attualità, partito democratico, politica italiana

"Ecco gli ex di Sel e M5S Con maggioranze variabili Renzi si allarga al Senato", di Francesco Bei e Giovanna Casadio

Una nuova maggioranza a geometria variabile. Un mese dopo quello strabiliante 40,8%, la calamita renziana sta ridisegnando i confini di tutti i gruppi parlamentari. Dodici deputati e quattro senatori in più, tra quelli appena usciti e quelli in procinto di mollare le vecchie imbarcazioni. Non è solo un fatto numerico, si assiste a un vero e proprio smottamento delle vecchie appartenenze. Alla Camera il dato è eclatante, benché il premio di maggioranza garantito dal Porcellum renda le nuove adesioni politicamente ininfluenti. Da Sel sono già andati via in sei — capitanati dal capogruppo Gennaro Migliore — attratti dal Pd ma per il momento in transito nel Misto. Altri sei vendoliani li dovrebbero raggiungere nei prossimi giorni. La scomposizione di Scelta Civica è inarrestabile. Andrea Romano è ormai già fuori e molti altro lo seguiranno.
Ma dove il dato diventa significativo è al Senato, finora luogo infido per Renzi. La transumanza è cominciata. Tra i sette senatori di Sel i più insofferenti sono Dario Stefàno, protagonista nella fase della decadenza di Berlusconi, e Massimo Cervellini. Se andassero via Vendola perderebbe quasi un terzo della sua mini-pattuglia. D’altra parte i senatori vendoliani, insieme a tredici epurati grillini, stanno progettando un gruppo comune. Tanto che hanno preso a rilasciare dichiarazioni congiunte. Certo, il nuovo gruppo resterà all’opposizione, ma potrebbe costituire comunque una sponda politica per alcuni provvedimenti del governo. Se davvero dovesse costituirsi, questo neo gruppo avrebbe come ambizione di attirare anche quei dem dissidenti sempre più lontani dall’orbita governativa, da Corradino Mineo a Felice Casson, da Massimo Mucchetti a Erica D’Adda. Tra gli ex M5S c’è poi la senatrice Fabiola Anitori, in avvicinamento direttamente al Pd.
Nel caos di Scelta Civica, a palazzo Madama è la fase dell’attesa: si è mosso soltanto uno, il senatore Gianpiero Dalla Zuanna, per andare tra i dem. La scomparsa improvvisa di ogni punto di riferimento ha infatti paradossalmente congelato gli esodi, ma è solo questione di tempo. «A ottobre decideremo — confida Renato Balduzzi, il “saggio” a cui i montiani si sono affidati — , potrebbe nascere un soggetto politico nuovo, più ampio». Tutta l’area centrista in effetti è in fermento dopo il successo di Renzi alle europee. Il Nuovo centrodestra di Alfano sta lavorando per stabilizzare il cartello elettorale con l’Udc e i Popolari per l’Italia. Intanto due giorni fa Ncd ha guadagnato da Gal il senatore campano Pietro Langella (figlio e nipote di due boss uccisi in agguati di camorra), nominandolo persino coordinatore del partito a Napoli. Il “supergruppo” centrista in gestazione è destinato tuttavia a perdere due elementi, ormai in totale contrapposizione a Pier Ferdinando Casini. Sono Mario Mauro, fatto fuori dalla commissione affari costituzionali, e il suo fedele amico Tito Di Maggio (entrambi in direzione Forza Italia).
Ma la frana più vistosa potrebbe prodursi proprio nell’universo berlusconiano, specie se altre condanne dovessero appesantire la leadership dell’ex Cavaliere. I più sospettati sono quella mezza dozzina di senatori vicini a Raffaele Fitto, da tempo nel mirino del cerchio magico. Se nascesse un nuovo polo d’attrazione popolare Fitto potrebbe andarsene. L’interessato per ora smentisce seccamente: «Questa corsa verso Renzi ha già fatto registrare il tutto esaurito. Sono rimasti solo posti in pedi. No grazie, io resto in Forza Italia con buona pace di chi alimenta questi retroscena solo per
attaccarmi».

La Repubblica 23.06.14