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"Finti poveri e invalidi Stato truffato per 5 mld", di Giulia Pilla

Peculato, malversazione, abuso d’ufficio, concussione, corruzione. E poi sprechi e truffe firmate da falsi invalidi e fin- ti poveri. Tutto a danno della pubblica amministrazione, che poi è la collettività, per un ammontare di 5 miliardi l’anno.

Solo un paio di giorni fa le immagini degli italiani in coda per pagare il saldo di tasse nella confusione generata dal ritocco delle aliquote tutte rialzate nella necessità di rimpinguare le casse statali e far fronte alla spesa pubblica. Da quelle stesse casse una parte d’Italia attinge in modo improprio. In pratica ruba. La Guardia di Finanza ha segnalato 19mila responsabili, smascherato oltre 3.400 finti poveri e 389 falsi invalidi nell’ambito «dell’azione a tutela dell’economia e dei cittadini onesti» che, precisa, non è fatta soltanto di lotta all’evasione fiscale – altro diffusissima piaga – ma anche contrastando gli illeciti «che minaccia- no l’integrità delle risorse pubbliche».

Di qui l’intervento delle Fiamme Gialle per reprimere le frodi e la cattiva gestione delle «uscite» dal bilancio nazionale, da quelli locali e anche da quelli comunitari. Episodi indigesti per chi paga le tasse e vorrebbe che le risorse venissero ben spese. L’indignazione aumenta davanti alla notizia di illeciti commessi per accedere a forme di agevolazione previdenziali e sanitarie create per sostenere le fasce più deboli della società.

PENSIONI PER MALATTIE INESISTENTI

Nel 2013 sono stati 25 mila gli interventi della Guardia di Finanza, tra indagini verifiche e accertamenti. Con un’attenzione particolare verso i reati contro la Pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato, malversazione, abuso d’ufficio) commessi da amministratori funzionari e impiegati infedeli: alla fine ne sono stati contati e segnalati 19mila che in un modo o nell’altro han- no «sviato» le risorse pubbliche dalle finalità cui erano destinate. Oltre 4.300 sono state invece le denunce all’autorità giudiziaria di reati contro la Pubblica amministrazione. La voce «danni erariali» e «sprechi» costa oltre 3,5 miliardi di euro, di cui circa un terzo riferibile alla sola sanità pubblica. Il settore che più di altri pesa sui bilanci regionali e a cui molto spesso si deve il rischio di default delle Regioni.

C’è anche un altro tipo di truffa: trova protagoniste quelle imprese che, non avendone diritto, pur di avere finanziamenti italiani e/o comunitari, fanno carte false. Le indebite percezioni o richieste di fondi pubblici ammontano a 1,4 miliardi di euro: ai responsabili (alcuni responsabili) sono stati sequestrati bni, mobili e immobili, per 309 milioni.

Le frodi previdenziali e assistenziali «pesano» per 82 milioni di euro: si tratta principalmente di assegni o sostegni a invalidità inesistenti o più gravi di quelle reali, 389 casi quelli accertati; ci sono poi irregolarità nel lavoro agricolo (4.210 casi) e «assegni sociali» (445 ca- si).

Particolarmente colpito il Servizio sanitario nazionale: 1173 i truffatori denunciati per un «danno» equivalente a 23 milioni di euro. In 3.435 si erano invece dichiarati poveri, falsificando i dati su redditi e patrimoni pur di accedere ai benefici che la legge riserva alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Hanno così ottenuto – a scapito di altri – prestazioni sociali agevolate come l’accesso agli asili nido e ad altri servizi per l’infanzia, sconti sui ticket per le mense scolastiche, buoni libro per studenti e borse di studio, servizi socio-sanitari domiciliari ed agevolazioni per servizi di pubblica utilità, luce, gas o tra- sporti. Infine 1704 dipendenti pubblici e committenti sono stati segnalati per ca- si di incompatibilità e doppio lavoro, con conseguente contestazione di sanzioni amministrative per oltre 21 milioni di euro.

I nuovi dati delle Fiamme Gialle seguono di pochi giorni quelli relativi all’evasione fiscale accertata nel 2013. 57 miliardi tenuti nascosti al fisco. Con 8.315 evasori totali scoperti che hanno occultato redditi per 16,1 miliardi, ricavi non dichiarati e costi non deducibili scoperti sul fronte dell’evasione fiscale internazionale per 15,1 miliardi, ricavi non contabilizzati per 20,7 miliardi, oltre 4,9 miliardi di Iva evasa, di cui 2 mi-iardi riconducibili a «frodi carosello».

L’Unità 26.01.14

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Dai prof universitari ai dirigenti pubblici La truffa del doppio lavoro in nero”, di Fiorenza Sarzanini

