cultura

"In vista un piano d'azione per la «Grande Pompei»", di Francesco Prisco

Servirà a velocizzare l’utilizzo dei fondi europei

Più poteri alla struttura commissariale, così da riuscire a spendere i 105 milioni cofinanziati da Bruxelles entro il termine di fine del 2015. Ma al tempo stesso misure che consentano di prevenire rischio corruzione e scongiurare infiltrazioni camorristiche negli appalti.
Viaggia ormai su questo doppio binario il Grande progetto Pompei, in virtù delle novità introdotte dal Dl «Art Bonus» in corso di conversione in Parlamento. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini avrà modo di discuterne direttamente con il commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn: i due, insieme con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio, sono infatti attesi nel sito archeologico vesuviano il 17 luglio dal soprintendente Massimo Osanna e dal direttore generale Giovanni Nistri. Faranno il punto sull’avanzamento della spesa del piano straordinario d’intervento cui l’Europa contribuisce con 78 milioni attinti al Fesr e sottoscriveranno un “piano d’azione” per velocizzare la spesa. E qui veniamo alle note dolenti perché, al di là di rassicurazioni inviate a Bruxelles e dichiarazioni d’indenti, si procede sempre a piccoli passi. Basta fare due conti: a 27 mesi dalla pubblicazione dei primi bandi, un solo cantiere è stato consegnato (quello della Casa del Criptoportico, del valore 853mila euro). Sul versante del piano delle opere (valore complessivo 85 milioni), otto sono i cantieri aperti, poi si contano tre gare aggiudicate definitivamente, due delle quali ferme per ricorso. Entro fine luglio dovrebbero essere pubblicati altri due bandi, per settembre se ne attendono nove, mentre sono sette i progetti in lavorazione che dovranno trasformarsi in altrettanti bandi. Ci sono inoltre il piano della conoscenza (valore complessivo 8 milioni) con due gare bandite, e il piano del rafforzamento della soprintendenza (3 milioni), anche questo già bandito: vi si attingeranno le risorse per assumere 61 addetti a tempo determinato. Da bandire sono il piano per la sicurezza (2 milioni), atteso tra luglio e settembre, e quello per la fruizione (7 milioni), in via di stesura. Si riscontra insomma la solita vecchia doppia velocità tra tempi di pubblicazione dei bandi e affidamento delle gare.
Da qui le novità introdotte dal Dl Art Bonus. La prima versione, stilata dal Collegio Romano a maggio, conferiva a Nistri la facoltà di «avvalersi dei poteri commissariali previsti per la velocizzazione delle procedure esecutive degli investimenti». Il tutto elevando a 3,5 milioni «la soglia per il ricorso alla procedura negoziata». Sempre Nistri può «revocare in qualunque momento il responsabile unico del procedimento al fine di garantire l’accelerazione degli interventi e superare difficoltà operative. Il responsabile del procedimento può sempre svolgere, per più interventi, nei limiti delle proprie competenze professionali, anche le funzioni di progettista o di direttore dei lavori». Quando la soglia della discrezionalità attribuita a una figura commissariale si innalza, diventa necessario però introdurre una serie di garanzie a tutela della trasparenza. È avvenuto mercoledì scorso nel passaggio di conversione alla Camera, senza un solo voto contrario, del decreto legge. Gli emendamenti introdotti a Montecitorio insistono infatti su «rafforzamento della normativa anticorruzione», innalzamento delle «garanzie a corredo delle offerte delle imprese (dal 2% al 5% del prezzo base del bando), adozione di un piano di gestione dei rischi e di prevenzione della corruzione e individuazione di un responsabile di comprovata esperienza e professionalità». Misure che si rendevano necessarie dopo le notizie circolate nei mesi scorsi a proposito di indagini della Dia di Napoli contro il rischio di infiltrazioni malavitose negli appalti del Grande progetto. Il dubbio però è il solito: siamo sicuri che le (doverose) garanzie di legalità e trasparenza nella gestione delle gare non finiscano ancora una volta per rappresentare una zavorra nel rispetto della tempistica imposta da Bruxelles? Non a caso c’è qualcuno che continua ad auspicare proroghe.

Il Sole 24 Ore