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"Renzi: «Lo schema può cambiare». La discussione sul governo rinviata al 20", di Rudy Francesco Calvo

Matteo Renzi non chiude la porta a nessuna ipotesi. Anzi, nel suo intervento conclusivo alla direzione del Pd di ieri, ha proposto addirittura di riconvocare quell’organismo il 20 febbraio con un unico, chiaro punto all’ordine del giorno: la scelta tra continuare a sostenere questo governo, dar vita a un Letta bis o portare lo stesso Renzi a palazzo Chigi. «Io – ha chiarito il segretario dem – non mi sono mai allontanato dallo schema che ci ha posto il presidente del consiglio: un percorso di 18 mesi per uscire dalla crisi finanziaria e approvare un pacchetto di riforme. Vogliamo cambiare schema? Parliamone».

Non è arrivato, quindi, quel “no” chiaro di Renzi all’ipotesi della staffetta a palazzo Chigi, l’unica risposta che avrebbe definitivamente archiviato quella soluzione.

E quel “no” non è stato pronunciato nemmeno da Graziano Delrio, nell’incontro mattutino con il capo dello stato, che certamente ha segnato anche l’andamento della direzione. Giorgio Napolitano ha chiesto al ministro, con il quale ha un buon rapporto, un chiarimento rispetto ai tanti articoli dedicati dai giornali a questa ipotesi. E Delrio non ha potuto fare altro che riferire al presidente le tante pressioni giunte al Nazareno da parte degli altri partiti della maggioranza e dalle parti sociali (Confindustria in testa), il nulla osta manifestato da Silvio Berlusconi, la richiesta di uno scatto proveniente dalla minoranza interna. Napolitano ha preso atto della situazione, pur rimanendo dell’idea che il governo Letta debba proseguire nel proprio lavoro.

«Tutto voglio tranne che galleggiare», ha garantito il premier davanti alla platea del suo partito, al quale ha chiesto di diventare «protagonista della storia di questo paese», conducendo il percorso delle riforme e mantenendo un «gioco di squadra» con l’esecutivo. Parole che, però, non hanno convinto soprattutto la minoranza cuperliana, nella quale le posizioni favorevoli a un avvicendamento a palazzo Chigi acquistano sempre più forza. A esplicitarle, nella fase finale della riunione di ieri, sono stati Gianni Cuperlo e Matteo Orfini. «Sia il segretario ad assumere una iniziativa chiara – ha chiesto il primo – e troverà una piena responsabilità da parte di tutti». E il secondo ha ribadito la necessità di «un nuovo patto di governo da riscrivere insieme, su cui il Pd deve spendersi».

A quel punto, però, Renzi aveva già deciso: la discussione ci sarebbe stata. E senza alcuna preclusione. Perché se il Pd è l’unico partito che può dare una «speranza» al paese, è anche vero che «il pacchetto delle riforme», a partire dalla legge elettorale, è solo «l’inizio della concretizzazione della speranza». Letta è in grado di proseguire per quella strada? La risposta è rinviata a dopo l’approvazione dell’Italicum a Montecitorio e, a quel punto, Renzi apparirà certamente più forte e per il premier (e il capo dello stato) sarà più difficile arginare le richieste di chi chiede la “staffetta” tra i due.

Decisione rinviata, quindi, ma la giornata di ieri ha sciolto un nodo che non era per niente scontato: Matteo Renzi vede se stesso a palazzo Chigi, anche senza passare dal voto. Sono state vinte, quindi, le resistenze dei più scettici tra i “suoi” (ieri in direzione avevano manifestato la loro contrarietà Paolo Gentiloni e Ivan Scalfarotto) mentre si fa strada la linea – trasversale alle aree interne e a tutta la maggioranza – di chi vuole che la legislatura prosegua anche oltre il 2015.

da www.europaquotidiano.it

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“Letta non va fuori tema: fare le riforme in fretta e gioco di squadra”, di Mariantonietta Colimberti
Il presidente del consiglio ha evitato motivi di polemica e sottolineato la priorità delle riforme: «La prossima settimana sarà decisiva». Poi si parlerà del governo. Letta non va fuori tema: fare le riforme in fretta e gioco di squadra

Impegno 2014 non era all’ordine del giorno e il premier non l’ha neppure nominato. Enrico Letta intervenendo al Nazareno ha evitato accuratamente qualsiasi motivo di polemica, accettando lo schema di gioco del segretario. I due si erano visti brevemente prima che la direzione iniziasse ed è probabile che allo stile tenuto da entrambi abbia contribuito il contenuto dell’incontro.

Letta è apparso interessato a evidenziare i motivi di accordo con il segretario: le ragioni della tensione con il M5S, l’ingresso nel Pse, l’urgenza delle riforme. «La prossima settimana sarà decisiva» dice il presidente del consiglio, le riforme devono andare di corsa, bisogna arrivare alle europee con il Porcellum archiviato, una nuova legge elettorale e con le riforme del senato e del Titolo V approvate in uno dei rami del parlamento.

Il richiamo convinto al «gioco di squadra» venuto da Letta si inscrive nella linea che il premier ha tenuto sin dall’inizio della dialettica col segretario: il governo va avanti ad attuare il suo programma e a “fare” la cose in Italia e fuori d’Italia, il capo del partito deve portare a casa il risultato di riforme fondamentali e da lungo attese dal paese.

Ieri per il governo è stata una giornata imporante: dopo il successo del viaggio di Letta nei paesi arabi, il consiglio dei ministri ha varato una serie di misure economiche e non (risorse per le regioni colpite da avversità atmosferiche, disegno di legge per ridurre i costi delle assicurazioni auto, incentivi per la ricerca delle imprese) e si è svolta la prima riunione del comitato sulla Terra dei fuochi in attuazione del decreto appena convertito in legge.

Insomma, il messaggio è: il governo va avanti anche se in questo momento il Pd ha un’altra priorità; la prossima settimana si vedrà come andrà il percorso parlamentare della legge elettorale; infine, si affronterà la discussione con il partito. «Non voglio galleggiare» ha ripetuto Letta in direzione. Nessun accenno a rimpasti e cose del genere.

Se ne riparlerà il 20, secondo quanto annunciato da Renzi nella sua replica. Fino ad allora, il governo continuerà a lavorare per il paese. Poi si vedrà.

da www.europaquotidiano.it