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La scorta della Raggi non è kasta, ma è prova della demagogia di Grillo

campidoglio

No, il problema non è la scorta, ma la demagogia a suo tempo usata per casi analoghi. “Ossessione a cinque stelle”, quindi, come qualcuno accusa a proposito dei commenti sulla disgraziata giunta Raggi? No, non si tratta di questo. Ma della opportunità di marcare la distanza tra il dire e il fare, o, se preferite tra gli annunci e le azioni nel campo di chi, a suo dire, fa coincidere gli uni con le altre. Nella Roma a 5S gli spunti non mancano. Della corrente alternata applicata alla “misurazione” di candore e trasparenza per i propri amministratori rispetto a quelli di altri schieramenti si è già detto. In queste ore avanza invece la distanza della coerenza tra gli annunci demagogici che vellicano gli istinti populistici e il quotidiano difficile esercizio dell’amministrare. Esercizio impegnativo, reso ancora più gravoso dalla complessità della Capitale, che evidentemente incide anche sulla sicurezza personale della Sindaca. Nulla di strano quindi se alla Raggi è stata assegnata una scorta che, si badi, non è un “privilegio da kasta” ma è un reale impedimento alla libertà personale e familiare. Dal mio punto di vista, quindi, non condivido le critiche rivolta alla Sindaca che è andata a fare la spesa accompagnata dagli uomini della scorta poiché il protocollo di sicurezza lo prevede. Ad essere demagogiche e incoerenti sono invece le affermazioni di Grillo che appena due anni fa individuavano proprio nelle scorte ai politici uno spreco oneroso, che il MoVimento si sarebbe impegnato a combattere. Grillo auspicava la cancellazione delle scorte così che i politici fossero costretti a stare a casa, come agli arresti domiciliari… Una battuta, certo, che letta oggi, con la Raggi “scortata”, denuncia tutta la propria vuota propaganda mistificatoria.
Postilla: la Torino della Appendino non offre tanti spunti di riflessione. Vuoi vedere che a Roma anche il M5S ha un problema di classe dirigente?

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