attualità, politica italiana

“La stagione delle contraddizioni”, di Gianni Riotta

L’anno che si aprirà stanotte, il 2014, sarà l’Anno della Contraddizione. Lo sviluppo dell’Asia è da celebrare con i brindisi, negli ultimi dieci anni – secondo la Fao – i poveri sono scesi del 30% grazie al boom di India e Cina, passando dai 739 milioni di disperati di dieci anni fa ai 563 di oggi. Anche in Africa il benessere si diffonde e i poveri, che vivono come meno di 90 centesimi al giorno, scendono dalla maggioranza, dal 58% al 48%. Stavolta però niente brindisi, perché – ecco il mondo contraddittorio in cui viviamo – l’aumento della popolazione fa sì che, diminuendo in termini percentuali, gli affamati crescano in termini assoluti, da 175 milioni a 239 milioni.

Ci lamentiamo moltissimo – e certo non senza ragioni – della classe politica, la consideriamo troppo ricca, lontana dalla gente comune. Ma se cercate il Paese che davvero ha una «Casta» d’oro, prima di arrivare a Roma o a Washington o alle altre capitali del mondo sviluppato, andate a Pechino, ultima trincea del comunismo. I 50 parlamentari più ricchi d’America mettono insieme un patrimonio di un miliardo e 200 milioni di euro, deposito di monete degno di Paperon de’ Paperoni ma casupola da poveracci se paragonata al salvadanaio dei 50 delegati più ricchi del Congresso Nazionale del Popolo, Parlamento cinese. I primi 50 rappresentanti del popolo comunista, infatti, mettono insieme un patrimonio di 73 miliardi di euro. Il politico più ricco d’America, il californiano Darrell Issa, «vale» 275 milioni di euro, da noi Berlusconi ne denuncia 35 l’anno, ma il magnate cinese Zong Qinhou, «delegato popolare» «vale» 14 miliardi e mezzo di euro grazie all’impero delle bevande Hangzhou Wahaha.

In una conferenza del 1992 il professor Samuel Huntington lanciò la tesi dello «scontro di civiltà», «Noi» sviluppati contro «Loro» terzo mondo, soprattutto islamico, poi diventata celeberrimo best seller e popolarizzata da Oriana Fallaci nel pamphlet «La rabbia e l’orgoglio » dopo l’11 settembre 2001. Invece «lo scontro di civiltà» divide la comunità islamica, sunniti contro sciiti, moderati contro estremisti, islamisti contro militari e democratici, fondamentalisti salafiti contro secolari in blue jeans. Dalla primavera araba, alla guerra civile in Siria, all’Egitto dove i militari hanno rovesciato il governo dei Fratelli Musulmani di Morsi, gli islamici combattono tra loro, a sangue. Come aveva indicato la rivista «Oasi», promossa dall’allora Patriarca di Venezia Angelo Scola, oggi cardinale di Milano, non esiste «un Islam» monolitico, ma molti «Islam», dalla religione, alla cultura, alla tradizione, un «Islam globale» come scrive lo studioso Fouad Allam.

Saluteremo nel 2014 la più grande elezione democratica al mondo, in India, 800 milioni di elettori, solo i debuttanti saranno in 150 milioni. L’India, che lascia la povertà per il software di Bangalore, vive la contraddizione ogni giorno, laureando più ingegneri di America e Europa, ma con l’80% delle abitazioni rurali dove ancora si cucina sul fuoco alimentato da sterco di animali. Così l’India interpreta la stagione da nuova potenza facendo la voce grossa, ormai dal 15 febbraio 2012, con l’Italia sul caso dei due sottufficiali di Marina imputati, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ma poi reagisce animosamente se gli Stati Uniti accusano una diplomatica indiana di falso in atto pubblico. Per riaffermarsi Paese autonomo l’India impone il proprio diritto con mano di ferro contro l’Italia, ma quando gli Usa la ripagano della stessa moneta, la stampa locale parla di colonialismo. Vecchi rancori nel nuovo mondo delle contraddizioni.

Nel 2014 più lavoratori e professionisti perderanno il posto di lavoro, sostituiti da un robot. Secondo l’International Federation of Robotics i «computer di servizio» aumenteranno del 30% in pochi anni, capaci – come scrive Tom Standage caporedattore web dell’Economist – di eseguire sofisticate mansioni: il robot Baxter è in grado di accelerare e rallentare i ritmi alla catena di montaggio, senza le comiche contorsioni di Charlot nel capolavoro «Tempi moderni». Il Michigan permetterà nel 2014 il transito in strada di auto guidate da robot «a patto che un essere umano sia a bordo», Google rastrella start up di robotica sul mercato persuasa che saranno il prossimo boom.

Nel 2014 ricorderemo nonni e bisnonni vittime della grande carneficina detta Prima Guerra Mondiale. Gli storici stentano ancora a capire «perché» sia scoppiata. Nel suo curioso saggio «1913. L’anno prima della tempesta», Florian Illies ricorda come Lenin si lamentasse che né lo Zar, né il Kaiser, volessero «fargli il regalo» di una guerra che avvicinasse la rivoluzione in Russia. Lenin sbagliava, ebbe «il regalo» di guerra e rivoluzione e le contraddizioni della guerra 1914-1918 sono ancora tra di noi, dal Medio Oriente, con la fine dell’Impero Ottomano, ai Balcani, alle frizioni Russia-Ucraina.

Vladimir Putin è maestro pattinatore, da medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sochi, delle contraddizioni, uomo di guerra con Assad, passa per pacifista dopo lo stop al blitz di Obama. E il Presidente americano vede il suo Paese crescere del 4%, recuperare dalla crisi finanziaria 2008, ma non sa come tornare leader del pianeta. A Papa Francesco tocca la contraddizione di essere lodato da tutti, perfino da chi non ha mai messo un piede in chiesa e detesta i valori cattolici. L’America di Internet, regno della trasparenza, è accusata di raccogliere dati in segreto con la Nsa, i paladini della nuova verità, Snowden e Greenwald, rifiutano la trasparenza e non dichiarano quanti documenti e dossier ancora abbiano in mano. L’Europa orgogliosa della propria Unione celebra elezioni in cui voterà il 20% in meno dell’esordio nel 1979 e un elettore su tre sceglierà candidati ostili all’euro.

Nessun Paese infine vivrà di contraddizioni come l’Italia, 9000 miliardi di ricchezza privata, 2000 miliardi di debito pubblico, seconda manifattura d’Europa con disoccupazione in crescita, unico Paese sviluppato che dal 2000 perde competitività, benessere, lavoro. Curvi a discutere di legge elettorale, politica, Casta, populismo, Destra-Sinistra, dimentichiamo che solo competere a testa alta nel mondo globale ci salverà. Prima di rinunciare al brindisi, cari lettori, non dimenticate però: il bello delle contraddizioni è che sanno sorprenderci. «Mi contraddico? Ebbene sì, mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini» scriveva il poeta Walt Whitman. Anche noi italiani, ciascuno di noi, «contiene moltitudini » e talvolta – come dicono i nostri ragazzi – «facciamo casino». Speriamo di tirar fuori da queste «moltitudini» invece, magari per italico «spirito di contraddizione», il meglio. Auguri 2014.

La Stampa 31.12.13