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"Via Fani è ancora un mistero", di Gero Grassi

Quanti misteri sono ancora senza risposta nel caso Moro? Tanti, tantissimi. Dal commando di via Fani al covo in cui fu tenuto prigioniero il presidente Dc, alle stesse lettere inviate a familiari e politici. Il Pd chiede una nuova commissione d’inchiesta. Ecco perché. La domanda legittima è perché dopo 36 anni ancora una indagine? La risposta semplicissima: perché la verità non è ancora emersa e lo dice anche la Magistratura. «La verità è più grande di qualsiasi tornaconto. La verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi», diceva Moro. Ho letto interamente gli atti dei processi Moro e delle diverse Commissioni e per il Gruppo Pd della Camera ho realizzato una sintesi testuale perchè il Pd vuole la verità sul caso Moro. Chi è interessato può leggerla e scaricarla sui siti www.deputatipd.it e www.gerograssi.it link Aldo Moro.

Anzitutto la dinamica dell’eccidio di via Fani. Non tutti i partecipanti sono stati individuati, soprattutto quelli che non facevano parte delle Brigate Rosse. Addirittura il brigatista Alessio Casimirri, che partecipa all’agguato, è in Nicaragua, non è mai stato arrestato e lo Stato non ha mai chiesto l’estradizione, anzi ha speso oltre un miliardo e mezzo per mandargli agenti dei servizi segreti a trovarlo, mai si è capito il perché.

Dove è stato tenuto prigioniero Moro? I brigatisti dicono in via Montalcini, a Roma. Le perizie della magistratura accertano, con prove, che le prigioni so- no almeno due. Perché i brigatisti non dicono la verità?

Chi fa parte della intellighenzia che scrive i documenti delle Brigate Rosse e che si riunisce in una abitazione di Firenze?

Quali i rapporti tra i componenti del Comitato del ministero degli Interni che si occupa del caso Moro durante i 55 giorni e la P2, considerati i tantissimi piduisti presenti?

Perché diversi generali dei carabinieri e altissimi magistrati nel periodo del rapimento si incontrano con Gelli nella sua villa di Arezzo per discutere del caso Moro?

È vero che durante i 55 giorni al Ministero degli Interni entra tale ingegnere Lucani, in realtà Licio Gelli?

Perché all’interno della magistratura si verificano divisioni devastanti tanto che il Procuratore Capo della Repubblica di Roma ed il Sostituto Procuratore che segue l’inchiesta nemmeno si parla- no e lo dimostrano in occasione dell’episodio del Lago della Duchessa, quando il Sostituto non segue il Procuratore al Lago, dichiarando di sapere che il comunicato n.7 delle Br è falso?

Quali i rapporti tra le Brigate Rosse e la banda della Magliana, la camorra, la mafia e la ’ndrangheta? La magistratura accerta che il famoso comunicato Br n. 7 è realizzato da Tony Cucchiarelli, capo della banda della Magliana. Un affiliato della ’ndrangheta dichiara di sapere il perché della scomparsa dalla scrivania del giudice del rullino fotografico scattato subito dopo l’eccidio di via Fani. Un affiliato di Cutolo dichiara che in via Montalcini la camorra aveva proprie abitazioni usate come rifugio.

Quale la verità sulla seduta spiritica di via Gradoli? Chi fa la soffiata come si chiede il giudice Priore? Perché nessuno sa dell’esistenza di via Gradoli a Ro- ma, nonostante il 18 marzo ci sia già stata una ispezione della polizia, nonostante il prefetto Parisi dispone di quattro appartamenti in via Gradoli e i Servizi segreti italiani hanno appartamenti nella strada?

Perché don Antonello Mennini, vice-parroco della chiesa di Santa Lucia a Ro- ma e latore di diverse lettere delle Br non si è mai fatto interrogare dalle diverse commissioni d’inchiesta, rifugiandosi dietro il suo stato di ministro del Culto?

È vero, come sostiene Luciano Guerzoni, capo ufficio stampa di Moro, che don Antonello si reca nella prigione e gli porta la comunione al presidente Moro?

Quali influenze hanno avuto nel rapi- mento o nell’omicidio la Cia, il Kgb, l’Ira, il Mossad, la banda Baider Meinhof e i servizi segreti bulgari e cecoslovacchi? La testimonianza positiva di Alberto Franceschini non è mai stata smentita.

Mario Moretti ed Alessio Casimirri sono brigatisti o uomini dei Servizi Segreti? Franceschini e Curcio sostengono, senza ombra di dubbio, che Moretti è un infiltrato e che i carabinieri troppe volte hanno evitato il suo arresto.

Chi ha l’intera copia del memoriale Moro ritrovato in via Montenevoso a Milano nell’ottobre 1978? Perché è stato fotocopiato fuori dall’appartamento senza la presenza del giudice? Perché tutti quelli che hanno visto o letto il Memoriale sono stati tragicamente uccisi: i generali Dalla Chiesa e Galvaligi, il colonnello Varisco, Chichiarelli, Pecorelli ed infine la morte sospetta del colonnello Bonaventura, il giorno prima la sua audizione in Commissione?

Perché il giudice Pomarici non ha mai creduto al senatore Flamigni quando questi gli diceva che in via Montenevoso c’era ulteriore materiale delle Br, ritrovato dopo 12 anni da un muratore? Perché i carabinieri e il giudice hanno sostenuto che l’appartamento di via Montenevoso era stato scarnificato mattonella per mattonella, impedendo per dodici anni la scoperta?

Perché nell’omicidio Dalla Chiesa gli autori del delitto rubano la borsa che il generale porta sempre con sè dai tempi del rapimento Moro e poi si recano nella sua abitazione prelevando dalla cassaforte documentazione riservata? Quale?

Perché quando pare che si stia profilando la liberazione di Moro, il 9 maggio 1978 in via Caetani si trova il corpo senza vita del presidente Moro? Chi lo uccide? Dove? A che ora?

Dice Eleonora Chiavarelli, vedova Moro, alla Commissione nel 1980: «L’onorevole Moro, da penalista, non avrebbe approvato la condotta dei brigatisti; però avrebbe voluto distruggere o rimuovere le cause che portavano i ragazzi a fare cose di questo genere, in modo che potessero esprimere il loro pensiero, la loro sfiducia e tutto quello che volevano dire con armi proprie, con quelle dell’uomo che parla e fa valere la propria intelligenza, il peso della propria persona matura».

In tutta la Puglia e nell’intera Italia (Verona, Roncade, Maserada sul Piave, Milano, Napoli, Cagliari, Ancona, Salso- maggiore, Vicenza, Venezia, Verbania, Cuneo, Casale Monferrato, Mantova, Benevento, Battipaglia e tantissime al- tre città) il Gruppo Pd della Camera ha organizzato e programmato manifesta- zioni nel corso delle quali racconto ai cit- tadini «Chi e perché ha ucciso Aldo Mo- ro».

Circa due ore di religioso silenzio da parte dei tantissimi presenti, quale omaggio ad una persona mite e buona come Aldo Moro.

*Vicepresidente gruppo Pd alla Camera

L’Unità 16.03.14