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"Permessi e divieti sul Circo Massimo non si difendono così i Beni culturali", di Paolo Fallai

Sì, no, forse. Povero Circo Massimo, addossato al colle Palatino, da quando ospitò il ratto delle Sabine è uno dei luoghi più discussi di Roma. Anche per l’evento musicale dell’anno, il concerto dei Rolling Stones, unica data italiana il 22 giugno, la scelta della spianata di 620 metri ha scatenato uno scontro di pareri.
Entusiasta il sindaco Ignazio Marino che vuole trasformarlo in «un luogo di riferimento per i grandi eventi culturali». Nettamente contraria la Soprintendenza archeologica che denuncia «rischi per la conservazione del patrimonio archeologico». Ma il «no» della massima autorità chiamata a vigilare sulla conservazione della Roma archeologica è stato superato dal «sì» del direttore regionale del ministero per i Beni culturali, Federica Galloni. Ha ragione Edoardo Sassi che ieri, sulla cronaca di Roma di questo giornale, ha rivelato per primo lo scontro: il ministero contro il ministero. Condito da altri pareri: quello favorevole della Soprintendenza ai beni architettonici, che ha competenza ma solo per la parte paesaggistica, e quello della Sovrintendenza capitolina, retta da un «interim» e che difficilmente avrebbe potuto smentire il suo sindaco.
Ma chi decide su luoghi così delicati e fragili? Non è la prima volta che la Soprintendenza perde la sua battaglia, tanto che in Campidoglio, hanno sottolineato, «non dà mai parere favorevole». E infatti l’area è stata occupata dai festeggiamenti per gli scudetti della Roma (2001) e della Lazio (2002), dai Genesis (2006) e da Lady Gaga (2011). Il sindaco Marino sembra intenzionato a usare il Circo Massimo come fosse cosa sua. Ma allora la Soprintendenza dello Stato che ci sta a fare? E in caso di danni all’area archeologica — come avvenne nel 2001 — chi ne risponde? La Soprintendenza l’ha messo nero su bianco: il Campidoglio se ne assume la responsabilità. Basta questo a giustificare la posizione un po’ farisaica di un ministero per i Beni culturali, che da una parte scatena l’allarme sui rischi e dall’altra autorizza l’evento? Roma meriterebbe un po’ più di chiarezza.

Il Corriere della Sera 16.03.14