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"Il segretario: sui diritti non cedo di un centimetro", di Tommaso Ciriaco

Ha acceso la miccia, Matteo Renzi. E non sembra pentito: «Sia chiaro, non ho mai parlato di unioni gay, ma di civil partnership. Ma su questo io non mi muovo. Neanche di un centimetro ». Non arretra, il segretario. Manca un mese alla stesura del nuovo patto di governo e la maggioranza sembra gi à intrappolata nella gabbia dei veti incrociati.
CHI più soffre, di fronte a questa escalation, è Angelino Alfano: «È vero, il Pd è il partito principale della coalizione. Ma l’esecutivo non può essere un monocolore democratico… «.
Non tutto poteva filare liscio. Non l’accelerazione del leader del Pd sulle unioni civili, né l’annuncio
di un reset della Bossi-Fini o il rilancio sullo ius soli. E infatti la reazione scomposta del Nuovo centrodestra ha dato il via alle ostilità. Eppure, il brusco stop del vicepremier non sembra turbare Renzi: «Mi attaccano — ricorda ai suoi — ma in questi anni che hanno fatto loro sulla famiglia?». La risposta è ruvida, netta: «Nulla».
Il segretario sente alle spalle il vento delle primarie dell’otto dicembre. E sempre a quel passaggio fa riferimento: «Abbiamo vinto su questi temi. Preso un impegno, bisogna realizzarlo. Vale anche per lo ius soli e per la Bossi-Fini». Poco importa che l’arco di governo abbia iniziato a oscillare pericolosamente: «È un problema di serietà », taglia corto con i fedelissimi. Il suo ragionamento è brutalmente aritmetico: «Questo governo è guidato da un esponente del Pd. La gente attribuisce a noi questo esecutivo e non può passare l’idea che trenta deputati del Ncd ci dettino la linea ». Tradotto: «Si fa come dice il Pd».
Chi osserva con fastidio questa dinamica è Enrico Letta. Certo, considera gli scossoni «fisiologiche tensioni» figlie di una trattativa. Ma sa di non poter tentennare oltre, limitandosi a restare ancora nella scia del sindaco. Il presidente del Consiglio è pronto allora a guidare un primo giro di consultazioni bilaterali. Già dopo la Befana, se dovesse riuscire a superare le resistenze di chi — come Renzi — preferirebbe non farsi imbrigliare in schemi che giudica datati.
Armato di pazienza, Letta non si scoraggia: «Tocca a me mediare — è il ragionamento — E ci riuscirò, se tutti avranno la volontà di proseguire nel cammino intrapreso». Ieri sera, non a caso, il premier è piombato nelle case degli italiani con un messaggio rassicurante.
E attraverso gli schermi del Tg1 ha fissato un promemoria utile a chi meditasse agguati all’esecutivo: « Lo spread sotto i 200 punti è il frutto di un lungo lavoro che va perseguito». Come a dire, niente scherzi.
Non tutti, nella maggioranza, la pensano però così. Anzi, qualcuno già sussurra che terminata l’emergenza del differenziale diventi più praticabile il ritorno alle urne anticipate. Di certo, Letta è pronto a mediare per frenare una spirale dannosa. Non a caso si spenderà per limitare il campo del patto di governo. «Alcuni temi andranno nel programma — ha tracciato lo schema nelle ultime ore — altri saranno rimessi al cammino parlamentare. Ciò che esula dal perimetro, rientrerà nel patto solo se ci saranno le condizioni».
Fissare dei paletti è per il presidente del Consiglio un’inevitabile conseguenza di un governo di larghe intese: «Tutti conoscono la natura di un esecutivo che è frutto non di un successo elettorale di un partito, ma di un’intesa a tempo fra forze con programmi contrapposti ». Sono concetti che stridono parecchio con l’impostazione renziana. Il leader toscano riunirà già oggi la segreteria dem, annunciando una serie di proposte da sottoporre poi al voto della direzione del partito, il prossimo 14 gennaio. Sarà la piattaforma per l’anno 2014. Una scossa, per Palazzo Chigi: «Non può entrare tutto quel che chiede Renzi — frena Barbara Saltamartini per l’Ncd — il segretario ha vinto le primarie, mica le Politiche».
Le prossime settimane serviranno a Letta per tentare di accorciare un divario che oggi sembra incolmabile. Alfano — pure pronto a minacciare la crisi di governo per restringere il perimetro dell’intesa — resta comunque fiducioso. E ricorda: «Ciò che più conta è aver dato il via libera al timing sulla legge elettorale. Alla fine una soluzione si troverà… «. Che è poi quel che spera la pattuglia montiana. «Sono certo — profetizza Benedetto Della Vedova — che il premier accetterà la sfida di Renzi e prender à l’iniziativa per dare il via alla fase due».
Intanto, però, c’è da sciogliere quanto prima il nodo della legge elettorale. Il segretario democratico attenderà la Befana, poi inizierà a consultare le forze politiche. Infine trarrà le conclusioni, avanzando una proposta destinata comunque ad alterare gli equilibri della maggioranza. E mentre Berlusconi sembra orientato a sposare il modello spagnolo, Scelta civica chiederà di approvare il Mattarellum ritoccato o il sistema del “sindaco d’Italia”. Come il Nuovo centrodestra, pronto alle barricate in caso di riforma sgradita: «Al Senato tutti — va ripetendo Alfano — dovranno fare i conti con noi».

La Repubblica 04.01.12