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Nella scuola della violenza in bagno “Quella si è inventata tutto per i soldi”, di Massimo Calandri

La sedicenne isolata. I compagni degli arrestati: li hai rovinati

— Alle cinque di ieri pomeriggio la ragazzina è nello studio dell’avvocato, insieme ai genitori e alla sorella più grande che le accarezza piano i capelli, sussurrandole di non piangere. Sul suo cellulare arriva un altro messaggio. È la madre che lo legge, perché lei no, non ce la fa più. «Ma ti rendi conto di che cazzo hai combinato?», scrive un compagno di classe. La donna consegna il telefonino al legale, sono venuti per quello. Per le decine di sms arrivate in questi giorni: contengono soprattutto insulti e minacce alla sedicenne, che da vittima del branco è diventata colpevole.
In un caso uno studente ha fotografato la locandina di un giornale che racconta dell’arresto dei quattro coetanei: «Li hai rovinati per tutta la vita». In un altro le intimano: «Non farti vedere mai più». E poi: «Bugiarda», «Racconta la verità », «Avevi detto che non era andata così». L’avvocato Maria Teresa Bergamaschi spiega però che ci sono anche messaggi di un altro tono: «Come stai?», chiede un’amica. «Ci manchi», prova a confortarla un’altra.
Il legale non dice che esistono due sms ancora, forse i più importanti: li avrebbero scritti due degli studenti indagati per la violenza, uno è stato inviato il giorno dell’aggressione. Poche parole per consigliare alla sedicenne di non raccontare in giro tutto ciò che è davvero successo quella mattina nello spogliatoio dell’istituto scolastico. I messaggi sarebbero indirettamente la prova che non era «solo uno scherzo», come invece raccontano a scuola. Ma i quattro indagati, ora ospiti di diverse comunità per minori, avranno presto l’opportunità di raccontare la verità: potrebbero essere convocati al Tribunale dei minori di Genova già stamani, gli interrogatori sono fissati al più tardi per lunedì.
All’istituto alberghiero Migliorini di Finale Ligure dicono che il preside, Luca Barberis, abbia ordinato agli studenti di lasciar perdere i giornalisti. E però i ragazzi proprio non ce la fanno. Sembra quasi sia la prima volta che possono colmare un vuoto di comunicazione tra loro e gli adulti, due mondi che parlano un linguaggio diverso. Allora disobbediscono al preside, anche se finisce che ripetono la stessa cosa: «Quella si è inventata tutto. Non c’è stato nessuno stupro. Nessuna violenza sessuale». Era solo un gioco. Appunto.
I compagni di classe della prima G scuotono la testa, quasi perdono la pazienza: perché raccontano, ma sembra che tra i grandi nessuno ascolti. Era uno scherzo e quelli finiti nei guai sono bravi ragazzi. «Ragazzi come noi, possibile che non riusciate a capire?». Non c’è stata violenza perché non c’è stato stupro, spiegano: i quattro l’hanno «solo» trascinata a forza nello spogliatoio, l’hanno «solo» palpeggiata cercando di toglierle la camicetta, e «solo» obbligata ad inginocchiarsi davanti ad uno di loro con i pantaloni abbassati, mentre un compagno le spingeva il viso contro i boxer di quello mimando un rapporto orale. È successo «solo» questo, che volete ancora?
Cristina Maggia, procuratore presso il Tribunale dei Minori genovese, ha fatto una precisazione: «Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà». Il magistrato ha detto che «una eccessiva enfatizzazione mediatica» contribuisce a accrescere il disagio e «stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch’esse rilevanza penale».
L’avvocato della vittima è sulla stessa lunghezza d’onda e cioè: giornali più televisioni hanno detto che quattro studenti sono accusati di essere degli stupratori. In realtà quella denunciata è stata una violenza sessuale. Gli studenti non hanno capito e — come la migliore amica della sedicenne aggredita, che su Facebook le si è rivoltata contro — se la sono presa proprio con la vittima, accusata di essere una «bugiarda». Surreale.
«Questi ragazzi non hanno nessuna percezione della gravità del loro comportamento. Dicono sia normale. Che quelli sono scherzi che si vedono anche su internet», spiegano gli investigatori che li hanno ascoltati dopo la denuncia. Un linguaggio diverso, un mondo diverso. Come cercano di spiegare i ragazzi all’uscita della scuola. Su Facebook tra gli studenti dell’alberghiero qualcuno sembra dare fiducia alla sedicenne. «In una scuola ‘ste cose non dovrebbero proprio succedere». «E pensavamo di andare in una scuola quasi seria». Poi c’è chi va giù duro: «Non è vero nulla: la ragazza in questione ha mandato un sms a una sua amica con scritto: non mi hanno nemmeno sfiorata, l’ho fatto solo per i soldi. Cosa che si sapeva, quello che hanno scritto sono cazzate e ha confermato anche il preside ».
Maria Teresa Bergamaschi parla a nome della famiglia della vittima. Spiega che la piccola «è un soggetto
introverso ora in uno stato di profonda prostrazione. Le affiancheremo un supporto psicologico, siamo molto preoccupati. Speriamo che, chiarendo che non ha denunciato uno stupro ma una violenza sessuale, la sua migliore amica e gli altri compagni tornino a stare dalla sua parte». Si rigira tra le mani il cellulare della ragazzina: «Ci sono certi messaggi che non potete nemmeno immaginare. Sgrammaticati, violenti, brutali. Senza pietà. Come se venissero da un altro mondo».

da la Rpubblica