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Donne e ragazze nella scienza, un rapporto contrastato dall’infanzia fino all’età adulta

scienziate

Se Trump impone il nuovo dress code (dress like a woman, vestiti come una donna ovvero con gonna e tacchi) e le donne statunitensi insorgono, ci sono stereotipi di genere meno evidenti, ma che dovrebbero farci insorgere con lo stesso impeto, qui, in Italia. Uno di questi è la convinzione che le scienze non siano materia di studio per cui le donne sono naturalmente portate, con tutti i suoi addentellati, compresa, come denunciava lunedì La Repubblica, la scarsa presenza femminile ai vertici del mondo scientifico. L’11 febbraio si celebra la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza. Il problema è che se sta aumentando il numero di donne e ragazze che studiano le cosiddette Stem, ovvero Science, Technology, Engineering and Mathematics (anche grazie ad azioni e progetti promossi dal Ministero dell’Istruzione), quando si entra nel mondo del lavoro e della ricerca, man mano che si salgono i gradini delle gerarchie, la presenza delle donne si fa sempre più rarefatta. Tra i rettori delle Università e alla guida degli Istituti di ricerca le donne sono una su dieci uomini. Il rettore della Normale di Pisa, qualche mese fa, aveva annunciato la volontà di preferire l’assunzione, a parità di curriculum, di una donna, proprio per provare a colmare un gap così evidente. Lunedì su Repubblica Giovanni Bignami propone di introdurre nel reclutamento dei componenti dei Consigli di amministrazione degli Enti di ricerca, la stessa norma che, dal 2011, impone almeno un 20% di donne nei Consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. L’impegno deve essere corale, di tutta la società. Delle famiglie, innanzitutto, ma anche della scuola, del mondo della comunicazione, di quello del lavoro. Alle bambine vanno proposti modelli professionali paritari: da grande, se davvero vuoi, puoi diventare ciò che sogni. Samantha Cristoforetti e Fabiola Giannotti, da sole, sono state capaci di incidere sull’immaginario di bambine e bambinI. Ma la battaglia sarà vinta quando non avremo più bisogno di “eroine” e “da grande voglio fare la scienziata” sarà diventata la normalità.

crediti immagine: girlscantwhat.com

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