Anno: 2010

"Statali flessibili e co.co.pro, migliaia i contratti a rischio", di Luca Cifoni

È un esercito difficile da contare, ma che secondo le stime più recenti potrebbe arrivare a 130.000 persone. Sono i precari della pubblica amministrazione, uomini e donne che lavorano negli uffici pubblici, nelle questure, negli ospedali, negli enti locali. Tra un anno di questi tempi potrebbero essere molti di meno, forse addirittura la metà. Sta infatti iniziando a produrre i suoi effetti una delle norme sul pubblico impiego contenute nella manovra della scorsa estate: provvedimento che oltre a bloccare i rinnovi contrattuali, e a congelare per tre anni le retribuzioni di tutti i dipendenti pubblici, richiede alle amministrazioni di dimezzare nel 2011 la spesa per tutte le forme di lavoro flessibile. Si parla quindi di contratti a tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative, contratti di formazione, lavoro somministrato (cioè in affitto) o accessorio. I lavoratori flessibili del settore pubblico seguirebbero quindi la sorte dei loro colleghi privati che, privi di ammortizzatori e protezioni, sono stati i primi a cadere sotto i colpi della recessione del 2008-2009. Il dimezzamento per legge è l’ultima svolta in una …

"Riforma Gelmini, dove è finita la meritocrazia?" di Giulio Peruzzi

Media e politici sembrano aver dimenticato la compattezza del fronte che protesta contro il ddl del ministro dell’Istruzione a favore di analisi sociologiche fatte «senza entrare nel merito». Strano Paese il nostro. Fino a qualche giorno fa si sottolineava l’essenziale compattezza della comunità universitaria nella protesta contro il ddL Gelmini. Una compattezza di cui la stessa CRUI, la Conferenza dei Rettori, doveva alla fine prendere atto. Si metteva bene in evidenza, almeno nei mezzi di comunicazione sia di destra che di sinistra ancora non asserviti a tesi precostituite, come gli enunciati di principio (autonomia, merito, responsabilità, valutazione) venissero puntualmente disattesi nell’articolato della legge. E si faceva emergere come al contempo la stragrande maggioranza della comunità universitaria (studenti, personale tecnico, docenti) ritenesse importante un intervento riformatore, ma volto a invertire una tendenza al declino del nostro sistema di formazione e ricerca e non ad accelerarla. Oggi invece sembra stia progressivamente passando, anche nei mezzi d’informazione non proprio filogovernativi, il messaggio sbagliato che la protesta dei giovani sia sì stata innescata dal ddL sull’università ma abbia cause …

"2000-2010, Italia sempre peggio. Bilancio di un decennio triste", di Giovanni Cocconi

Otto anni di governo Berlusconi su dieci: numeri alla mano (di Confindustria) ecco come stiamo. Che questo governo sia o meno arrivato al capolinea, con la fine del 2010 si conclude anche il “decennio berlusconiano”. Quale eredità lascia al paese? Com’è l’Italia dieci anni dopo? È cresciuta o meno rispetto al resto d’Europa? Se si esclude la parentesi 2006-2008 (governo Prodi), è difficile negare che sia il Cavaliere ad avere lasciato l’impronta politica sul primo decennio del nuovo millennio ed è lui il primo a doverne rispondere. Per tracciare un bilancio il più possibile neutro abbiamo deciso di usare solo numeri e di fonte insospettabile come il Centro studi di Confindustria diretto da Luca Paolazzi. Per il Csc di via dell’Astronomia nel «decennio più lento dell’Italia» il Pil è cresciuto a una media dell’1,1 per cento l’anno (tabella 2) ma è arretrato nel confronto internazionale. La media dell’Europa a 27 è stata del 2,2, quella degli Stati Uniti del 2,4 e dell’1,6 del Giapppone. Tra il 2000 e il 2007 tutti i grandi paesi europei …

