Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Basta «strane» maggioranze", di Claudio Sardo

No, il governissimo no. Se il Parlamento dovesse rispondere al voto di domenica e lunedì con la riproposizione della «strana» maggioranza, sarebbe un suicidio per il Paese e forse per le stesse istituzioni. Non c’è alcuna superbia, né disprezzo dei numeri in questa considerazione. Semplicemente l’alleanza tra Pd e Pdl verrebbe percepita come un patto difensivo e di potere, per di più precario e in contrasto con gli umori di fondo – la domanda di cambiamento, la sfiducia, la paura degli effetti sociali della crisi – che gli elettori hanno manifestato con forza. Se è vero che l’esito incerto delle elezioni ci ha drammaticamente spinto sulla via della Grecia, è ancora più vero che un governo di Grande coalizione oggi ci farebbe correre lungo quella strada verso un esito che purtroppo appare già segnato: la chiusura in un fortino dei partiti che hanno avuto esperienze di governo nazionale e la contrapposizione sempre più radicale delle forze anti-sistema, che verrebbero spinte a loro volta per inerzia in una dimensione sempre più anti-europea. Proprio la Grecia ha …

Bersani: no al governissimo. «Grillo dica cosa vuole fare», di Simone Collini

La delusione c’è e si percepisce tutta. Si sente dal tono della voce, si vede dall’espressione tirata di chi ha passato ore a fare i conti con dei dati che gli sono piombati addosso come una doccia gelata. Ma mentre Pier Luigi Bersani parla emerge anche la sua determinazione a non arrendersi, a giocare fino in fondo questa partita. Per rispetto nei confronti degli oltre otto milioni di italiani che hanno votato Pd e per il senso di responsabilità di chi sa che se non viene garantita la governabilità, questo Paese corre un grosso rischio. A metà pomeriggio il leader del Pd arriva alla Casa dell’Architettura di Roma per commentare il risultato elettorale, ma soprattutto per indicare quella che giudica l’unica possibile strada da seguire a questo punto: sfidare il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo a comportarsi come si richiede al partito più votato, che adesso è presente in Parlamento con 109 deputati e 54 senatori: «Fin qui hanno detto “tutti a casa”, ma ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche …

"Il Lazio volta pagina, vince Zingaretti", di Alessandro Capponi

Alle sette e trenta della sera, con un spoglio delle schede fermo al trenta per cento dei seggi, lento che più non si potrebbe, Nicola Zingaretti arriva nel Tempio di Adriano, in piazza di Pietra, a due passi dal Pantheon, e parla da governatore del Lazio: la proporzione definitiva della vittoria arriverà in nottata, ma il risultato non è in discussione. È in giacca blu, camicia bianca, senza cravatta. Sorride, con quella faccia un po’ paffuta: «Mi ha appena chiamato Storace per congratularsi, lo ringrazio. Da oggi sarò il governatore di tutti». La dedica, scontata, è «per mia moglie e le due mie figlie». Poi si parla di politica: «In un quadro nazionale di incredibile frammentazione e partendo dal 29,8% della Camera, il risultato che si profila nel Lazio è straordinario, attorno al 39-40 per cento dei consensi. Significa che ci sono stati tanti voti disgiunti». Dallo staff parlano del «10% in più». Di sicuro, a oltre metà scrutinio, Zingaretti ha quasi 200 mila preferenze più dei partiti che arrivano al 41,8%. Su 4.968 sezioni …

"La sede vacante", di Ezio Mauro

So può prevalere nei numeri e nelle percentuali (cosa che certamente conta, e fa la differenza sui competitori) e tuttavia perdere le elezioni. È quel che è accaduto al Pd e alla sinistra italiana. Bisogna dire la verità. La coalizione guidata da Bersani dopo un lunedì di disillusioni e una notte di tormenti ha infine spuntato uno 0,4 per cento in più alla Camera, incassando un premio di maggioranza abnorme, che distorce il principio di rappresentanza, grazie al Porcellum voluto dalla destra. È davanti di un soffio anche al Senato, dove non c’è maggioranza possibile, e dove risiede dunque la nuova ingovernabilità del sistema politico e istituzionale italiano. Ma ha perso nel significato autentico del voto, nel suo risultato morale, nel segnale che hanno ricevuto gli elettori di sinistra e tutti i cittadini. Il Pd non era solo il vincitore annunciato di un’occasione unica e straordinaria: era l’alternativa in campo ai vent’anni di berlusconismo e soprattutto alla sua fase finale, con l’incapacità a governare coniugata con la crisi di credibilità e la perdita verticale di …

