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"Da invenduto a social housing, piani di riconversione", di Mauro Salerno

Potrebbe arrivare già oggi in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per la riscrittura del Codice degli appalti. Lo ha confermato ieri parlando all’assemblea dell’Ance Riccardo Nencini, il viceministro alle Infrastrutture che segue in prima persona la partita della riforma. Ma a Porta Pia si lavora a un altro tema caldo sul fronte sociale e sensibile per i costruttori: trasformare le abitazioni rimaste invendute a causa della crisi, in un bacino di nuovi alloggi popolari, utile a stemperare la tensione abitativa nelle grandi città e a ridurre il «magazzino» rimasto in pancia ai costruttori.
«Stiamo studiando una soluzione a un tavolo cui partecipano anche l’Abi, Cdp e sono presenti anche i costruttori – ha spiegato il viceministro -. Dobbiamo trovare una soluzione a un problema paradossale: da una parte abbiamo l’emergenza casa in alcune grandi città, dall’altra abbiamo uno enorme stock di case rimaste invendute». La soluzione cui si sta pensando ai piani alti di Porta Pia è quella di istituire un fondo capace di trasformare un parte degli immobili che non hanno trovato sbocco sul mercato (da 200mila a circa 400mila unità in base alle stime) in housing sociale. Trovando così anche una soluzione alla cronica mancanza di fondi che di fatto ha bloccato le nuove iniziative di edilizia popolare.
Più vicina la riforma del codice. Il disegno di legge delega potrebbe entrare già al Consiglio dei ministri di oggi, per poi essere assegnata in fretta all’esame parlamentare. «È questione di giorni», ha confermato ieri Nencini che ha anche ricordato i principi guida cui si atterrà la riforma. Il codice sarà riscritto, asciugato a circa un terzo dei 600 articoli che attualmente compongono codice e regolamento attuativo. «Semplicità, trasparenza e accelerazione delle procedure» sono gli obiettivi elencati da Nencini che ha anche ricordato come «secondo l’ultimo rapporto della Guardia di Finanza il 68% delle gare bandite nel primo trimestre dell’anno presenta irregolarità varie». Questo, ha aggiunto, «dimostra che è necessario un intervento: ma accanto alla trasparenza dobbiamo garantire la crescita, altrimenti falliamo l’obiettivo. Le gare devono portare alla realizzazione delle opera, devono essere “teleologicamente” certe». Con la semplificazione arriverà la riscrittura della legge obiettivo sulle grandi opere affiancata da una nuova normativa sulle lobby con l’istituzione di un registro dei «portatori di interessi» e soprattutto di una disciplina organica del débat public sulle grandi opere. Un modo per tenere conto delle istanze del territorio sulle infrastrutture garantendo però che, svolte la procedure, la decisione finale spetta sempre all’organo di rappresentanza di riferimento. Una riforma che in qualche modo viaggia a braccetto con la modifica del Titolo V della Costituzione, ora in Parlamento. «Se un’opera è di carattere nazionale, deve essere il governo nazionale a decidere. Non ci può essere un palleggio di responsabilità tra governo centrale e Regioni», ha sottolineato Nencini.
Novità anche sul fronte dell’edilizia scolastica, dopo il via la piano «Scuole belle» con 20.845 interventi di piccola manutenzione tra il 2014 e il 2015. «Dal primo gennaio – ha annunciato il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi – avvieremo anche un programma di interventi per la costruzione di nuovi istituti finanziato con un miliardo e improntato a criteri di progettazione innovativa».

da Il Sole 24 Ore