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"Legge elettorale, Renzi e Berlusconi ricuciono. Si tratta su premio di maggioranza al 37%", da repubblica.it

“E’ evidente che anche Berlusconi oggi è a un bivio. La partita è complicata, noi abbiamo fatto un accordo molto serio che prevede alcuni paletti, ci sono un paio di ipotesi di emendamenti, io confido che si possa chiudere rapidamente”. Così Matteo Renzi, intervistato a Ballarò, al termine di una giornata scandita dalle voci sulle telefonate intercorse tra il segretario Pd e il Cavaliere per rimettere nei binari giusti la trattativa sulla legge elettorale. Voci non confermate, ma nemmeno smentite, sia da fonti del Pd sia di Forza Italia. Mentre viene smentito dal portavoce della segreteria Pd Lorenzo Guerini un faccia a faccia Renzi-Berlusconi previsto per domani.

“Credo che il problema non sia fare un nuovo incontro” con Berlusconi, spiega Renzi a Ballarò, “il problema è se riusciamo a stringere adesso. E anche se riusciamo a vincere le procedure parlamentari, che mi confermano una volta di più, per come sono complicate e farraginose, che bisogna superarlo il bicameralismo perfetto. Siamo veramente a un passo, è lì. L’accordo su legge elettorale e riforme è a un passo e sarebbe un peccato buttare via questa occasione”.

I contatti con Berlusconi ci sono e, riferiscono fonti bene informate, i due partiti stanno ragionando su una possibile mediazione che sciolga i nodi sulla nuova legge elettorale. L’ipotesi al vaglio è quella di alzare la soglia per ottenere il premio di maggioranza dal 35 al 37 per cento.

Un punto di equilibrio si sarebbe trovato anche sulla questione della ridefinizione dei collegi: Renzi e Berlusconi avrebbero concordato di affidare la delega al governo, ma secondo una tempistica inferiore ai tre mesi precedentemente preventivati.

Infine, ci sarebbe un via libera da parte di Forza Italia alle candidature plurime, ma con la fissazione di un tetto massimo (si ipotizza non più di tre o quattro), modifica chiesta da Alfano.

Dal partito di Berlusconi si sottolinea tuttavia che al momento si sarebbero fatti passi in avanti ma che nessuna intesa sulle soglie è stata ancora chiusa, complice anche il fatto che il Cavaliere non vedrebbe di buon occhio l’abbassamento delle soglie di ingresso, dal 5 al 4% per i partiti in coalizione e dall’8 al 7% per quelli che si presentano da soli. L’intesa reintrodurrebbe invece la cosiddetta norma “salva Lega”, che prevede il ripescaggio dei partiti fortemente radicati in un determinato territorio qualora questi superino l’8% dei voti in 7 circoscrizioni. Inclusa la previsione di primarie regolate per legge ma non obbligatorie, resta la chiusura netta di Berlusconi alle preferenze.

Slitta di un giorno, intanto, l’approdo in aula: al 30 gennaio, ma le votazioni non si avvieranno prima di febbraio. Il 31 gennaio infatti è stato deciso il ritorno in assemblea del decreto ambiente sulla Terra dei fuochi. Notizia confermata da Renato Brunetta, che in serata garantisce: “L’accordo tra Berlusconi e Renzi, l’accordo tra Forza Italia e Partito democratico regge, tiene”.

Alfano: “Renzi sostenga ed entri nel governo”. I nodi della legge elettorale si intrecciano evidentemente con l’assetto di governo, che oggi è talmente precario da congelare l’annunciato ‘patto di coalizione’ per il 2014. Con il leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano, a reclamare la concreta partecipazione di Renzi in “un nuovo governo che abbia il sostegno del nuovo leader Pd”. “Io non credo che ci voglia un rimpasto o un rimpastino – dice il vicepremier a Porta a Porta -. Se non c’è questo sostegno di Renzi” che si traduce “con uomini di Renzi nel governo, non si può proseguire, non si può andare avanti”.

Alfano spiega che uno sbarramento del 4 per cento sarebbe preferibile perché “era la soglia del Mattarellum ed è anche quella che si applica per le europee. Inoltre – sottolinea – si tratta di un milione e 300mila voti e io credo che chi ha quel consenso abbia diritto ad entrare in parlamento”.

Trattativa riparte dopo tensioni. La revisione del Porcellum assomiglia tanto a una bomba che, dopo lo scontro di ieri tra Pd e Forza Italia, rischia di far esplodere l’esecutivo guidato da Enrico Letta. Ecco perché la trattativa sull’Italicum tra lo stesso Renzi e Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, oggi riparte con l’obiettivo di dipanare i punti su cui si sta consumando lo scontro.

Ieri sera era sembrato che Renzi e Denis Verdini, plenipotenziario di Fi, potessero raggiungere una sorta di intesa sul premio di maggioranza. Poi era giunto lo stop di Renato Brunetta: “Nessun accordo sull’innalzamento della soglia dal 35 al 38 per cento. Per noi i patti vanno mantenuti. Noi li manterremo e speriamo che li mantenga anche il Pd”. Retromarcia commentata, alcune ore più tardi, da Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria Pd: “Le modifiche al 35 per cento? Verdini sa bene che sono fondamentali”.

Si riprende oggi dall’ipotesi di un nuovo incontro Renzi-Berlusconi in giornata, che perde consistenza col passare delle ore. Finché da Firenze Renzi interviene su Facebook con toni che sanno di furia: “Ieri ho chiesto ai nostri deputati di ritirare gli emendamenti per far cadere ogni alibi sulle divisioni interne. Bene, adesso tocca al Parlamento. Personalmente non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare, se qualcuno vuol far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al paese”.

da repubblica.it

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