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"Obama: il 2014 sarà l'anno della svolta per l'America", di Marco Valsania

“Let’s make it a year for action”. Facciamo diventare il 2014 un anno dedicato all’azione. Quello di Barack Obama al Congresso e alla nazione ha voluto essere ieri notte un discorso più che ispirato da grande oratoria capace di delineare obiettivi concreti. Perchè lo stato dell’Unione migliora, ma non abbastanza rapidamente, malato di crescenti sperequazioni economiche e sociali. E perchè lo stato della sua presidenza, la sua popolarità, è in affanno, per le scarse iniziative che è riuscito a far decollare nell’ultimo anno.

Obama ha spiegato fin dalle prime parole come intende reagire all’impasse: ha invitato il Congresso a muoversi, ma ha detto che ovunque potrà userà direttamente i poteri della sua presidenza per restituire alla portata di tutti il sogno americano fatto «di opportunità», a cominciare dal lavoro. Un sogno che vuole cominciare a ricostruire con una dozzina di progetti sui quali può far scattare decreti unilaterali della Casa Bianca, dall’aumento del salario minimo per i dipendenti di aziende appaltatrici del Governo a nuovi conti di risparmio pensionistico, da poli manifatturieri a nuovi piani di riqualificazione professionale, fino ad accordi con le aziende per l’assunzione di disoccupati cronici e per collegare le scuole con Internet ad alta velocità.

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«Ovunque e quandunque io sia in grado di prende iniziative senza bisogno di leggi per espandere le opportunità per un numero maggiore di famiglie americane, questo è ciò che farò», ha detto nel suo quinto discorso sullo Stato dell’Unione, con davanti ancora tre anni di mandato alla Casa Bianca ma alle spalle più di metà dell’opinione pubblica che oggi boccia la sua presidenza e un anno di scarse iniziative di politica interna coronate da successo.

L’iniziativa di maggior effetto è scattata sul salario minimo, che alzerà a 10,10 dollari da 7,25 chiedendo al Congresso di seguirlo facendo dell’aumento una legge nazionale. «Ho chiesto al Congresso di alzare il salario minimo ma non c’e’ bisogno di aspettare», ha incalzato. « Alcune aziende già l’hanno fatto». Qui ha citato come esempio da seguire quello di John Soranno, famiglia di origine italiana che ha imparato ad amare la pizza quando viveva a Milano. La sua catena di pizzerie, Punch Pizza a Minneapolis, ha da tempo adottato il nuovo minimo salariale di dieci dollari. «Oggi – ha ricordato Obama – il salario minimo vale il 20% in meno di quando era presidente Ronald Reagan».

Di forte richiamo è stato anche il nuovo piano pensionistico da offrire a chi non ha accesso a conti di previdenza aziendale, i cosiddetti 401(k). Qui il Tesoro è stato incaricato di lanciare nuovi conti ai quali i lavoratori potranno destinare parte del loro salario con vantaggi fiscali e che saranno investiti in sicure obbligazioni federali. Tra le altre azioni unilaterali Obama ha delineato un riesame dei programmi per la riqualificazione affidata al vicepresidente Joe Biden e soprattutto la creazione di poli manifatturieri hi-tech in partnership con il settore privato, sei solo quest’anno, per rilanciare innovazione e competitività. Un gruppo di aziende, da Dow Chemical a Bank of America, si è inoltre impegnato direttamente con il presidente a non discriminare contro disoccupati di lungo periodo nelle assunzioni e un altro gruppo, tra cui Apple e Verizon, a offrire collegamenti broadband alle scuole.

Obama non ha dimenticato, per azioni di più ampia portata e al di là del salario minimo, di chiamare in causa il Congresso, seppur recalcitrante in un anno di elezioni parlamentari e con la Camera dominata dai repubblicani. Ha chiesto anzitutto che proceda con la riforma dell’immigrazione: «Bisogna rispondere alle richieste di aziende e sindacati e correggere il nostro sistema di immigrazione in crisi. Perchè una riforma dell’immigrazione, che deve avvenire quest’anno, può contribuire anche alla crescita economica e alla riduzione del deficit». E ha chiesto l’autorità di fast track per concludere accordi commerciali, dall’Asia all’Europa. Ha invocato nuovi fondi pubblici per l’istruzione e la ricerca, dalla medicina a nuove leghe di metalli. E riforme delle leggi sui brevetti, per evitare continue paralisi legali nelle battaglie tra aziende. Ha difeso infine la sua strategia per l’energia, che prevede lo sviluppo di tutte le fonti energetiche, dal petrolio al solare. Annunciando però anche nuove regole di protezione ambientale: intende introdurre più stringenti norme sui consumi di carburante per gli autocarri dopo averle gia’ introdotte per le vetture. Il cambiamento climatico, ha aggiunto, «è un fatto, occorre muoversi verso una futuro energetico più pulito».

Obama ha anche toccato temi di politica estera e di sicurezza, dalla pace in Medio Oriente al disgelo con l’Iran e alla chiusura entro quest’anno del carcere di Guantanamo. Ma il messaggio finale – e il motivo centrale del discorso – è rimasto però quello di politica interna, della lotta alla diseguaglianza e per più diffuse opportunità. «Dopo quattro anni di ripresa la diseguaglianza è peggiorata e la mobilità sociale è in stallo», ha detto Obama, «dobbiamo invertire queste tendenze». E la «miglior misura delle opportunità è l’accesso a un buon lavoro». È questa «l’America che vogliamo per i nostri figli» ed è «a portata di mano». Poi ha concluso con un appello all’opinione pubblica che è parso tuttavia anche la misura della sfida che ha davanti: «Credeteci».

Il Sole 24 Ore 29.01.14