Consulenze e prestazioni in conflitto con quelle statali: un danno da 8 milioni. Professori e ricercatori universitari che accettano consulenze oppure ottengono incarichi in società private. Alti funzionari di enti pubblici che svolgono attività in concorrenza o in conflitto con i compiti assegnati loro dallo Stato. Enti locali, Motorizzazione civile, Agenzia delle Entrate, Asl: sono migliaia i dipendenti con il «doppio lavoro». Dirigenti o semplici impiegati che, spesso in orario d’ufficio, sono altrove e percepiscono compensi «in nero». È uno dei capitoli del rapporto annuale della Guardia di Finanza sugli sprechi della «spesa pubblica» a destare maggior allarme. Perché si tratta di un fenomeno in crescita che drena le casse dell’Erario. Grave, come quello relativo al settore degli appalti che ha ormai raggiunto livelli da record: le gare «truccate» hanno causato nell’ultimo anno un danno economico di oltre un miliardo e 300mila euro.
«Baroni» e doppio lavoro
Sono decine i professori universitari già accusati di aver ottenuto incarichi in collegi sindacali e commissioni collaudi, ma anche consulenze per la realizzazione di progetti per aziende e addirittura docenze in strutture private. Una grave incompatibilità che — secondo le prime stime — ha provocato un danno di circa otto milioni di euro. Ma nuove indagini sono tuttora in corso su un fenomeno che ha dimensioni ben più ampie e non riguarda soltanto questo settore. Su 1.346 verifiche effettuate negli enti pubblici sono stati scoperti ben 1.704 impiegati con un secondo lavoro, nella maggior parte dei casi retribuito «in nero» e le sanzioni amministrative hanno superato i 21 milioni di euro.
Nella lista c’è un dirigente tecnico di svariati Comuni che faceva l’ingegnere per alcune imprese edili percependo oltre 200mila euro, esattamente come un suo collega impiegato in una Regione che però di euro ne ha presi 600mila. E poi un funzionario della Motorizzazione che effettuava perizie per i privati e un dirigente dell’Agenzia delle Entrate che aveva aperto uno studio da commercialista assistendo clienti che spesso avevano bisogno proprio per le contestazione di evasione fiscale, infermieri delle Asl che in realtà lavoravano in cliniche private.
I «cartelli» di imprese
Grave è la situazione per quel che riguarda gli appalti pubblici. Aumentano i controlli e migliorano i risultati ottenuti con interventi di prevenzione, ma il livello di corruzione dei funzionari che gestiscono settori strategici per l’economia del Paese si mantiene su livelli altissimi. Quello dei lavori Pubblici è certamente uno dei settori di maggiore interesse per chi deve garantire la legalità visto che il volume d’affari stimato dall’Autorità di Vigilanza del 2012 è stato di circa 95 miliardi di euro, equivalente al 5,9 per cento del prodotto interno lordo. Ebbene, nell’ultimo anno sono stati arrestati o denunciati «657 soggetti responsabili di turbata libertà degli incanti e frode belle pubbliche forniture». Dato ancora più eclatante emerge dall’attività svolta dai finanzieri su delega della Corte dei Conti perché «i soggetti segnalati alla magistratura contabile sono 1.186 soggetti e i danni erariali connessi a procedure di appalto un miliardo e 300 milioni di euro». L’illecito più grave, secondo quanto emerge dalla relazione, riguarda la costituzione di «cartelli preventivi tra imprese» che riescono in questo modo a pilotare le gare, oltre naturalmente all’erogazione di mazzette a chi deve materialmente gestire le procedure di assegnazione.
«Altre forme di illegalità — sottolineano gli analisti della Finanza — attengono alla materiale esecuzione dei contratti. In tale fase si annidano frodi nelle pubbliche forniture, inadempienze dannose per la regolare erogazione dei servizi pubblici, indebiti abbattimenti dei costi dell’opera tramite il ricorso al lavoro nero e ingiustificati rialzi dei valori delle commesse durante l’esecuzione, volti unicamente a drenare denaro pubblico in misura superiore a quella originariamente stabilita. Una realtà che si somma ai fenomeni di ingerenza della criminalità organizzata che sfociano in condotte violente o in comportamenti più subdoli di condizionamento dei mercati, con il riciclaggio e il reimpiego di cospicue masse di denaro provento di reato».
Da nord a sud, le modalità per truccare le gare mostrano spesso grande creatività. A Brindisi gli investigatori della Finanza hanno scoperto un’organizzazione formata da imprenditori e funzionari di una Asl che si spartivano i lavori riuscendo a eliminare la concorrenza. «Il meccanismo — è specificato nel dossier — consisteva nell’apertura fraudolenta e successiva chiusura delle buste contenenti le offerte economiche delle ditte, da parte dei componenti delle commissioni di seggio, tutte presiedute dal medesimo dirigente dell’Ufficio Tecnico, prima della procedura finale e nella comunicazione alla ditta “amica” delle informazioni acquisite per consentirle di formulare l’offerta più idonea».
Molto più sofisticato il sistema utilizzato a Monza dai titolari di alcune imprese che sono riusciti a ottenere commesse per 260 milioni di euro: la mazzetta veniva pagata «ai funzionari incaricati di redigere i capitolati di appalto dei vari bandi». I requisiti inseriti erano talmente stringenti da far risultare vincitrice sempre la stessa impresa. Un meccanismo simile a quello utilizzato a Milano da un ex dirigente del Comune che ha «venduto» a un imprenditore disposto a versare tangenti quattro appalti relativi ai servizi per la gestione delle «Case vacanza extraurbane», strutture che generalmente vengono utilizzate per l’accoglienza dei bambini durante il periodo estivo.
In questi casi di cattiva gestione dei fondi pubblici rientrano certamente le frodi su risorse nazionali e all’Unione europea, che possono causare gravi danni all’Italia soprattutto per quanto riguarda l’immagine internazionale. Perché anche nel 2013 si conferma altissima l’entità dei finanziamenti ottenuti per realizzare progetti in realtà inesistenti o comunque dal valore molto inferiore rispetto a quello dichiarato. Il bilancio finale parla di «indebite percezioni o richieste di fondi pubblici destinate al sostegno delle imprese pari a un miliardo e 400 milioni di euro».
Di questi, quasi un terzo provengono dall’Ue. «L’attività ispettiva della Guardia di Finanza — è scritto nella relazione annuale — ha consentito di individuare oltre 433 milioni di euro di provvidenze comunitarie indebitamente percepite o richieste riferibili a due settori di contribuzione: le Politiche agricole e i Fondi strutturali, nonché di segnalare all’autorità giudiziaria 793 soggetti per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato».
Fiorenza Sarzanini

Il Corriere della Sera 26.01.14