"Un patto tra donne per far vincere l’alternativa", di Roberta Agostini
Chi più delle donne dovrebbe essere convinta della necessità di un rinnovamento delle classi dirigenti? In un Paese saldamente collocato agli ultimi posti in Europa e nel mondo nelle graduatorie che classificano l’esclusione femminile dalla sfera pubblica – dal lavoro alla politica – le donne hanno tutto da guadagnare dallo «sblocco» di un sistema saldamente in mano maschile. E nessuno più delle donne è interessato ad una innovazione radicale del modo in cui la politica è stata intesa e praticata in questi anni, dominio assoluto di un capo che nomina persino i candidati nei listini regionali, investe i figli in incarichi politici o occupa i dibattiti parlamentari con leggi ad personam. Per fare i conti con la necessità del cambiamento e contestualmente con la perdita di autorevolezza della politica bisogna leggere la deriva personalistica e proprietaria del potere e delle istituzioni che ha imperversato in questi anni e che ha favorito la cooptazione da un lato e dall’altra la competizione senza regole alimentata da denaro e clientele. Da tempo noi, e tante donne dei movimenti …
