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«Alle europee ci giochiamo tutto. La crisi alimenta nuovi fascismi», di Adriana Comaschi

«Ho l’impressione che ci sia una generale disattenzione, anche a sinistra, sulla gravità del momento e sul valore delle prossime elezioni europee per bloccare l’avanzata di fascismi, nuovi populismi, razzismo». Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, è diretto nel bacchettare i partiti, impegnati a discutere di regole piuttosto che su come arginare un crescente disagio sociale e i pericoli che ne derivano. Lo fa dal convegno che si è tenuto ieri in Campidoglio con la Federazione internazionale dei Resistenti (Fir), la principale associazione in difesa dei valori di Resistenza e antifascismo in Europa.
Presidente, perché proprio ora la riunione dell’esecutivo Fir a Roma? L’antifascismo e i suoi valori sono a rischio oblio? «Vogliamo riorganizzare le file dell’antifascismo in Europa in modo che il nuovo Parlamento, quello che uscirà dalle prossime elezioni europee, metta alla sua base antifascismo e difesa della democrazia. Finora l’Europa è stata molto tiepida nel censurare forme rinascenti di quasi dittatura, come nell’Est europeo, o di movimenti che si richiamano al nazismo, il risorgere del razzismo, nuove forme di populismo e fascismo. Per questo chiederemo ai candidati alle europee un impegno preciso per un’Europa non solo unita e attenta al sociale, ma anzitutto democratica. Ci sono pericoli sempre attuali, alcune condizioni che portarono all’affermarsi di fascismo e nazismo purtroppo si ripropongono».
Quali sono le situazioni che vi hanno allarmato?
«L’orribile strage di Utoya, di matrice chiaramente razzista e fascista; l’enorme crescita del movimento di Marine Le Pen in Francia; l’alleanza tra questo e la Lega Nord; situazioni di mancanza di libertà come in Ungheria e Slovacchia. In generale, le destre si stanno spostando da un conservatorismo liberale a nuove forme di populismo e razzismo: e quest’ultimo è sempre la premessa per cose ancora peggiori…»
Diceva del riproporsi di condizioni che hanno portato al fascismo. Occorre intervenire anche su queste? Come?
«Non c’è dubbio che sia così, certi fenomeni in Europa sono sempre nati da situazioni di crisi. Oggi la crisi c’è, crea scontento, spesso può spingere a destra, una destra che appunto sta cambiando. Allora non basta esorcizzare questi effetti, si agisca sulle cause della crisi: una è la politica di intransigenza assoluta sui bilanci, a mio giudizio profondamente sbagliata, seguita finora dall’Europa. Una politica che ha aggravato la crisi sociale, trasformandola in un’emergenza con proteste che i populismi fanno presto a cavalcare. Non basta reprimerli, servono politiche più attente al versante sociale, allo sviluppo. Queste possono essere un grosso antidoto». Le forze politiche stanno agendo in questo senso?
«No. Sul fatto che alle prossime elezioni europee ci si gioca il futuro della Ue e diritti fondamentali vedo una distrazione, anche delle forze di sinistra, più attente al dato sociale: le richiamo in questo senso, perché colgano la gravità di questo momento. Ogni Paese scegliendo i suoi candidati ricordi la posta in gioco, siamo inseriti in un contesto: devono censurare di più certi movimenti e intervenire sulle cause della crisi, contrastando il liberismo sfrenato che ha imperversato finora, serve più attenzione alle esigenze dei lavoratori». Dunque occuparsi del nodo lavoro. Come lo sta affrontando la politica In Italia? E come valuta il Job Act di Renzi? «Vedo un grande affannarsi a discutere di regole, quando si dovrebbe piuttosto creare nuovi posti di lavoro ed espandere la produzione. Altrimenti le disuguaglianze cresceranno ancora, con i rischi di cui dicevo. Anche il Job Act non mi convince, mi pare disciplini e semplifichi più che incentivare le attività per cogliere la “ripresina”».
Schulz, presidente del Parlamento Ue, vi ha inviato un messaggio di sostegno in cui declina l’antifascismo di oggi anche in «battaglie concrete», come quella per evitare che i migranti diventino «capro espiatorio di ogni male»…
«È veramente un punto importante. Non c’è da superare solo la Bossi-Fini, ma anche la legge Maroni. Ricordo poi al centrodestra che anche Alfano è andato a commemorare le vittime di un enorme naufragio: un governo ha il dovere di trovare una soluzione che tenga insieme diritti dei migranti e sicurezza, un punto di incontro. Lo ius soli temperato? Sono favorevolissimo, mi sembra strano persino dover discutere sulla cittadinanza ai figli di chi risiede qui da anni».
Come legge i continui attacchi al ministro Kyenge?
«Ne sono profondamente indignato, non si contesta quello che fa ma quello che è, per il colore della sua pelle. Eppure colgo poco stupore, nonostante si sia superata ampiamente la soglia della tollerabilità, come dimostra la pubblicazione degli appuntamenti del ministro, con l’invito a seguirli per contestarla. Poi c’è il parlamentare che si presenta in aula con il volto dipinto di nero… vorrei più indignazione, anche a sinistra, l’istigazione all’odio razziale è un reato».

L’Unità 19.01.14