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La rivolta della comunità scientifica", di Eugenia Tognotti

L’ultimo, durissimo attacco della rivista Nature al metodo Stamina aggiunge un capitolo nuovo alla complicata e spinosa vicenda che occupa le cronache da mesi. La sdegnata presa di distanza di alcuni nomi eccellenti della ricerca italiana è una bella (e confortante) novità che, di certo, contribuirà a introdurre elementi di chiarezza in una storia in cui si muovono scompostamente tanti personaggi, in ruoli diversi, e in una torre di babele di tante lingue: quella dei malati, dei sostenitori del metodo, dei ricercatori, dei politici, dei testimonial.

Apre nuovi scenari il fatto che scienziati del livello di Carlo Croce ed esperti di primo piano come Carlo Redi, Giulio Cossu e Francesca Pasinelli abbiano manifestato la loro avversione.

Il primo con le dimissioni, i secondi con la loro uscita dall’associazione Cure Alliance, in dissenso col fondatore, il diabetologo dell’Università di Miami, Camillo Ricordi. Intanto è stata messa in discussione la legittimazione scientifica (o qualcosa che le assomigliava molto) da parte quest’ultimo – che aveva imprudentemente definito «sicuro» e «promettente« il metodo utilizzato da Vannoni , tanto da offrire la disponibilità ad effettuare dei test negli Stati Uniti. E questo nonostante il fatto che Stamina da tempo al centro di feroci polemiche, in particolare da parte dei biologi molecolari (non solo in Italia) circa la trasparenza e la riproducibilità dei risultati ottenuti. Ma non solo. Questa volta, non è un singolo scienziato a far sentire la propria voce contro il mancato rispetto dei canoni del metodo scientifico, ma una parte importante della comunità scientifica che si occupa e, da tempo, di staminali e che fa capo a prestigiosi centri di ricerca.

Diciamocelo. La vicenda Stamina non ha giovato all’immagine dell’Italia, come dimostra, una volta di più, quest’ultimo articolo di Nature che rimanda a tutti i passaggi controversi come l’accordo di riservatezza, insolitamente severo, e del tutto ingiustificato ( dato che non vi è proprietà intellettuale), che i membri del Comitato scientifico chiamato dal Ministero della Salute avevano dovuto firmare. Dai verbali emergono «serie imperfezioni e omissioni nel protocollo Stamina», nonché «un’apparente ignoranza della biologia delle cellule staminali». Ma non basta. Agli «errori concettuali» nel protocollo – infierisce Nature – si aggiunge il fatto che «alcune sezioni sono state copiate da Wikipedia». La pistola fumante, si potrebbe dire. Un richiamo che farebbe arrossire un tesista, scoperto dal relatore ad attingere a quell’enciclopedia online. Restano le profonde preoccupazioni sulla sicurezza e l’efficacia della terapia con cellule staminali.

Non c’è che da sperare che quest’altro colpo alla credibilità del metodo Stamina abbia ragioni delle tante pressioni che hanno avuto la meglio sulla voce della scienza ( e del buonsenso). Qualcosa con cui l’Italia aveva dovuto fare i conti al tempo di Di Bella. Senza imparare nulla, a quanto pare.

La Stampa 08.01.14