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«Sugli omosessuali basta rinvii A loro i diritti di tutte le coppie», di Alessandra Arachi

«L’intervento di Renzi sulle unioni civili anche omosessuali deve essere ascoltato. Questo non è un problema che deve aspettare, non più». Maria Cecilia Guerra, viceministro per il Lavoro, ha tra le mani la delicata delega per le Pari opportunità. Non ha intenzione di lasciarla sulla carta.
Cosa intende fare per dar seguito alle parole del segretario Matteo Renzi sulle unioni civili omosessuali, un decreto del governo?
«No, il governo è maggioranza. E questo non è un tema che deve essere affrontato da una maggioranza o da una parte politica. Non deve essere un tema da campagna elettorale. Deve essere un dibattito trasversale, sereno. Il Paese è maturo per questo. Ci sono leggi già in Parlamento sulle unioni civili, bisogna dare seguito a quelle».
Quali? Ce ne sono tante…
«Lo deciderà il Parlamento».
Ma lei quale legge vorrebbe?
«Esprimo un parere personale. E dico che non ci sono motivi per trattare in modo diverso una coppia omosessuale rispetto ad una coppia eterosessuale. Siamo sempre davanti a due persone che hanno un rapporto d’amore e sono disponibili ad una relazione di reciprocità fatta di diritti e doveri, di responsabilità rispetto alla società. Del resto in molti Paesi d’Europa i due tipi di coppie sono già equiparate».
Intende quei Paesi dove sono leciti i matrimoni fra omosessuali?
«Già. Sono tanti. La Gran Bretagna, la Francia, l’Olanda, la Svezia, il Belgio, la Danimarca. Poi ci sono anche la Germania e il Portogallo, lì però ci sono dei distinguo che riguardano le adozioni per le coppie omosessuali».
Lei pensa che sarebbe giusto concedere anche la possibilità di adozione alle coppie omosessuali?
«Personalmente penso di sì perché sono a favore di una piena equiparazione. Ma intanto penso si debba convenire sul fatto che se all’interno della coppia omosessuale c’è un genitore naturale single, credo che il partner debba avere la possibilità di adottare quel figlio. E non vedo che tipo di obiezioni potrebbero esserci a una cosa simile».
Si rende conto che le prime obiezioni potrebbero arrivare proprio dall’interno del suo partito, il Pd?
«Non è un problema di partito. Un tema di questo genere, l’ho già detto, non deve essere appannaggio di un partito o di un altro. È un tema talmente sensibile che deve essere affidato alla coscienza di ognuno. E io vorrei che con coscienza ognuno mi spiegasse qual è il problema a trattare gli esseri umani alla stessa maniera. Del resto anche la Corte costituzionale ci ha sollecitato, fin dal 2010, a legiferare in tema di diritti alle coppie omosessuali. E il Paese è maturo per questo. Lo dicono i sondaggi».
Quali? E cosa dicono?
«L’Istat ha scoperto che il 62,8% degli italiani pensa che sia giusto che una coppia di omosessuali che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata. Il 43,9% pensa sia addirittura giusto che si sposino. Non crede che il Paese sia maturo? Non pensa sia giusto smetterla con gli alibi che dare i diritti alle coppie omosessuali costa?».
Se parliamo di concedere la pensione di reversibilità un costo in effetti c’è…
«Ma ci può essere anche un risparmio se parliamo di assegni familiari o di detrazioni fiscali: se non si riconosce una famiglia omosessuale qui lo Stato ci va a rimettere. Questo per anticipare alcune obiezioni che, comunque, in un momento così sembrano fuori luogo. Del resto anche il Papa ha fatto grandi aperture in tal senso».
Allude alle frasi di papa Francesco di pochi giorni fa di bambine con due madri?
«È una grande apertura di ascolto, molto importante».
Ma lei si rende conto che siamo stati bocciati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo anche per una cosa semplice come il diritto della madre a dare il cognome in esclusiva al proprio figlio?
«Questo è un problema relativamente semplice al quale il governo sta lavorando per trovare una soluzione. E presto formalizzeremo una proposta. Anche su questo la Corte costituzionale aveva invitato il legislatore ad occuparsi del tema. In questo caso possiamo essere veloci».
Nell’altro caso meno…
«Dobbiamo essere una società inclusiva. E capire che questo problema delle coppie omosessuali non può davvero più aspettare. Non dico che devono essere tutti d’accordo con me, ma porsi il problema del rispetto delle persone sì».
Alessandra Arachi