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67 trucidati a Fossoli, Ghizzoni “La memoria, un atto di giustizia”

La deputata Pd propone di riconoscere normativamente i luoghi della memoria nazionale

Si celebra domenica a Carpi, alla presenza del ministro della Difesa Roberta Pinotti, il 70esimo anniversario dell’eccidio del Poligono di tiro di Cibeno. “L’esercizio non retorico della memoria è un atto di giustizia innanzitutto nei confronti delle 67 vittime – ricorda Manuela Ghizzoni che rilancia, in occasione del 70esimo della Resistenza, la proposta di riconoscere normativamente i “luoghi della memoria nazionale”. Ecco la sua dichiarazione:

“Come già negli anni passati, domenica sarò a Cibeno per partecipare alle celebrazioni del 70esimo anniversario dell’eccidio del Poligono di tiro, quando i nazisti fucilarono 67 prigionieri prelevati dal campo di transito di Fossoli. Sarà presente il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Le celebrazioni sono un momento di riflessione sul nostro passato recente: non si tratta di un esercizio retorico, è nostro compito continuare ad essere in prima linea nella difesa della memoria. Il lavoro della Fondazione Fossoli, con il sostegno dell’Amministrazione di Carpi, in questo senso, è assolutamente meritorio, a partire dalle iniziative per strappare all’oblio luoghi, episodi e persone della nostra storia recente, in modo da trarne lezioni che ci rendano consapevoli di quanto è accaduto e che ci orientino nelle scelte future. In questi mesi in cui si celebra il 70esimo della Resistenza, occorre andare oltre al momento commemorativo, anche attraverso scelte legislative che traducano in atti concreti queste riflessioni. Quando, qualche mese fa, a Roma presentammo il documentario su “Crocevia Fossoli”, lo stesso ministro Franceschini aveva parlato della necessità di riconoscere alcuni luoghi come “luoghi della memoria nazionale”. Tra questi certamente non potrà mancare il campo di Fossoli. Ecco, ritengo sia il momento di impegnarci per riconoscere i luoghi della memoria, anche per aiutare finalmente il nostro Paese, dopo 70 anni, a riconoscersi una storia condivisa. L’esercizio non retorico della memoria è sempre un atto di giustizia”.