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Morbillo no, meningite sì: purtroppo, ci si vaccina sull’onda dell’emozione

E’ erroneamente considerata niente più che “una malattia da bambini”. E’ per questo, forse, che fa meno paura e le famiglie sentono meno impellente la necessità di vaccinare. Purtroppo le complicanze del morbillo sono molte e importanti, fino al possibile decesso. E’ per questo che i dati diffusi ieri dal Ministero della Salute sul picco di casi di contagio verificatosi nei primi mesi dell’anno deve far riflettere tutti, non solo le famiglie che sono le prime chiamate a difendere i propri figli da malattie insidiose. Continua l’onda lunga della diffidenza verso le vaccinazioni, unico strumento in grado di contenere, se non addirittura debellare, malattie pericolose per la salute del singolo e della comunità in cui vive. Si agisce, sempre più, sulla base dell’emozione del momento. Da una parte, quindi, il picco di richieste di vaccinazioni contro la meningite, dopo che i media avevano sottolineato diversi casi di decessi tra giovani e anziani, e, dall’altra, la sottovalutazione del morbillo con una media vaccinale che si attesta a meno 10 punti percentuali sotto la soglia considerata di sicurezza per la comunità. Dobbiamo agire con ponderatezza, senza diffidenze verso le conclusioni della scienza, alle quali purtroppo, complici i social, è riservata la stessa credibilità attribuita alle mistificazioni pseudo-scientifiche. Deve far riflettere, comunque, il fatto che sono proprio coloro che hanno un buon livello di istruzione a maturare un atteggiamento di diffidenza verso la scienza ufficiale, percepita come di potere. Oggi più che mai, occorre fare continua e chiara informazione dal basso per poter superare questo atteggiamento. Mi fa piacere leggere che, ancora una volta, la mia Regione, l’Emilia-Romagna, dopo essere stata la prima a introdurre un obbligo di vaccinazione per i bambini che vogliono frequentare i nidi, stia pensando a un analogo obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, soprattutto quello più a contatto con paziente delle fasce di età più a rischio. Anche questo sarebbe un meritorio passo verso la tutela, non tanto del singolo, la cui libertà di azione viene comunque garantita, ma della comunità nel suo insieme.