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Serve ancora l’antifascismo? Riflessioni su nuovi e non sanzionati rigurgiti autoritari


I saluti romani al cimitero monumentale di Milano, la lista di chiara ispirazione fascista (con tanto di consiglieri comunali eletti) a Sermide-Felonica, il lido fascista a Chioggia, ma anche la pioggia di insulti via social in calce all’annuncio della pastasciutta antifascista del 25 luglio a Castelfranco Emilia. Non sono episodi isolati, ma il riflesso di un quadro sociale complessivo che sembra aver sdoganato idee e rimandi a un’ideologia che pensavamo condannata dalla nostra storia recente. Piero Ignazi, oggi, su Repubblica racconta di una crescente fascinazione verso “una figura di autorità che metta a tacere tutti”, figlia della incertezza del quadro sociale ed economico, ma anche, aggiungo io, della smemoratezza di un’Italia che sembra incapace di ricordare correttamente il proprio passato. Oggi approda in Aula alla Camera la proposta di legge, a prima firma del collega Fiano e da me sottoscritta, che punta a inserire nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. Com’è noto, per ora l’apologia di reato è prevista solo dalla Legge Scelba del ’52, peraltro molto spesso disattesa. Con la proposta Fiano il reato è punibile con la reclusione da 6 mesi a 2 anni, con l’aggravante per il web. Secondo una recente indagine dell’Anpi, infatti, sarebbero ben 500 le pagine Fb che, nel nostro Paese, fanno esplicito riferimento al fascismo e diffondono contenuti razzisti e autoritari. Da una parte, comportamenti e oggettistica ispirati al ventennio della dittatura fascisti vengono percepiti come poco più che folkloristici, dall’altra fenomeni internazionali, come la globalizzazione delle merci e dell’economia e fenomeni migratori dall’Africa e dal Medio Oriente, vengono vissuti come invasioni che mettono in pericolo l’identità nazionale. Tutto questo contribuisce a creare un clima potenzialmente pericoloso, nostalgico di un’epoca non più riconosciuta, in larghe fasce dell’opinione pubblica, per quello che è stata tirannica, anti-democratica ed oppressiva. Non a caso i 5 stelle in Commissione hanno definito paradossalmente la proposta Fiano come liberticida, e dalla destra si urla al reato d’opinione. La nostra Repubblica è nata dalle ceneri della dittatura e oggi, più che mai, occorre ribadire i valori di libertà, democrazia e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione. Di tutto questo parleremo, sabato prossimo, a Carpi, alla Festa de l’Unità tra gli alberi, nel corso del dibattito dal titolo “L’antifascimo serve ancora?”. In quell’occasione io, come auspico tanti altri, risponderò convintamente “Sì”, anche per ricordare il sacrificio dei tanti giovani che hanno lottato per garantirci, di nuovo, diritto di parola e di dissenso.