#sullapoliticaincuicredere, attualità, politica italiana

Riforma costituzionale, più strumenti al servizio della volontà popolare

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Uno degli argomenti usati dal fronte componente per il No al referendum (sorvolo sulle accuse di pseudo-fascismo, subordinazione ai poteri forti, apertura delle istituzioni ai corrotti etc. etc. etc.) è che la riforma costituzionale limiterebbe la democrazia e la volontà popolare. In uno degli ultimi post dedicati alla riforma, prima del silenzio elettorale e prima del voto, vorrei quindi ricordare tre modifiche che, a mio avviso, enfatizzano l’iniziativa legislativa popolare.

1) la prima riguarda il referendum abrogativo: nel caso le firme raccolte in calce al quesito raggiungano quota 800mila (dalle attuali 500mila) si abbassa il quorum necessario per la validità della consultazione, dalla metà più uno degli aventi diritto alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. Gli ultimi referendum abrogativi hanno, infatti, segnato in maniera chiara la volontà dei votanti, ma non hanno raggiunto il quorum necessario per rendere valida la consultazione. In questo modo, rendendo più accessibile il raggiungimento il limite necessario, si favorisce l’espressione della volontà popolare.

2) Secondo strumento previsto: diventa obbligatorio, la prima volta, l’esame da parte del Parlamento di una proposta di legge di iniziativa popolare. Sarà successo a molti di voi di fermarsi a un banchetto e firmare a sostegno di una proposta di cui, una volta approdata in una delle due Camere, si son perse le tracce. E’ andata a finire così per la stragrande maggioranza delle proposte nate tra i cittadini. Ora, con le nuove norme, se una proposta di legge di iniziativa popolare ha raccolto almeno 150mila firme (non le 50mila attuali), ne viene garantito l’esame e la deliberazione finale (che potrebbe anche essere negativa, naturalmente, ma sarà comunque obbligatoria)

3) Terzo strumento previsto: vengono introdotti il referendum propositivo (accanto a quello abrogativo) e il referendum di indirizzo, strumenti innovativi che, in altri Paesi, sono utilizzati con frequenza dalle rispettive comunità. Mi è capitato di sentirmi dire: “Ma è solo una previsione senza reale forza, visto che se ne demanda l’attuazione a una successiva legge”. Si tratta della stessa modalità disposta dalla Costituzione vigente per il referendum abrogativo che, come abbiamo visto, non è stato uno strumento ipotetico, bensì reale.

Ho provato a raccontare una delle novità introdotte con la riforma. L’auspicio è che chi è ancora indeciso colga l’occasione di questi ultimi giorni prima del voto di domenica per documentarsi, leggere gli articoli rinnovatiì confrontandoli con quelli precedenti. Ognuno farà poi le proprie valutazioni, ma di una cosa sono certa, non vi troverete nessuna delle nefandezze di cui la riforma viene accusata, soprattutto in queste ultime settimane quando il confronto si è fatto più aspro. Stiamo al merito, votiamo con la testa e non con la pancia, votiamo per qualcosa e non contro qualcuno. E’ un’occasione di cambiamento che non tornerà tanto presto. Non disperdiamola. #IovotoSì

I, SabineCretella [GFDL, CC-BY-SA-3.0 or CC BY-SA 2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons