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"La nostra destra senza argomenti", di Ivan Scalfarotto

La strategia dell’arrocco di Alfano sul tema dei diritti civili è veramente inspiegabile. La posizione di totale chiusura su una legge che riconosca alle coppie gay e lesbiche diritti e doveri equiparabili a quelli matrimoniali schiera Ncd a destra di tutte le destre democratiche europee. Ci sono fior di paesi guidati da esponenti da esponenti del partito Popolare Europeo, anche di chiara estrazione cattolica, nei quali vigono leggi anche molto più radicali di quella proposta in questi giorni dal Partito democratico.

Rajoy in Spagna, Passos Coelho in Portogallo, e dalla prossima estate anche David Cameron in Inghilterra e nel Galles, governano paesi in cui il matrimonio, senza apparenti traumi per la politica o la società, è aperto indifferentemente alle coppie etero o omosessuali. Così, sul fronte del centro-sinistra europeo, bisogna sottolineare che le Unioni civili che Matteo Renzi propone di inserire nell’accordo di governo sono uno schema che è in vigore in Germania e nel Regno Unito da quasi dieci anni, e costituiscono una proposta sicuramente più prudente e attenta alle preoccupazioni di parti della società italiana di quella fatta propria da François Hollande durante la campagna presidenziale in Francia e rapidamente trasformata in legge sul matrimonio ugualitario.

L’esigenza del Partito democratico in questa fase è dunque quella di dotare l’Italia di una forma di legislazione che la allinei alla maggior parte dei paesi occidentali (Sud America incluso) e che risponda anche agli inviti pressanti che ci giungono in questa direzione da più parti: dagli innumerevoli atti dell’Unione Europea, in particolare dal Parlamento di Strasburgo, alla Corte Costituzionale che, con una storica sentenza del 2010 ha ricompreso le coppie omosessuali tra le “formazioni sociali” di cui parla l’articolo 2 della Costituzione e ha chiesto alla politica italiana di legiferare in questa direzione superando la discriminazione che esiste nel nostro Paese tra le coppie eterosessuali regolarmente coniugate e quelle formate tra omosessuali conviventi. Senza contare i casi concreti che già oggi si parano davanti alla magistratura italiana: dal caso del Tribunale di Reggio Emilia che riconobbe qualche tempo fa al cittadino extracomunitario sposato in Spagna da un italiano il diritto a ricevere il permesso di soggiorno, alla recente sentenza del Tribunale di Bologna che ha stabilito l’affidamento di una minorenne a una famiglia omosessuale.
Se poi si volesse scavare nelle motivazioni addotte dai nostri alleati di governo per non affrontare il problema, si scoprirebbe che nessuna delle questioni sollevate sembra avere quel minimo di fondamento che ci si aspetterebbe davanti a un’opposizione così netta. È francamente poco credibile, infatti, che Alfano o Sacconi dicano che questa non è una priorità e che lo motivino brandendo le ragioni delle famiglie eterosessuali. In primo luogo perché si sa che il “benaltrismo” (quella posizione per cui quando c’è da fare una riforma c’è sempre “ben altro” più urgente di cui occuparsi) è la dottrina di coloro che vogliono che in questo Paese nulla cambi: precisamente il contrario per cui Renzi ha preso due milioni di voti l’otto dicembre.

Se poi volessimo andare a fondo sul tema, allora bisognerebbe dire che governi in cui Sacconi si è occupato del Welfare sono stati quelli per i quali i fondi a disposizioni delle famiglie e le politiche a sostegno delle stesse, ci hanno visti ultimi in Europa: Nel 2010 i dati Eurostat davano la spesa sociale per la famiglia all’1,4% del PIL, contro il 2,5% della Francia, il 2,8% della Germania e il 3% della Svezia. Dati del 2013, citati di recente dal Forum delle Famiglie, rivelano che l’Italia è ultima in classifica per ciò che attiene alle spese in favore della famiglia, dell’infanzia e per l’edilizia sociale, dietro anche alla Croazia, ultima arrivata dell’Unione.
In Italia, insomma, non si fa nulla per le famiglie gay ma chi dice che questo è dovuto a troppo amore per la famiglia eterosessuale mente sapendo di mentire.

Quanto al ruolo di difensori della fede, che pare sempre vedersi in trasparenza nella determinazione che ogni politico della nostra destra mette nel frapporsi a qualsiasi soluzione ragionevole su questo tema, credo che la rapidità degli eventi che stiamo vivendo abbia spazzato via anche quest’ultima ipocrisia.

Dopo che proprio ieri Papa Bergoglio, lontanissimo dal lanciare qualsiasi anatema, ha parlato delle “sfide educative” che giungono alla Chiesa dalle coppie gay, si può dire tranquillamente che Alfano si è scoperto anche più papista del Papa: difensore di una posizione tutta d’un pezzo la cui rigidità ideologica, se messa a confronto con le aperture di Francesco, imbarazza per la miopia politica e per il distacco che dimostra dalla realtà del nostro paese e del nostro tempo.

L’Unità 05.01.14