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Le “belle teste”, anche di provincia, e le nuove misure sulle “superborse”

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Per noi che in provincia ci abitiamo, non è poi così sorprendente quanto riportano i quotidiani nazionali: le “belle teste”, fra i nostri ragazzi, non crescono necessariamente solo nei licei delle grandi città, che vantano istituzioni scolastiche “blasonate” e, come corollario, neppure solo nelle famiglie più acculturate o abbienti (anche se entrambe le condizioni, la realtà ce lo dimostra, sono sicuramente avvantaggianti). Lo testimonia Il Messaggero con un articolo che raccoglie i nomi e gli istituti di provenienza degli studenti delle superiori che, quest’anno, hanno brillato nelle olimpiadi nazionali delle varie discipline, da quelle scientifiche a quelle umanistiche. Sono ragazzi con propensioni particolari per certe materie, disponibili a impegnare parte del loro tempo “libero” per preparare competizioni capaci di mettere in luce i loro talenti e, di riflesso, anche quelli dei loro insegnanti e delle scuole di provenienza. Modena, qualche anno fa, ospitò la finale internazionale di una di queste competizioni: la Olimpiadi internazionali della geologia (Ieso 2011). Toccammo con mano come in certi Paesi, soprattutto quelli asiatici (allora vinse un giovane coreano), lo Stato supporta questi ragazzi così promettenti, agevolandone gli studi sia in patria che all’estero, ritenendo che investire su di loro significa, anche, un ritorno per fortificare e diversificare le competenze diffuse interne al Paese stesso. Fino ad ora in Italia non è successo così: questi giovani che si classificano brillantemente alle Olimpiadi nazionali ricevono, (dopo qualche anno) una modesta cifra in denaro e la possibilità di essere iscritti nell’Albo nazionale delle eccellenze del Ministero dell’istruzione. Da quest’anno, grazie a una misura inserita nella legge di Bilancio 2017, i giovani che hanno talenti e meriti scolastici, e provengono da ambienti economicamente svantaggiati, potranno realizzare i loro sogni formativi universitari o presso le accademie e i conservatori: mi riferisco alle borse del valore di 15.000 euro che saranno erogate a 400 studenti, particolarmente “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”. Credo sia chiaro che siamo ben lontani dalla logica del “bonus”, ma ugualmente il provvedimento è stato criticato dalle associazioni studentesche, che lo hanno contrapposto alla attuale incapacità del sistema del “diritto allo studio” – che eroga le tradizionali borse per gli universitari – di fare fronte alle necessità di tutti i ragazzi idonei (per merito e reddito) a ricevere il beneficio ma che non lo ottengono per carenza di risorse. Su questo aspetto, la legge di bilancio appena approvata ha stabilizzato ad oltre 210 milioni le risorse statali ed ha modificato i criteri di riparto tra le regioni affinché si risponda al “fabbisogno” specifico dei territori: queste modifiche dovrebbero portare alla copertura totale degli idonei. So che ci saranno occasioni per approfondire queste misure con le associazioni studentesche (insieme, ad esempio, andranno definiti i criteri per il fabbisogno regionale): spero siano la sede per una valutazione pacata dei provvedimenti, dei quali non può sfuggire il forte carattere solidaristico (una offerta di strumenti diversi, adatti a rispondere a bisogni diversi, sociali ed economici). Il pacchetto di misure sull’accesso all’università inserito in legge di bilancio – che include anche la no tax area per gli universitari a basso reddito –  è lo strumento per rendere davvero esigibile il dettato costituzionale dell’articolo 34. Non poca cosa in un Paese che, per anni, ha continuato a tagliare, piuttosto che sostenere la crescita formativa dei propri giovani.

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