportato l’ ibis eremita nel continente per la prima volta dopo 300 anni, mentre un’ altra iniziativa ha consentito ai gorilla rimasti orfani a causa del commercio di carne di animali selvatici di essere reintrodotti in aree dove erano ormai estinti.

Infine, buone nuove anche da Botswana e da Costa Rica, che hanno re-introdotto un divieto di caccia. Il Botswana ha annunciato di voler vietare entro il 2014 la caccia sui terreni pubblici, dato che il calo dei mammiferi africani è diventato troppo alto per consentire questo “sport”. Mentre il Costa Rica ha compiuto un passo ancora più grande, vietando la caccia sia dentro che fuori le aree protette: la nuova legge la prevede solo come fonte di sussistenza da parte delle popolazioni indigene.

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