partito democratico, politica italiana

"Astensione, un doppio rischio", di Gian Enrico Rusconi

Il vergognoso comportamento grillino in Parlamento e la faticosa prosecuzione del dibattito sul sistema elettorale, influenzeranno l’atteggiamento dei molti, troppi cittadini che da tempo si astengono dal voto? In quale direzione?
Non è una domanda secondaria. Con il nuovo sistema elettorale infatti gli elettori di ritorno potrebbero fare la differenza decisiva per la conquista del premio di maggioranza. E quindi favorire un nuovo indirizzo della prassi politica.
Se così fosse, saremmo al paradosso che il successo del partito vincente, ottenuto per qualche percentuale in più, dipenderà dal comportamento di quei cittadini che hanno seguito con indifferenza se non con disgusto la vita politica di quest ultimi anni. Cittadini che non si sono lasciati coinvolgere in «primarie» o in altre mobilitazioni più o meno fittizie promosse dai partiti. Che hanno avuto simpatia per il movimento di Grillo, ma poi si sono ricreduti.

In realtà delle intenzioni degli astenuti e di un loro eventuale ripensamento conosciamo molto poco. Non sappiamo se i potenziali elettori provenienti da quel terzo di aventi diritto al voto che hanno dichiarato di rimanere lontano dalle urne o di votare scheda bianca, rimarranno dubbiosi di fronte alle metamorfosi e alla convulsioni del panorama politico. Se stanno volonterosamente raccapezzandosi davanti al renzismo, al new look del berlusconismo, al grillismo fuori controllo. O se invece rimangono scettici di fronte alle capacità innovative legate ad un eventuale nuovo sistema elettorale.
Le indagini demoscopiche ci informano sulle piccole variazioni percentuali delle formazioni politiche note, grandi e piccole, guidate dalle solite facce da talk show. Sono invece in difficoltà nel quantificare e qualificare il potenziale elettorale di coloro che, abbandonando l’astensione, creerebbero la massa critica decisiva per una nuova linea politica.

L’attuale astensionismo è composto da due raggruppamenti che si intersecano e si sovrappongono. Da un lato ci sono gli elettori di ceto medio allargato verso il basso, ma privati ormai di ogni precisa identità socio-culturale, entrati in sofferenza. Un tempo si sarebbero lasciati chiamare «moderati». Tali si considerano in fondo ancora, anche se incidentalmente alcuni di loro si sono aggregati a forme di protesta clamorose ma estemporanee come «i forconi» (pensiamo a quanto è successo a Torino alcune settimane fa). La loro collocazione rimane la grande area di centro con le sue tipiche varianti e oscillazioni verso destra e sinistra. Lì si giocherà – ancora una volta – la partita decisiva..
La seconda componente, minore ma più qualificata, è la galassia chiamata «giovani» (con confini anagrafici incerti dopo la trentina). La sua collocazione è difficile se si seguono i tradizionali parametri di destra e sinistra. Certamente è trasversale per classe, per qualità di aspettative, per livelli di pazienza e di impazienza. Ma se fossero davvero valorizzati i loro potenziali di risorsa, sempre enfaticamente e retoricamente evocati da tutte le forze politiche, «i giovani» farebbero saltare definitivamente la tradizionale geografia politica.
Notoriamente però sinora non si è fatto nulla di incisivo nei loro confronti. Nelle scorse settimane il dibattito politico-mediatico è stato assorbito dalla questione elettorale in modo così ossessivo e esclusivo da cancellare ogni riferimento operativo alle riforme che si dovrebbero fare. Certo, è risuonata continuamente la litania: «crescita», «lavoro», «giovani», «tasse», «Europa» ecc. Ma con una vaghezza impressionante. Lo stesso schema renziano del Jobs act è rimasto nel vago.

Ma prima della prova elettorale nazionale ci sarà la grande incognita delle elezioni europee. Arriveremo impreparati. Prima di quell’appuntamento infatti le forze politiche pro-Europa non riusciranno a mettere a punto discorsi credibili e precisi sulle innovazioni da apportare, anche a livello istituzionale, per un’autentica governance europea. Diranno solo belle parole e faranno affermazioni di principio. Sarà quindi facile per le forze ostili all’Europa e/o all’euro lasciarsi andare alle loro irresponsabili proposte demagogiche di uscita dalla moneta unica ecc. Sarà la linea Grillo, anche per disincagliare il suo movimento finito sugli scogli.
Di fronte a questa situazione è facile prevedere un alto tasso di astensione dalle urne europee. Ancora una volta.

da www.lastampa.it