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Maternità surrogata, un tema complesso e delicato

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In Aula mercoledì sono state votate le mozioni su un argomento che interroga le nostre coscienze. Quale? Per alcuni è “utero in affitto”, per altri è “maternità surrogata”, ma non manca chi lo chiama “gestazione per altri”. Alle diverse denominazioni si associa, evidentemente, un giudizio di valore: dalla ferma condanna del mercimonio e dello sfruttamento del corpo della donna all’espressione di un gesto di altruismo. E in effetti il ventaglio delle opzioni possibili a livello internazionale è un dato di realtà: donne che, illegalmente, per costrizione economica, disperazione o per interesse accettano di partorire un figlio per una coppia disposta a pagare e donne che, senza ricompensa e nel rispetto della legislazione del proprio Paese, decidono liberamente per la gestazione di un figlio concepito da e per altri.
Nel nostro Paese questa pratica è vietata dalla legge 40: smantellata pezzo dopo pezzo da ripetute sentenze della Corte su altri suoi aspetti, resiste invece su questo punto.L’argomento è complesso e delicato, poiché attiene al corpo della donna (e all’autodeterminazione nel disporne) e ai diritti dei bambini. Tanti quelli nati attraverso questo percorso che già adesso vivono in Italia.
La mozione del Pd esprime un punto di sintesi riflessivo, rispettoso della complessità del tema al quale occorre avvicinarsi con sensibilità e attitudine all’ascolto: da una parte pieno rispetto delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino, al quale riconoscere il diritto alla identità personale, dall’altra condanna della mercificazione del corpo delle donne e delle sue funzioni riproduttive.