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"Italicum urgente ma senza forzature: il tavolo tra Renzi e i partiti minori", di Francesco Losardo

Le soglie di sbarramento: quelle sì potrebbero cambiare, scendendo dal 4,5 per cento al 4 per i partiti coalizzati e dal 12 al 10 per le coalizioni. Ultime notizie dal fronte Italicum. Il movimento non si vede, ma c’è. Il sussurro dei giorni scorsi è diventato un mormorio: il patto Renzi-Berlusconi potrebbe essere “addolcito” nei confronti dei partiti minori. Non sulle preferenze, però: lì il Cavaliere e il segretario del Pd non cedono di un millimetro.
«Renzi non mostra fretta di forzature e, se questo è l’impianto con cui accoglie tutti, è perché vuole traguardare la legge elettorale». «Traguardare», nel politichese della Seconda repubblica in viaggio verso la Terza, significa incassare. In filigrana molti degli interlocutori politici passati per la Sala del Cavaliere di Montecitorio dove il presidente incaricato sta svolgendo le consultazioni per la formazione del nuovo governo hanno colto segnali di pace sull’Italicum. «La legge elettorale Renzi la mette sempre in premessa», raccontano tutti quelli che sono sfilati davanti a Renzi e ai suoi due “corazzieri”, Del Rio e Guerini. Ma è il modo tutt’altro che aggressivo con cui Renzi approccia il tema dell’Italicum ad aver spiazzato positivamente i partiti minori e «i maggiori dei minori». Modi gentili per ottenerne la fiducia e poi calare la mazzata dell’intesa con FI sulla testa dei “nanetti”?
Non sembra una sceneggiata quella di Renzi, dicono i “piccoli”. Il leghista Maroni ieri faceva sarcasmo sugli impegni assunti da Renzi: «Ha detto che entro fine febbraio ci sarà l’approvazione della legge elettorale, mi pare complicato». Ma Renzi non ha mai parlato di approvazione dell’Italicum a febbraio, che finisce tra nove giorni, weekend e voto fiducia al suo nuovo governo inclusi. «Entro febbraio compiremo un lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorale da portare all’attenzione del parlamento», è stata la prudente formula usata dal presidente incaricato.
«Urgente», aveva detto Napolitano della legge elettorale affidandogli l’incarico. «Urgente», dice Renzi. Ma con senno. Il che non significa stallo: in marzo la legge elettorale metterà il turbo alla camera per essere sparata come un missile ai senatori, cui Renzi e Berlusconi concederebbero il “contentino” di limare le soglie di sbarramento. Poi di nuovo alla camera per il varo definitivo. In fondo tranquillizzare i partiti coalizionabili aiuta Renzi e Berlusconi a vivere meglio. E le recenti giravolte di Casini che fa intravedere alleanze a Forza Italia servirebbero ad ammorbidire il Cavaliere.
Se questa è la piega che sta prendendo l’Italicum, si capisce perché tra i partiti minori ci si senta più rassicurati. Anche sullo spettro del voto anticipato. Dice uno dei politici ricevuti dal premier incaricato: «Non credo che Renzi voglia andare al voto appena incassato l’Italicum. Ora ha in testa solo le europee. Deve incassare subito la riforma elettorale e la prima lettura delle riforme del senato e Titolo quinto. Su lavoro e su semplificazione punterà su leggi delega entro maggio, da attuare poi per decreto. Dopo di che non penso che Renzi voglia andare a elezioni prima di aver fatto anche la riforma del senato e del Titolo quinto. Questa è la sensazione…».
Semmai l’incognita, si dice tra i “piccoli”, è se Napolitano, varato l’Italicum e dopo le europee, possa considerare chiusa la sua seconda mission e dimettersi. Già di per sé sarebbe un bel terremoto. Mentre l’orizzonte elettorale minimo, per quanto lo si voglia avvicinare, starebbe diventando lo stesso del governo Letta: primavera 2015.

Da Europa Quotidiano 19.02.14