"L’Europa ci guarda. Il voto italiano può spostarla a sinistra", di Paolo Soldini

Nella cabina elettorale Dio ti guarda, Stalin no. Così recitava un memorabile slogan delle campagne elettorali democristiane negli anni ’50. Si potrebbe attualizzarlo così: nella cabina elettorale dell’anno di grazia 2013 è l’Europa che ci guarda. Anzi, non solo ci guarda ma è, per così dire, lì con noi. Oddio: può turbare qualcuno l’idea di portarsi dentro al seggio Angela Merkel, François Hollande, Cameron o Barroso e Van Rompuy. O magari Barack Obama, sia pure in spirito. Ma è proprio come se ci fossero. Perché mai nella storia le elezioni politiche italiane sono state attese con tanta partecipazione, e anche una certa ansia, al di là delle Alpi e oltre il mare. E mai sono state così influenti sulla vita dei non italiani. Certo, da quando è iniziata la faticosissima corsa dell’Europa verso il proprio compimento politico ogni elezione è stata importante non solo per i cittadini del paese in cui si teneva ma per tutti gli europei. È un fatto logico, che ci dovrebbe spingere a capire quanto sia più che mai insensato, qui …

"Grillo è il frutto della cultura berlusconiana degli anni 80", di Maria Zegarelli

Parlare in queste ore con i candidati di centrosinistra vuol dire rassegnarsi a scrivere con parecchi condizionali. E con la certezza che ogni discorso sarà accompagnato da una buona dose di scongiuri. «Se vinceremo», «se il centrosinistra ce la farà anche al Senato»… Miguel Gotor, storico, candidato capolista in Umbria per il Senato, usa con moderazione i «se», tuttavia preferisce soffermarsi su questa lunga fase storico-politica del nostro Paese, più che sulle previsioni sul futuro. Gotor, siamo al tramonto del ventennio berlusconian-leghista o è solo una battuta d’arresto? «Ho fondate speranze che ciò avvenga. Non parlerei però di ventennio sul piano politico perché Berlusconi e la Lega hanno governato per otto degli ultimi dieci anni, mentre negli anni Novanta Berlusconi ha governato per soli sei mesi». Quando è iniziata la trasformazione antropologica della politica? «Parlerei di un trentennio di egemonia culturale berlusconiana,iniziata negli anni Ottanta, e quel processo ce lo porteremo dietro ancora per diverso tempo. Ha cambiato un nostro modo di essere (anche a sinistra) e credo che il risultato di Grillo rientri in …

Pier Luigi Bersani: «Solo il Pd può governare e cambiare», di Simone Collini

È partito tre anni e mezzo fa, provando a «dare un senso a questa storia». Poi ha guidato l’opposizione al governo Berlusconi, e quando le dimissioni sono arrivate ha rinunciato a «vincere sulle macerie», lavorando invece perché si insediasse in fretta un esecutivo che allontanasse il Paese dall’«orlo del baratro». Oggi Pier Luigi Bersani rivendica le scelte fatte, convinto com’è che con queste elezioni per la prima volta il Pd può andare al governo e cambiare veramente l’Italia. Lei ha scelto come slogan di questa campagna elettorale “l’Italia giusta”, ma cosa direbbe a chi vuole soprattutto che ci sia un cambiamento radicale nel Paese, a chi è orientato verso il cosiddetto voto di protesta? «Noi possiamo uscire dalla crisi soltanto se non concediamo tutto alla protesta e alla sfiducia e, al tempo stesso, se comprendiamo che non si può governare senza cambiare. Governo e cambiamento vanno tenuti insieme, e il Pd è l’unico partito che può farlo». Perché? «Il Pd ha saputo leggere per tempo la situazione italiana, l’incrocio tra la crisi democratica e la …