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"L’emergenza non è ancora finita la Bassa rischia altri allagamenti", di Andrea Marini

Le acque faticano a defluire nei canali, prolungato lo stato di allerta si temono nuovi allagamenti Errani a Roma chiede aiuti fiscali. I sindaci: «Grazie a tutti, ma si lavori per la sicurezza del territorio». L’acqua arretra a Bastiglia e la gente inizia ad entrare nelle case. In calo i livelli anche a Bomporto, mentre ai confini della Bassa, tra Camposanto, San Felice e Finale si fatica a far defluire il “mare” che ha invaso ettari ed ettari di campagne nei canali che oramai non ce la fanno più ad accogliere acqua. Ed è proprio la piena che avanza nella Bassa a costituire la principale preoccupazione del Centro di Coordinamento degli interventi di emergenza. Tanto che la Protezione Civile ha deciso di prolungare il periodo di allerta fino alla mezzanotte di giovedì, perchè nella pianura «è possibile il verificarsi di ulteriori episodi di allagamento diffuso». Una piena, quella del fiume Secchia, «come se ne vedono ogni 50 anni: alla fine sono stati evacuati dal comprensorio della Bonifica Emilia Centrale, tra Reggio, Modena e Mantova, quasi 20 milioni di metri cubi d’acqua» spiegano i statistici, una piena tanto epr avere un’idea in grado di «far salire di circa 60 millimetri il Lago di Garda o a riempire oltre venti volte il Mapei Stadium» di Reggio Emilia, secondo le stime riferite dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale. Ma gli effetti sono drammatici, per capirlo basta guardae gli occhi gonfi di lacrime o “allucinati” per le notti insonni passate a rimuginare su come fare a ripartire dopo un evento che in poche ore ti ha portato via il tuo mondo, le tue cose, la tua azienda. Non a caso gli effetti sono stati paragonati al tristemente famoso uragano Sandy negli Stati Uniti. Per Confagricoltura, l’esondazione potrebbe avere fatto danni all’agricoltura “superiori al sisma” del maggio di due anni fa. Per non parlare delle conseguenze sulle ditte, i negozi, le fabbriche. Ci sono aziende che prima di mesi non potranno pensare di rimettersi in cammino. Quanto alla popolazione sono circa mille gli sfollati assistiti dalla Protezione civile in hotel e centri di accoglienza della Protezione civile a Modena, Mirandola, Medolla, Limidi, San Felice sul Panaro e Carpi. In tutto questo quadro a latitare, ancora una volta, è il governo nazionale. Complici i silenzi dei media nazionali, che hanno già fatto scomparire dai titoli non solo delle prime pagine, ma anche della cronaca interna il dramma vissuto dalla Bassa modenese. Una situazione che sta facendo crescere la rabbia nella popolazione e anche nelle autorità locali. Non a caso ieri il presidente della Regione, Vasco Errani, a Roma ha chiesto «la sospensione per almeno sei mesi di ogni adempimento fiscale e tributario» e ha seguito passo passo l’iter della richiesta di stato di emergenza, ma a Modena ciò che interessa sono i risarcimenti reali, effettivi che non si sa se arriveranno e in che proporzioni. Forse potrebbero arrivare come indennizzo per eventuali responsabilità se emergernno dalla cattiva manutenzione degli argini. Non a caso anche qui il dibattito è molto caldo. Il procuratore Zincani pare aver compreso l’importanza della cosa e assicura che vuole conoscere a fondo cosa è accaduto attraverso i documenti ufficiali. Ma veniamo alle buone notizie che coincidono con il ritirarsi delle acque nei comuni che per primi hanno subito l’invasione. A Bastiglia si sono viste le prime persone rientrare nelle case e iniziare al conta di danni e la ripulitura con l’aiuto dei volontari. E qui sono entrate in azione le idrovore. Lo stesso a Bomporto. Grande lavoro per l’Aipo che ieri sera ha incassato una lettera pubblica di ringraziamenti da parte di otto sindaci dei comuni colpiti per «la risposta immediata sia di Aipo che di Protezione Civile alla rottura improvvisa dell’argine. E spronano a lavorare per tornare alla normalità e per la sicurezza del territorio». Sono soddisfatti per il nuovo gruppo tecnico scientifico che indagherà le ragioni del cedimento dell’argine e verificherà anche quelli di Panaro e Naviglio, e annunciano per stamane «controlli puntuali aggiuntivi», per individuare eventuali cavità o tane di animali: Aipo e volontari della Protezione civile, accompagnati da imprese specializzate, «interverranno immediatamente dove necessario». «E’ ancora il momento – aggiungono – di fare fronte comune, cittadini e istituzioni, per affrontare una nuova tragedia, resa ancora più grave dalla ricerca di Giuseppe Salvioli».