"La prevalenza della cubista", di Francesco Merlo

Forse, tra tutti gli 854 parenti raccomandati, il poliziotto Giancarlo Marinelli non è il più innocente. È però sicuramente il più elegante questo caposcorta di Alemanno che si è dimesso perché il sindaco gli ha sistemato due figli nelle municipalizzate. Ma davvero è il papà di Giorgio e di Ilaria che deve pagare? Deve dimettersi il padre o il padrino (politico) del più famelico familismo della nostra storia? Un padre è sicuramente vulnerabile, ed è comprensibile la ricerca di protezione per i figli, ma è al contrario inaccettabile la pratica clientelare che ha trasformato l´amministrazione della capitale d´Italia in un ufficio di collocamento per parenti. Non sono, insomma, una novità sconvolgente le pulsioni di papà e mamma, anche perché l´angoscia del subalterno è da sempre l´altra faccia del clientelismo, quella che ce lo rende meno odioso. È invece repellente la sistematica maestria nepotista dentro cui queste ovvie debolezze familiari hanno trovato una scientifica legittimazione a Roma. Come abbiamo detto, qui non si tratta infatti di un caso eccezionale ma di almeno 854 «casi umani» (così …

"Cambi di casacca last minute e assenze, ecco chi potrebbe dare un aiutino a Berlusconi" di Celestina Dominelli

Lui, l’indiziato numero uno tra i deputati che potrebbero fare da stampella all’esecutivo nel voto decisivo del 14 dicembre, rispedisce al mittente l’accusa di essere un voltagabbana. «Fino a quando sarò nell’Idv voterò in conformità con il mio gruppo. Farò quello che mi dice il partito». Ma il deputato dipietrista Domenico Scilipoti non è l’unico a essere finito nell’ultimo pallottolliere della conta berlusconiana in vista della fiducia. Perché, man mano che il tempo stringe, la corsa agli indecisi si fa serratissima. Il Cavaliere, che domani sera riunirà i vertici per un punto prima del voto, è sempre più convinto che avrà la fiducia anche alla Camera e i suoi sono al lavoro per garantirgli i numeri. Che non significa, però, solo pressing sugli incerti ma anche una oculata strategia per assicurarsi qualche assenza strategica. In particolare tra le fila dei finiani moderati. «Le firme delle colombe in calce alla mozione di sfiducia presentata da Fli e Api – racconta al Sole24ore.com un berlusconiano che conosce bene Fini e i suoi – erano subordinate al fatto …

"Cresce la distanza tra scuole buone e cattive", di Lorenzo Salvia

La classifica dell’Ocse. In Italia il divario è maggiore che altrove, va peggio solo in Argentina. Bisogna essere fortunati fin da piccoli. Perché scegliere la scuola sbagliata è un errore che ti può segnare per tutta la vita. Ed in Italia più che una scelta sembra una lotteria. Il nostro Paese è il secondo peggiore al mondo nella classifica della cosiddetta varianza, cioè la differenza fra scuole dove gli studenti hanno risultati buoni e scuole dove gli studenti hanno risultati mediocri. Bianco o nero, ci dicono le tabelle del rapporto Ocse-Pisa (il Programma internazionale per la valutazione degli studenti curato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) pubblicato due giorni fa che dà i voti ai 15enni di mezzo mondo. Peggio di noi c’è solo l’Argentina, meglio di noi tutti gli altri dalla Bulgaria al Perù, dalla Romania al Messico. Non è un bel segnale. Anche perché rispetto al passato la forbice si sta allargando. Addirittura «del 50 per cento se guardiamo la prima rilevazione fatta nel 2000» spiega l’analista dell’Ocse Francesca Borgogni. Come …

La Walkiria scuote Milano «No ai tagli, salviamo la cultura», di Rinaldo Gianola

La cultura non si mangia e con la Divina Commedia non ci si riempie la pancia, ci ammonisce severamente il ministro Giulio Tremonti. Però, come diceva il vecchio Lawrence Ferlinghetti, l’arte ha un «potere eversivo » che a volte scuote persino animi e platee assopite, più abituate all’happy hour e al circolo del bridge che non a pronunciamenti giacobini. Fuoco, fiamme, lapilli e lava, la Walkiria di Richard Wagner ha scaldato i cuori della Scala, nella tradizionale «prima» di sant’Ambrogio, ma molto di più ha fatto il maestro Daniel Barenboim quando alle ore 17 in punto, vestito tutto di nero, in un look assai esistenzialista, è apparso solo sul palco, in un cono di luce. Poche parole, un appello per salvare la cultura, per evitare i tagli imposti dal governo. Un intervento breve chiuso ricordando l’articolo 9 della Costituzione che impegna la Repubblica a promuovere la cultura, la ricerca scientifica, a tutelare il patrimonio artistico. Un forte applauso e poi è partito l’Inno nazionale Fratelli d’Italia con il presidente Giorgio Napolitano,il più acclamato della serata …