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Taddei: "Rinegoziare il Fiscal compact, delicato ma inevitabile", di Andrea Carugati

Filippo Taddei, 38 anni, economista bolognese e responsabile economico Pd da tempo proponeva una riduzione dell`Irpef come primo passo necessario. L`aveva fatto alle primarie con Civati, a Renzi l`idea era piaciuta e l`ha chiamato in segreteria. Ora quel disegno sta muovendo i primi passi.

«Non voglio certo prendermi meriti non miei. La decisione è di Renzi. Sono ben felice di osservare che la sinistra di questo Paese si impegna con la più grande riduzione fiscale degli ultimi vent`anni e parte dai lavoratori dipendenti, che sono i contribuenti più fedeli e vanno premiati. La stella polare è questa, i loro interessi vengono messi davanti a tutto e il resto si muove di conseguenza. In passato, nei momenti di difficoltà, lo Stato metteva le mani nelle tasche di queste persone per tappare le falle: c`è un ribaltamento della logica. L`obiettivo primario è premiare il lavoro, poi certo ci aspettiamo dei vantaggi sulla crescita. La Cgia di Mestre stima che il 90% di questa restituzione vada in consumi: io sono più prudente, però la stragrande maggioranza di quei 10 miliardi andrà a stimolare la domanda interna».

Sulle coperture restano dei dubbi. Pare più probabile che l`Europa ci consenta di usare la leva del deficit per pagare i debiti della Pa rispetto alla riduzione del cuneo.

«Dei 60 miliardi di debiti, la stragrande maggioranza è già conteggiata nel deficit. La piccola parte che riguarda gli investimenti viene invece conteggiata nel momento in cui viene pagata. Se anche comportassero, e non è affatto sicuro, cambiamenti del deficit sopra il 2,6% sono certo che la Commissione Ue sarà molto tollerante, visto che è proprio Bruxelles che ci chiede di pagare in tempi brevi».

E il grosso del debito come verrà pagato?

«Gli strumenti esistono, si potrà fare con le banche private e con il sostegno della Cassa depositi e prestiti. Le parole di Bassanini sono state molto chiare su questo».

Sul cuneo dove troverete le coperture?

«Per il 2014 servono circa 6 miliardi, visto che la misura partirà da maggio: 3 di questi derivano dalla spendig review, come ha spiegato il commissario Cottarelli. Altri 1-2 miliardi arrivano da una spesa per interessi più bassa grazie al calo degli spread. Poi ci sono le entrate che derivano dal rientro dei capitali all`estero, la “volontary disclosure”. L`ex ministro Saccomanni stimava i ricavi straordinari fino a 8 miliardi. Anche con una stima più prudente, con questi tre capitoli ci sono le risorse per finanziare la riduzione Irpef per il 2014. Il piano complessivo prevede a regime un taglio di spesa di 20 miliardi l`anno, 10 già nel 2015. Credo che di fronte a una riforma della spesa di questa portata, sia legittimo aspettarsi dai partner europei una certa dose di cooperazione».

Nel futuro, quando il risparmio a regime sarà di 20 miliardi l`anno, ci sarà un`altra sforbiciata sulle tasse?

«Noi dobbiamo recuperare un differenziale di tassazione su lavoro e imprese di 2 punti di Pil, circa 30 miliardi. Se tra tre anni saremo riusciti a recuperare due terzi di questo differenziale avremo vinto la nostra scommessa. Non siamo davanti a provvedimenti tampone ma ad una vera ristrutturazione della spesa pubblica».

I benefici toccheranno le categorie finora escluse?

«La mia opinione è che in seconda battuta occorra intervenire sui lavoratori autonomi e i pensionati».

I provvedimenti sui contratti a termine rischiano di produrre più precarietà?

«Sui contratti a termine il decreto serve sostanzialmente a ridurre i contenziosi, non cambia la durata dei contratti ma solo la necessità di una motivazione. C`è dunque una minore incertezza per i datori di lavoro. Gli interventi di razionalizzazione del contratto di apprendistato mi paiono utili a rilanciare questo strumento, che in Germania è molto efficace. È vero che il contratto di unico è rimasto in secondo piano. Mi aspetto che il governo se ne occupi al più presto».

Il prelievo sulle pensioni ci sarà?

«Ci sono delle ipotesi allo studio. Vorrei rassicurare i pensionati che l`eventuale provvedimento riguarderebbe una persona su 20, una piccola platea di pensionati con assegni elevati».

Quali risultati ci si può aspettare ragionevolmente da questo viaggio europeo del premier?

«Ci si può aspettare cooperazione dai nostri partner. A differenza di quanto sostiene la propaganda antieuropeista, in Europa c`è grande attesa e fiducia verso di noi. Francesi, tedeschi e anche inglesi non vedono l`ora di avere a che fare con un governo italiano che presenta e realizza un serio piano di riforme».

Nel concreto?

«Sono convinto che di fronte a fatti concreti l`Europa ci sarà tutto il sostegno del caso, sia sotto il profilo del deficit che di una rinegoziazione del Fiscal compact. L`idea di un`Italia depressa e di un`Europa costrittiva è una retorica utile a chi non vuole cambiare nulla. I parmer Ue hanno problemi simili ai nostri, e sono pronti a sostenerci».

È immaginabile una proposta italiana di rinegoziazione del Fiscal compatc?

«Il rientro dal debito si può ottenere con la riduzione delle spese o con l`aumento della crescita. Quest`ultimo fattore è decisivo come correttore del debito pubblico. Nessun Paese potrebbe reggere a tagli di spesa per 50 miliardi l`anno, come sono previsti dal Fiscal compact. Sarà un negoziato molto delicato ma inevitabile».

L’Unità 17.03.14