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"Riforme, i dieci finti sì del M5S al Pd", di Rudy Francesco Calvo

In serata il blog di Beppe Grillo pubblica la risposta scritta chiesta dai Democratici. Ma la convergenza appare molto lontana

Dopo una giornata di tira e molla, con l’appuntamento annullato tra le delegazioni del Pd e del M5S, l’attacco di Grillo e poi il mezzo passo indietro, è arrivata la risposta scritta dei Cinquestelle ai quesiti posti dal Pd sul tema delle riforme, come pre-condizione per il dialogo. Si tratta di dieci sì, che però nascondono qualche “ni” e tanti “ma”, che difficilmente possono conciliarsi con le posizioni espresse da Matteo Renzi. Ecco quali sono i principali punti controversi.
Premio di maggioranza. Il M5S accetta la sfida del ballottaggio, ma alza la soglia per la vittoria al primo turno fino al 50 per cento (nell’Italicum è al 37, ma si ipotizza di portarla a 40) e concede un premio alla lista più votata, che non raggiungerebbe comunque più del 52 per cento dei seggi. Troppo poco per assicurare una governabilità che duri per tutta la legislatura, senza sottoporre governo e maggioranza ai ricatti di gruppetti di dissidenti.
Sbarramento. Inoltre, il M5S punta a una legge proporzionale pura, senza soglie di accesso alla camera. In questo modo, si favorirebbe la frammentazione, accrescendo ulteriormente il potere di ricatto delle piccole liste.
Collegi. La riduzione delle dimensioni è accettata, ma è subordinata alla valutazione dell’«impianto complessivo della legge e da come si vuole realizzare». Insomma, un sì che vuol dire tutto e niente.
Titolo V. Alla disponibilità a intervenire sulle competenze di stato e regioni segue una lunga serie di osservazioni che, al di là del merito, mette in dubbio una reale disponibilità di convergenza.
Senato. È il punto forse più delicato, che viene liquidato dal M5S con un sì seguito da due semplici righe molto criptiche. La riforma, infatti è accettata «a condizione che l’esistenza di tale assemblea abbia ancora una precisa funzione nel disegno istituzionale». È evidente che il ddl Boschi preveda delle funzioni per il nuovo senato, a cosa si riferiscono allora i grillini?
Eleggibilità dei senatori. A rafforzare questo dubbio è la risposta successiva, che riguarda il ruolo non «a tempo pieno» dei nuovi senatori, che dovrebbero essere «semplicemente espressione delle autonomie territoriali». È il nodo dell’eleggibilità indiretta, al quale il M5S replica definendo «irrinunciabile l’elettività di primo grado dei senatori». Un sì che nasconde quindi un enorme no.

da www.europaquotdiano.it