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Università, l’Adi denuncia le scarse prospettive per gli assegnisti di ricerca

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Il 93% degli assegnisti di ricerca, nei prossimi anni, uscirà dal mondo accademico. E’ una dato molto preoccupante, come ho detto al Sole 24 ore e come ho confermato anche, ieri pomeriggio, alla Camera, nel corso della conferenza stampa, a cui sono stata invitata a partecipare, convocata dall’ADI, l’associazione dei dottori e dottorandi, per presentare il rapporto che fotografa lo stato di salute (evidentemente cagionevole) del comparto. Ringrazio l’associazione non solo per l’invito, ma anche per il lavoro accurato frutto di raccolta dati e somministrazione di questionari. Non è che la politica non ascolti – penso ai mille ricercatori che grazie alla passata Legge di bilancio sono stati assunti, misura che puntiamo a stabilizzare anche in questa Legge di bilancio – ma, è certo, che non è stato fatto ancora abbastanza per recuperare gli anni di disattenzione passati i cui effetti continuano a riverberarsi in negativo sul mondo delle università e degli enti di ricerca. Non possiamo permettere che tanti giovani, sulla cui formazione e competenze si è investito, non possano poi proseguire il cammino lavorativo in quello che è il naturale sbocco: il mondo accademico.

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