attualità, economia

"Zero controlli e leggi cancellate, così vince il partito dell’evasione", di Roberto Pietrini

In un libro i regali di Berlusconi a chi non paga le tasse.

ROMA — Prodi e Visco costruiscono. Berlusconi e Tremonti smontano. Il centrosinistra cerca, con tenacia, di mettere in campo misure contro l’evasione. Il centrodestra, arriva, e passa un colpo di spugna. La storia degli ultimi vent’anni del contrasto all’Italia dei furbi, che non paga le tasse e le carica sui contribuenti onesti, si può riassumere così.
Fino ad oggi è stata una sensazione, un oggetto di contesa politica, ma ora si trasforma in una dettagliata indagine supportata da cifre e inconfutabili basi scientifiche. La tela di Penelope della lotta all’evasione italiana è raccontata in un puntuale libro di Stefano Livadiotti, giornalista dell’Espresso, che esce oggi con un titolo eloquente: “Ladri. Gli evasori e i politici che li proteggono”, edito da Bompiani.
Il cuore del volume è un grafico che narra la consistenza dell’evasione fiscale in Italia negli ultimi trent’anni, governo dopo governo. Alle soglie del 2001, quando Berlusconi vinse le elezioni con l’ineffabile slogan “meno tasse per tutti”, l’Italia era appena uscita da un periodo assai difficile, segnato dai giorni duri per l’ingresso nell’euro, ma gli evasori erano in ritirata. I governi Ciampi, Amato e il primo Prodi avevano portato ai minimi termini il rapporto tra pressione fiscale effettiva (quella che tiene conto anche del “nero” e dunque è più alta) e quella apparente (cioè quella ufficiale): la forbice si stringeva e i contribuenti disonesti arretravano.
L’arrivo del Cavaliere invertì disastrosamente la tendenza: il mega condono del 2002-2004, che portò nelle casse dello Stato 26 miliardi, diede la certezza agli italiani che si poteva evadere tranquillamente. Tanto, prima o poi, un condono sarebbe arrivato.
Il filo spezzato fu riannodato, tra il 2006 e il 2008: Prodi e l’instancabile ministro delle Finanze Vincenzo Visco si misero nuovamente al lavoro. Le misure sono agli atti dei documenti parlamentari: tracciabilità dei pagamenti per i professionisti, elenco clienti-fornitori, stretta sui pagamenti in contante, pubblicazione degli elenchi delle dichiarazioni dei redditi. Quattro provvedimenti regolarmente cancellati con l’arrivo di Berlusconi.
Il lavoro di Livadiotti – anticipato dall’Espresso di oggi – calcola il costo in termini di gettito della rinuncia a ciascuna di queste misure. Ricordate la tracciabilità dei pagamenti per i professionisti? Tutti gli incassi di dentisti e avvocati dovevano affluire dentro un conto corrente «dedicato» e oltre i 100 euro niente contante. Fu adottata nel luglio del 2006 e subito l’imposta sul reddito dei lavoratori autonomi aumentò il gettito del 12,1%. Quando Tremonti la cancellò, nel 2008, il calo del gettito fu immediatamente del 2,9%. Stesso copione per l’introduzione dell’elenco clienti fornitori, cioè l’obbligo di trasmettere telematicamente ogni incasso all’Agenzia dell’entrate: l’Iva ebbe un boom, che si sgonfiò quando al timone arrivò il centrodestra.
E’ solo una strategia malsana, che vede nelle tasse il male assoluto, a guidare la mano del berlusconismo? Purtroppo la spiegazione, che emerge dal libro, è più desolante. Sociologi e politologi assicurano che, dopo la caduta delle ideologie, in Italia il partito degli evasori è diventato determinante. Per vincere le elezioni.

da la Repubblica