Pagina 3 – Cronaca

Il governo snobba la Bassa ma il New York Times no

Dopo quattro giorni di totale emergenza nessuno ha speso parole di supporto Bonaccini: «Verrà il ministro Orlando». Critiche anche al presidente Napolitano

di Francesco Dondi Vuoi mettere a confronto la suggestiva immagine di un treno in bilico su una scogliera ligure, che bloccherà l’arrivo di migliaia di fans al festival di Sanremo, oppure la capacità drammaturgica degli allagamenti in Campania, con un’alluvione che ha colpito gli stessi luoghi dilaniati dal terremoto, allagato 75 chilometri quadrati di territorio, sommerso due paesi, messo a repentaglio 5mila posti di lavoro, devastato l’agricoltura di qualità? No, in teoria non dovrebbero esserci paragoni. In teoria, appunto. Perché di quell’alluvione che il Modenese sta vivendo nessuno ne parla o, ancora peggio, nessuno ne sembrerebbe essere a conoscenza se non fosse che l’ha raccontata pure il New York Times, al contrario di tanti media nazionali. Ricordate la venuta del glaciale premier Mario Monti pochi giorni dopo il sisma? Tutti a scandalizzarsi per la passerella, eppure arrivò un attimo dopo un provvedimento quadro su cui basare, bene o male, la ricostruzione. Bene, cinque giorni dopo l’alluvione – che, si badi bene, non è un allagamento – causata da una fessurazione (si chiama così adesso una voragine dovuta al crollo di un argine?) larga quasi 50 metri, il silenzio più assordante arriva da Roma. «Chiederemo lo stato di calamità naturale», si è affrettato a dire Errani, ben sapendo che un provvedimento spot non risolve la questione. Serve una norma primaria, che sospenda i pagamenti (mutui e bollette) e le tasse (in primis mini-Imu e Tares) e metta nelle condizioni cittadini e imprese di anticipare – perché, lo sappiamo, toccherà a loro sborsare i soldi – le spese per rialzarsi. Il segretario regionale del Pd e braccio destro di Renzi, Stefano Bonaccini, ha annunciato la volontà di portare nella Bassa il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando e il sottosegretario all’Agricoltura, Maurizio Martina. Quando verranno? Ancora non si sa. Ad accendere i riflettori sull’alluvione ci hanno provato i parlamentari Stefano Vaccari, Manuela Ghizzoni e Vittorio Ferraresi, con tre accorati interventi in Aula, ma è solo una goccia in un mare di acqua, fango e detriti. Interpellanze e mozioni sono state depositate dai parlamentari Pd, Carlo Giovanardi (Ncd) sulle nutrie, Michele Dell’Orco (M5s) su gasdotto e alta velocità, Giorgia Meloni (F.lli d’Italia) e Giovanni Paglia (Sel) eppure qualcosa manca ancora: il governo. Nessuna nota ufficiale, neppure un’algida parola di solidarietà, niente di niente. Il ridondante detto “gli emiliani sanno rimboccarsi le maniche e ce la faranno a rialzarsi da soli” evidentemente ha fatto scuola ed è stato talmente tanto abusato durante il terremoto, che alla fine ci hanno creduto davvero tutti. E nel calderone delle critiche ci finisce anche il presidente Napolitano, lo stesso che nel discorso di fine 2012 non fece neppure un cenno al terremoto, accusato dall’Idv regionale di essere venuto a Bologna per rendere omaggio al maestro Abbado, senza però pensare ad una “visita nelle zone colpite, per far sentire la vicinanza della massima istituzione nazionale alle persone e per mostrare al Paese intero il dramma che stanno vivendo”.

La Gazzetta di Modena 23.01.14

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«Avremo più danni che dopo il terremoto»
Bergamaschi di Confagricoltura: «Tante denunce documentate ma non hanno mai ascoltato»
«In agricoltura più danni dall’alluvione che dal sisma, siamo stanchi di fare denunce a vuoto», denuncia Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Modena.
Ogni giorno che passa l’alluvione scivola sempre più tra le tragedie annunciate. «Ci sono anche documenti del gennaio 2012, di una riunione a Soliera con gli agricoltori in cui si denunciava lo stato del Secchia – spiega la Bergamaschi – e non è il solo. Tutti quelli che abitano lungo il Secchia hanno, chi per iscritto, chi a voce, denunciato in che stato versava il fiume e l’Aipo ha sempre dato risposte laconiche». Il risultato è stato uno soltanto: l’incuria. “Garantisco che se io agricoltore vado sull’argine a fare della manutenzione di mia volontà mi multano. Abito vicino al Secchia da tre generazioni e ogni piena l’ho sempre vissuta con angoscia perché sapevo com’era la gestione del Secchia, insufficiente. E ora tutte le mie preoccupazioni sono realtà». Questa la denuncia della Bergamaschi, presidente provinciale di Confagricoltura ma anche vittima dell’alluvione: allevatrice di San Matteo, la sua azienda è stata una delle prime ad essere invasa. «Scordiamoci il terremoto, questo è peggio – continua – tra agricolo e non agricolo si stimano 10mila ettari allagati. Scordiamoci il frumento e anche i terreni, una volta liberi dall’acqua, saranno difficili da lavorare. Non voglio colpevoli, ma occorre assumersi delle responsabilità. Nel tempo le denunce sono state fatte, non sono mai state ascoltate e questo è il risultato. Ci sono denunce non solo di agricoltori, ma anche di cittadini, addirittura di sindaci. Mi piacerebbe che da questo errore imparassimo qualcosa, e che da qui riflettessimo e iniziassimo un cambiamento vero. La manutenzione non è una scelta politica, ma è una scelta morale ed etica. È un diritto vivere tranquilli»

La Gazzetta di Modena 23.01.14